“Il toponimo manca perché questo è a tutti gli effetti un altro prodotto, che nulla ha a che vedere con il prodotto del Presidio Slow Food, per tecnica di produzione e ingredienti”. Parole di Angela Santoro, nel descrivere l’Es Capocollo, prodotto di famiglia (salumificio di Cisternino) commercializzato con il vino savese di Fino. Ricordiamo bene queste parole: “nulla ha a che vedere con il prodotto del presidio Slow food” (torneranno utili in seguito). Il prodotto del presidio Slow food è il capocollo di Martina Franca.
Angela Santoro, alcune ore fa, ha preso un articolo che pubblicammo nei giorni scorsi e lo ha fatto circolare nel social network: in quell’articolo di noinoitizie.it veniva raccontato che al Vinitaly di Verona si era presentato Es Capocollo, con il vino di Sava, e che Martina Franca, nell’operazione, è rimasta indietro. Proprio nel suo prodotto di punta dell’agroalimentare. Dell’iniziativa imprenditoriale si era anche detto “bella iniziativa” e che era stata benedetta, al Vinitaly, anche dalla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura.
Es Capocollo, dunque, per ammissione di una della famiglia, produttrice dei salumi, “nulla ha a che vedere con il prodotto del Presidio Slow Food”. Siccome sono tecnologicamente avanzati e bravi, loro, hanno fatto anche la pagina internet, di Es Capocollo. Andiamo a dare una guardata alla pagina internet: toh, guarda un po’cosa sbuca fuori, nell’immagine di sfondo un bel marchio Capocollo Martina Franca e, in alto a destra, il marchio dell’associazione produttori di capocollo Martina Franca. Andando a cliccare su quel marchio in alto a destra, spunta la pagina internet dell’associazione produttori e, toh, c’è scritto che è presidio Slow Food. Dunque la signora parla di un prodotto che “nulla ha a che vedere con il Presidio Slow Food” e in internet si danno dei riferimenti, che sono nel contesto del sito di Es Capocollo, al presidio Slow Food. Riesce a chiarire questa cosetta, la signora? Perché qui, questa cosa, non è chiara. E l’associazione produttori del capocollo presidio Slow Food, ha qualcosa da dire a tutela di quel presidio oppure il marchio circola così, anche in produzioni che nulla hanno a che vedere?
Non solo: la signora Santoro è vicepresidente del gruppo di azione locale, Gal, della valle d’Itria. Il gruppo di azione locale tutela la produzione del capocollo che è presidio Slow Food. Che dice il Gal, a riguardo di questo che è un palese problema? Fra l’altro, il presidente del gruppo di azione locale è il sindaco di Martina Franca. Ha una parolina da spendere, per chiarire cosa si può e cosa non si deve fare, con il marchio che si riferisce al presidio Slow Food e a un prodotto dell’agroalimentare che fra l’altro porta il nome della sua città?
Intanto, su Es capocollo, che in internet si trova non (come avevamo scritto, sbagliando) nell’ambito di www.escapocollo.it cosa che non cambia la sostanza del problema, la signora potrebbe chiarire (chiarire: ovvero, fare chiarezza, ribadiamolo) che Es Capocollo non è presidio Slow Food. Perché messa così, quella pagina internet su Es capocollo può ingenerare convinzioni diverse, per l’acquisto del prodotto. E i consumatori meritano chiarezza, non dubbi.
ps: i documenti, i dibattiti, i commenti, la home page di quel sito, è tutto salvato
Dopo le bombette….(commento moderato in questa parte) ora il capocollo .Cisternino si conferma un paese che deve le proprie fortune alla nostra mancanza di blindare i prodotti che col tempo i nostri avi hanno creato….non so dire di chi sia la colpa ma una cosa e certa,la loro capacita di copiare e vendere èmille volte superiore (commento moderato in questa parte)
Come ho già scritto in un mio commento precedente (vedi https://www.noinotizie.it/24-03-2015/es-capocollo-da-un-imprenditore-vinicolo-di-sava-e-un-produttore-di-cisternino-e-martina-franca-e-servita/ )
il Capocollo di Martina Franca non gode di alcuna tutela legale. Qualunque macelleria RIPETO QUALUNQUE MACELLERIA in Italia e nel mondo può mettere in commercio un salume e chiamarlo Capocollo di Martina Franca.
Io penso che questo sia una cosa voluta da una parte influente dei produttori (vedi SANTORO vice pres. GAL), così che possano essere liberi di mettere in commercio diversi salumi e sfruttare il successo della ricetta originale senza preoccuparsi delle provenienza e dei metodi di trasformazione (necessari per i marchi DOP).
I lettori aspettano approfondimenti sull’argomento.
Grazie per l suo intervento. Stiamo cercando di approfondire, come può notare. Nel caso specifico, c’è la mancanza di chiarezza, ribadisco, sul dire che un prodotto non è presidio Slow Food e poi fare riferimenti al presidio Slow Food. Secondo il mio punto di vista, ai consumatori si deve dire una parola chiara. In tutti i casi. Questo compreso. (agostino quero)
Se i produttori di Martina che aderiscono al presidio show food non si fanno il problema….allora noi possiamo discutere di tutto ma perdiamo solo tempo..dovrebbero essere loro i primi a lamentarsi e chiedere spiegazioni al sindaco
Es Capocollo è spagnolo ?
Dopo “Es Capocollo” usciranno con las bombettas o los gnumeriddos…