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Operaio del foggiano morì per mesotelioma: tribunale di Roma, Rfi dovrà risarcire Per oltre un milione di euro

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Di seguito un comunicato diffuso da Osservatorio dell’amianto:

Un esito giudiziario “apripista” di grande rilevanza, quello Rocco A., esposto all’amianto mentre era alle dipendenze di RFI (Rete Ferroviaria Italia) presso le Officine Grandi Riparazioni di Foggia, deceduto per un mesotelioma epitelioide Il Tribunale di Roma ha emesso una ulteriore condanna che determina una liquidazione del danno da lutto di circa 850mila euro, oltre interessi, per le sofferenze subite dalla vedova e, che nel frattempo è deceduta, e dai due figli orfani dell’operaio. Una somma che si aggiunge alla quella determinata nella precedente sentenza della Corte di Appello di Roma di circa 200mila euro per il risarcimento del danno diretto del ferroviere che, con il calcolo della rivalutazione e degli interessi legali, raggiunge un importo complessivo di un milione e trecentomila euro.

Rocco A., nativo di Orta Nova e residente a Foggia, ha prestato servizio in RFI dal 1969 al 1971 con mansioni di operaio qualificato “aggiustatore meccanico”. Si è occupato della manutenzione dei rotabili ferroviari, motori, tubazioni, cavi elettrici, etc. respirando direttamente e indirettamente le sottilissime fibre killer. I locali erano privi di aerazione, le lavorazioni venivano eseguite senza l’adozione di alcuna misura di sicurezza, pur essendo disponibili, sin dagli anni ’40, mascherine, tute protettive e aspiratori. Quel che è peggio venivano utilizzati dei soffiatori per togliere la polvere, che tuttavia finivano inevitabilmente per disperderla nell’aria. Nel 2006 l’uomo viene colpito da un primo versamento pleurico, e nel marzo 2009 è deceduto all’età di 68 anni, lasciando la moglie e i due figli. L’INAIL aveva fin da subito accertato l’origine professionale della malattia e costituito in favore della vedova la rendita ai superstiti.

La famiglia dell’uomo, assistita dall’avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto, e dalle avv. Daniela Lucia Cataldo, aveva quindi presentato ricorso al Tribunale di Roma per ottenere il risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali. Ma, nonostante l’ONA avesse già ottenuto altre condanne delle FS, l’azienda aveva tuttavia contestato la pretesa, con la motivazione che: “solo a partire dalla metà degli anni ’70 vi è stata la presa di coscienza circa la pericolosità della esposizione a fibre in amianto”.

Con quest’ultima pronuncia del Tribunale viene affermato il principio fondamentale che debbono essere liquidati anche i danni da lutto, così come richiesto da ONA e da Bonanni che esprime soddisfazione per avere portato a termine l’ennesimo riconoscimento dei diritti dei ferrovieri esposti ad amianto: «auspico che le FS prendano atto dell’ennesima condanna e procedano al risarcimento del danno amianto causato ai dipendenti, e in particolare a quelli che hanno subito gravi malattie absesto correlate, fermo restando che saremo sempre al fianco dei lavoratori e loro familiari per la tutela delle loro ragioni».

Quello dei rotabili ferroviari è uno dei settori più a rischio amianto, e quindi le officine di Foggia, come quelle di Bologna e Torino. In ogni caso l’impatto epidemiologico delle FS è tra i più elevati. Infatti, fino al 2028 sono stati registrati più di 696 casi di mesotelioma solo tra i dipendenti, a cui vanno aggiunti anche quelli delle ditte dell’indotto, e quelli adibiti alla costruzione e manutenzione dei rotabili ferroviari, come per esempio le Officine Breda, e anche delle scoibentazioni delle carrozze che sono state praticate dalle ditte appaltatrici delle FS.

L’ONA ha costituito uno sportello di Pronto Soccorso Legale per le vittime dell’amianto nelle Ferrovie dello Stato attraverso il sito https://www.osservatorioamianto.it o il numero verde 800 034 294.


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