Rispondiamo subito alla domanda e liberiamoci dai dubbi: sì, l’hashish light è legale e sicuro proprio perché il suo componente principale è il CBD che non provoca dipendenza e non “sballa”. Grazie a queste caratteristiche, la sua vendita è a norma di legge e molti store, fisici e virtuali, lo commercializzano. L’hashish legale più venduto è sicuramente uno dei maggiori prodotti derivati dalla Cannabis light; ne esistono di diversi tipi, adatti ad ogni esigenza e nell’articolo che segue andremo alla scoperta di questo particolare derivato della canapa e delle leggi vigenti in Italia circa il suo utilizzo.
Hashish light e CBD
Se sei approdato su questa pagina sai già molto bene di cosa sia in realtà il CBD: uno dei principali metaboliti della Cannabis sativa, particolarmente benefico per la salute umana, privo di rischi e controindicazioni.
Forse però non sai proprio tutto riguardo l’hashish e in particolare riguardo l’hashish light.
L’hashish è una sostanza derivata dalle infiorescenze femminili della pianta di Cannabis sativa, più precisamente dalla resina prodotta da questi elementi vegetali. È un concentrato dei principi attivi della Cannabis, per cui, se non viene ricavato da piante depotenziate, ovvero prive del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), è altamente stupefacente e quindi illegale. L’hashish light, invece, non presenta questa sostanza psicotropa, oppure la possiede in percentuali talmente basse da essere innocuo. Il suo componente principale è il CBD che apporta invece numerosi benefici all’organismo, essendo un potente antidolorifico, antinfiammatorio, oltre che antiossidante e antidiabetico.
Curiosità sull’hashish
Il nome hashish deriva dall’arabo “ḥašīš” che significa “erba”. Secondo un’altra ipotesi, più romanzata e non accettata dagli storici, il termine deriverebbe da un gruppo di devoti ismailiti, chiamati Ḥaššāšīn, da cui deriverebbe anche il termine “assassino”.
Si racconta, infatti, che il capo del gruppo (il Vecchio della Montagna), conducesse i futuri sicari in uno splendido giardino e qui, inebriati dall’assunzione di hashish, gli offrisse ogni genere di delizia. In seguito diceva loro che avrebbero potuto far ritorno al giardino solo se avessero obbedito ai suoi ordini, ovvero commettere tutta una serie di omicidi politici.
Questa è solo una leggenda, ma l’utilizzo di hashish è radicato nell’antichità.
Come si produce l’hashish legale
Come già accennato, l’hashish light (e quindi legale), deriva dalla lavorazione della Cannabis light, ovvero la Cannabis sativa priva del metabolita responsabile degli effetti stupefacenti: il tetraidrocannabinolo, più comunemente noto come THC. Privata della sostanza psicotropa, la pianta mantiene comunque il suo secondo metabolita più importante, il cannabidiolo (indicato con la sigla CBD), che secondo le normative europee, non è considerato nocivo e non provoca dipendenza, perché non influenza direttamente il sistema nervoso centrale.
La lavorazione della canapa light per l’ottenimento dell’hashish è piuttosto lunga, ma sostanzialmente semplice: le infiorescenze femminili della pianta (che a differenza di quelle maschili hanno la maggior concentrazione di principi attivi) vengono strofinate tra le mani degli operatori. Il calore delle mani, unitamente all’azione di sfregamento dei fiori, rilascia la resina da cui verrà successivamente estratto l’hashish. Tutto avviene quindi nel modo più naturale possibile e ovviamente la produzione è sottoposta a rigidi controlli igienico-sanitari.
Poiché l’hashish viene prodotto direttamente dalla resina della canapa, ha concentrazioni di cannabidiolo molto più elevate rispetto alla classica Cannabis light, di conseguenza i suoi effetti sull’organismo sono molto più evidenti.
Poiché si tratta di un derivato depotenziato della Cannabis, non provoca alterazioni psico-fisiche e non causa dipendenza; e avendo una maggiore concentrazione di CBD, è molto più utile all’organismo nel mantenimento della sua omeostasi interna, ovvero la sua stabilità chimico-fisica.
La legge italiana sul CBD
Per lungo tempo la Cannabis è stata discriminata e considerata pericolosa per la salute, a causa del suo contenuto di THC. Nel 1990, infatti, il DPR n. 309, aveva stabilito che la Cannabis venisse inserita nella tabella delle sostanze stupefacenti e quindi illegali.
Questo decreto è stato molto limitante per gli agricoltori e i produttori di canapa, che è pur sempre una delle piante più versatili esistenti. A suo favore si è espressa nel tempo anche la comunità scientifica, riconoscendo nel CBD – e di conseguenza in tutti i prodotti in cui è maggiormente presente: Cannabis light, marijuana light, hashish light – un ruolo fondamentale in ambito medico e farmacologico.
Persino l’OMS ha invitato le istituzioni internazionali a modificare il loro parere nei confronti della Cannabis sativa.
Su questa scia, nel 2016 in Italia è stata promulgata la legge n. 242, entrata ufficialmente in vigore l’anno successivo. La legge pone finalmente le basi per la regolamentazione della produzione e commercializzazione di Cannabis light: possono essere coltivate e vendute le sole piante che contengono una percentuale di THC uguale o inferiore allo 0,2%.
I controlli vengono affidati al corpo forestale che consente una tolleranza dello 0,6% di THC.
Questa legge però ha delle lacune, in quanto non menziona il CBD.
Conclusioni
Dal momento che la legge n. 242/16 non cita il cannabidiolo, si è stati in dubbio se, in Italia, questo fosse legale o meno. Niente di cui preoccuparsi però, perché dal momento che il cannabidiolo è stato riconosciuto dalla comunità europea come sostanza non stupefacente e quindi legale, anche l’Italia deve uniformarsi alle norme in vigore tra gli Stati membri.
Perciò il consumo di Cannabis o hashish light è perfettamente a norma di legge.
Non sarà semplice tornare a concepire la Canapa per quello che semplicemente è, una pianta dalle notevoli proprietà. Anni di oscurantismo hanno fatto male ma negli ultimi anni una nuova primavera è arrivata!