In una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno l’assessore al Bilancio del Comune di Lecce ha detto che non si fa la Tares, al massimo sarà nominalmente. Si torna indietro, si applica la Tarsu maggiorata del 20 per cento. Questo, per far risparmiare qualcosa ai cittadini, perché anche maggiorata del 20 per cento, la Tarsu costa sempre meno del tributo Tares, ai contribuenti leccesi e ne beneficiano soprattutto quelli in condizioni più difficili. Il Comune di Lecce ha fatto dietrofront in poche ore rispetto alla Tares, prendendo per buone le tesi delle opposizioni che, a Lecce, sono le opposizioni di centrosinistra. Il ragionamento è questo: con le aliquote Tares avrebbero pagato le famiglie più numerose e con le superfici minori. Insomma, chi probabilmente è già più in difficoltà.
La Tarsu, ad esempio, rimane in vita a Vercelli e lì si parla apertamente di “sospiro di sollievo per commercianti e titolari di immobili”, è scritto nell’edizione vercellese del quotidiano La Stampa. E in un Comune siciliano, Sciacca, la lettera congiunta delle opposizioni è finalizzata a tenere in vita la Tarsu per non gravare troppo sui contribuenti, soprattutto i più deboli. Dalle Alpi all’estremo meridione, insomma, ci si pone il problema. Soprattutto riguardo a quanto grava sulle tasche dei cittadini.
Giorni fa il sottoscritto evidenziò che il ritorno alla Tarsu si rendeva necessario anche per Martina Franca. A parte il fatto che è già pronta, perché per esempio le bollette dei rifiuti si pagano per le prime tre rate proprio riferendosi ai parametri Tarsu, questi gli altri motivi:
– meno costosa rispetto al tributo Tares per i cittadini che l’anno scorso pagarono 6 milioni 800 mila euro, cifra altina anche quella e da verificare meglio, ma certo non i quasi 9 milioni 200 mila euro deliberati dieci giorni fa dalla maggioranza di Franco Ancona (comprende anche la parte dei servizi, peraltro);
– il piano economico che origina il tributo Tares è un percorso a ostacoli: pieno di errori, di conti che non quadrano e un consigliere comunale di maggioranza ha perfino parlato, pubblicamente, di piano economico falso.
Certo, ci sarebbe da ricalcolare il bilancio, ma volendo e sapendolo fare, ci sono quattro settimane di tempo per gli amministratori pubblici. Insomma, la Tarsu consentirebbe ai cittadini di ritrovarsi qualche decina di euro di più in tasca e agli amministratori pubblici di togliersi dai pasticci in cui inevitabilmente finirebbero se solo qualcuno andasse ad approfondire i numeri ufficiali e le varie versioni del piano economico per la determinazione del tributo Tares. L’amministrazione comunale di Martina Franca, invece, si ostina ad andare avanti con il tributo Tares.
Dal canto suo, e questo è l’aspetto grave della questione-Tares secondo il sottoscritto (perché sulle scelte si discute, ma il silenzio sui numeri inoppugnabili: e dai) il sindaco Franco Ancona continua a non rispondere alla domanda, sempre la stessa, che da dieci giorni gli viene posta da qui. Lui non risponde. E la domanda, per lui, c’è anche oggi. Sempre la stessa. Ogni giorno. Riguarda proprio la scarsissima chiarezza dei conti che originano il tributo Tares.
Per lei, sindaco di Martina Franca, è normale che un conto riportante 334 mila euro e un conto che poi quei 334 mila euro non li riporta più, hanno lo stesso totale?
Questo totale è l’origine della determinazione del tributo Tares, che viene pagato con soldi dei cittadini: 9 milioni 168 mila 405,72 euro.
Agostino Quero
Di seguito, a colori e con il logo aziendale, il prospetto riassuntivo del piano economico presentato dalla Tradeco (gestore del servizio rifiuti) al Comune di Martina Franca il 2 settembre 2013; a seguire, monocolore, il prospetto riassuntivo del piano economico presentato dalla Tradeco al Comune di Martina Franca il 16 luglio 2013. Si notino, per ciascun prospetto riassuntivo, la voce CK (ammortamenti, per intendersi) e il totale: