Dopo le dimissioni del sindaco Luigi Nicola Riserbato, sono arrivate quelle del vicesindaco De Simone. Poi quelle di un assessore. Poi quelle di otto consiglieri comunali. Ma le dimissioni di otto consiglieri non bastano per lo scioglimento del consiglio comunale. Nelle condizioni attuali, quegli otto devono essere surrogati. Per lo scioglimento del consiglio ci vogliono le dimissioni contestuali di 17 componenti l’assemblea consiliare. In queste condizioni, il prefetto potrebbe indicare un commissariamento della giunta perché, in assenza di sindaco e vice, qualcuno deve pur fare andare avanti l’esecutivo. L’assessore anziano, per esempio. In quanto allo scioglimento degli organi elettivi, due le strade: o il trascorrere dei venti giorni dalle dimissioni del sindaco senza che questi le ritiri, o le dimissioni di 17 consiglieri.
Però, le dimissioni del sindaco, secondo alcune ipotesi, non sono neanche da tenere in considerazione, per come sono state presentate, ovvero protocollate al segretario generale e non in consiglio comunale. Insomma è il caos politico-amministrativo a Trani e potrebbe intervenire il ministero dell’Interno a dire basta. Un terremoto che segue, ne è diretta conseguenza, il terremoto giudiziario su un’ipotesi di assunzioni e appalti pilotati. Proprio il sindaco Riserbato, con altri cinque fra ex politici, amministratori e funzionari, è ai domiciliari per gli arresti risalenti a prima di Natale.