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La vita sofferta delle donne nel monologo teatrale "Mi chiamo Maria" ieri a Taranto

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Una prova molto impegnativa, portata a termine ottimamente. “Mi chiamo Maria” tratto dall’opera di Marguerite Yourcenar ha costituito la rappresentazione di Maria Pia Intini in un monologo per la regia di Alfredo Traversa. Un monologo frutto di nove mesi di impegno.

Interpretata, con le parole e la fisicità, la figura di Maria Maddalena attraverso riferimenti ai vangeli. Descritta con una sorta di parallelismo con la vicenda della stessa Yourcenar. Rappresentata una donna di duemila anni fa che potrebbe tranquillamente essere una donna di oggi con le sue difficoltà e la sua forza di andare avanti, migliore degli uomini con cui ha a che fare e che cerca anche di salvarsi, perfino, dalla felicità. Un monologo che ha dato l’occasione di una riflessione al pubblico ed a ciascuno degli spettatori che ne ha avuto l’opportunità grazie all’ascolto prestato. L’ascolto, cosa ormai rara come ha evidenziato a fine spettacolo il regista.

La serata al teatro Fusco di Taranto, iniziativa del centro giovanile salesiano, ha costituito anche un’occasione benefica con il ricavato interamente devoluto ad alcune associazioni di volontariato della città.

 

 

 


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