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45° Festival della Valle d’Itria | “Ecuba” è il trionfo del Belcanto a Palazzo Ducale Pizzi vince ancora una volta la sfida alla superstizione in Teatro: nonostante il viola, una prova memorabile di tutti i protagonisti dello spettacolo. Dodici minuti di applausi per Lidia Fridman nel ruolo protagonista

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di Angela Maria Centrone

In scena lo scorso 30 giugno Ecuba di Nicola Manfroce, lo spettacolo più atteso e chiacchierato per gli abiti di scena viola e la stalker del direttore Quatrini. Ma anche per le sostituzioni last minute: dal direttore d’orchestra, che doveva essere Fabio Luisi, poi sostituito egregiamente da Sesto Quatrini, a Carmela Remigio, che per un malore ha lasciato il ruolo protagonista al giovane soprano russo Lidia Fridman, rivelazione della serata.

Ecuba
ph. Clarissa Lapolla

Insomma, tanta curiosità di assistere alla messa in scena, la seconda di quest’anno diretta da Pier Luigi Pizzi, che non delude le aspettative, al contrario. Ecuba rappresenta l’anima del Festival della Valle d’Itria che da 45 anni è palcoscenico del Belcanto. Tantissimi talenti hanno calcato le scene del Palazzo Ducale prima di raggiungere la fama mondiale, come la compianta Daniela Dessì.

E sicuramente Martina Franca sarà trampolino di lancio per Lidia Fridman, che ha dato prova di dote non solo nel canto, ma anche nell’interpretazione di questa regina dal cuore indurito, consumata dal dolore, sia psicologicamente che fisicamente, per la perdita del figlio Ettore: un’Ecuba perfetta. Ma non sono da meno il tenore Norman Reinhardt, nel ruolo di un Achille inusuale, che invece di mostrare il suo machismo da guerriero, non fa altro che cantare il suo amore per Polissena, figlia di Ecuba, interpretata da Roberta Mantegna. Grande prova anche per Mert Süngü nel ruolo del diplomatico Priamo, re di Troia e sposo di Ecuba, favorevole alle nozze tra sua figlia e il guerriero greco, pur di mettere fine alla guerra che sta dilaniando la sua città.

Ecuba, Priamo, Achille e Polissena
ph. Clarissa Lapolla

Ma Ecuba non dimentica suo figlio morto, il cui corpo esanime domina la scena iniziale, vuole vendetta. Il suo personaggio rappresenta, a prescindere dal contesto, il coraggio di una donna che non svende i suoi affetti e non scende a compromessi, anche a costo di restare sola con il suo tormento.

Uno spettacolo di enorme intensità, complice la partitura stessa di Manfroce e le voci del coro del Teatro Municipale di Piacenza, dirette da Corrado Casati.

Unica, imperdibile, replica domenica 4 agosto.

Per maggiori informazioni > www.festivaldellavalleditria.it

 


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