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Giornale online di Taranto, pagina facebook “chiusa per odio” La Ringhiera, denuncia del clima di intolleranza. Il picco riguarda la questione-migranti

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Il problema sollevato con la clamorosa iniziativa del giornale online La Ringhiera non è solo di quella testata. Di quei giornalisti. Riguarda tutti. Loro hanno deciso di oscurare la pagina facebook del notiziario tarantino. Tutti noi altri abbiamo il dovere di dire il perché.

Raccontare un fatto, per quello che è, come è proprio del mestiere giornalistico, finisce per esporre quel fatto, le persone coinvolte e i giornalisti stessi, a commenti che, con la questione migranti, hanno raggiunto un apice di inciviltà senza precedenti. Ormai un arcivescovo che si è impegnato nell’accogliere è automaticamente un pedofilo. Un cittadino che vuole semplicemente condannare le violenze sessuali per quello che sono, indipendentemente dalla nazionalità di chi commette, è ricoperto da una valanga di insulti. Guai a parlare di integrazione. In tema politico, se il giornalista racconta una cosa che scontenta questo o quello, giù insulti alla professionalità di quel giornalista. E via discorrendo.

Questo perché quattro ignoranti in tema di legge e, soprattutto, di buona educazione, hanno capito nel modo sbagliato ma che fa, è conveniente per loro, i concetti di popolo e di libertà. Anche perché quattro incapaci trovano più facile scatenare gli istinti più bassi delle persone (viste non come cittadini con diritti e doveri ma come potenziali elettori) anziché dare corso alla realizzazione di impegni.

Tutto ciò rende il social network un a-social network, sempre più spesso. Essere informati o, al massimo, partecipare una comunicazione? No. Perché “loro” sono “liberi”. Di dare del pedofilo, del ladro, dello stupratore, del corrotto. “Loro”. Che spesso non sanno di cosa parlano. Ma parlano.

Solidarietà ai colleghi del giornale online La Ringhiera. Minore solidarietà a quei giornalisti e a quelle testate che, in violazione dei princìpi deontologici, nelle notizie riguardanti la cronaca evidenziano le nazionalità e le etnie, mettendo perfino in secondo piano i fatti, alimentando così a loro volta il clima di odio. Anche il nostro Ordine professionale dovrebbe essere più rigoroso. Le cose vanno dette fino in fondo.


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