La differenza tra bulloni e viti a testa esagonale e viti a impronta esagonale
Ci sono termini che persino i professionisti con più esperienza e gli addetti ai lavori usano in maniera scorretta. Questo è il caso, ad esempio, delle viti a testa esagonale, dei bulloni a testa esagonale e delle viti con impronta esagonale.
Sono tre elementi di fissaggio diversi, ognuno con le proprie caratteristiche, i propri vantaggi e svantaggi. Ciò nonostante, molti li chiamano semplicemente “viti esagonali”. Ovviamente, questa tendenza a generalizzare può portare a una serie di problemi e incomprensioni durante il lavoro.
Nell’articolo di oggi ci concentriamo sulle differenze che intercorrono tra bulloni e viti a testa esagonale e viti a impronta esagonale. Per ognuno di questi elementi di fissaggio, vediamo il principio di funzionamento e i campi di applicazione.
Le viti a testa esagonale
Le viti a testa esagonale sono elementi di fissaggio caratterizzati da una punta appuntita, un’asta conica filettata relativamente corta e una testa esagonale in rilievo. Visivamente sono molto riconoscibili, assomigliano a quelle che trovi cliccando qui.
La prima particolarità delle viti a testa esagonale è che molti modelli presentano sia una testa sporgente che può essere avvitata usando una chiave o un altro dispositivo a cricchetto, sia un’impronta, ovvero la caratteristica fessura necessaria per serrare l’elemento inserendo la punta di un cacciavite.
Le viti vengono inserite avvitando e la filettatura affilata serve proprio per permettergli di agganciarsi all’interno del materiale. In alcuni casi, richiedono la presenza di un foro guida, ma più frequentemente si tratta di viti autofilettanti in grado di penetrare e fissarsi senza bisogno di fori.
I bulloni a testa esagonale
In realtà, dopo uno sguardo più approfondito, è facile accorgersi di come i bulloni a testa esagonale abbiano in comune con le viti a testa esagonale solo la forma della testa.
La prima differenza più evidente è la forma dell’asta. I bulloni hanno un’asta molto più lunga e più spessa rispetto a quella delle viti. Inoltre, la filettatura dei bulloni è più fine e decisamente meno affilata. Ma l’aspetto più evidente riguarda la forma: se l’asta delle viti è conica e appuntita per potersi fare spazio all’interno del materiale, quella dei bulloni è cilindrica e piatta.
Questo la dice lunga sull’installazione dei bulloni. Al contrario delle viti, infatti, questi vengono inseriti in un foro pre-praticato fino a uscire dall’estremità opposta. Una volta fuoriuscita, sull’asta del bullone viene ruotato un dado che ha il compito di fissarlo completamente.
In generale, i bulloni sono più resistenti delle viti e vengono impiegati spesso per l’assemblaggio di macchinari, per l’edilizia e le altre applicazioni in campo industriale. Le viti, invece, consentono di lavorare più velocemente con materiali come il legno, la plastica e la lamiera.
Le viti a impronta esagonale
Al contrario dei due elementi di fissaggio appena esaminati, le viti a impronta esagonale hanno spesso una testa di forma a sezione circolare e di forma conica, che si assottiglia verso l’inizio dell’asta filettata. In questi modelli, a essere esagonale non è la testa, ma l’impronta!
Appena inventate, intorno agli anni ’60 del secolo scorso, queste viti portavano il nome di “viti di sicurezza” ed erano state sviluppate proprio per sostituire i bulloni e le viti a testa esagonale in rilievo. Le viti a impronta esagonale, infatti, sono concepite per sparire all’interno della superficie in cui vengono serrate usando una chiave a brugola.
Una volta avvitate, la loro testa rimane a filo con il materiale e non può impigliarsi nei vestiti degli operai (limitando così gli incidenti sul lavoro e gli infortuni) e non ostacola il movimento di eventuali elementi mobili all’interno di strutture e meccanismi.