Un messaggio di cordoglio su tutti: quello di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica. Rappresenta il cordoglio di tutti gli italiani.
Il kibbutz? Tipica espressione alberobellese. Piccolo omaggio alla Puglia, insomma, nella sterminata saga di Fantozzi che per un trentennio (ma anche ora) ha fatto ridere tantissimi italiani. Non pochi, quelli che hanno odiato il ragionier Ugo, per il semplice fatto forse che siamo tutti un po’Fantozzi. In Puglia, a Taranto, le riprese di “Io speriamo che me la cavo”. È morto a Roma, policlinico Gemelli, all’età di 84 anni, Paolo Villaggio. Chi scrive lo ha definito spesso il più grande sociologo italiano. Perché delle bassezze dell’italiano, di qualsiasi ceto, ha raccontato, se non tutto, quasi. E Giandomenico Fracchia, a Fantozzi, è andato molto molto vicino, lasciandoci in eredità fra le altre cose una breve e volgarissima colonna sonora, che in tanti, in tantissimi, hanno (abbiamo) almeno una volta intonato. Non la cantava Paolo Villaggio ma ne era autore, perché, oltretutto, scriveva ciò che poi, al cinema o in tv, ha fatto sbellicare generazioni di italiani (e steanieri: in Francia, Fantozzi è Lafont). Sbellicare e un secondo dopo, far riflettere: come stiamo messi male. Vadi, ragioniere, vadi. O meglio, ciao grandissimo Fantozzi, novantadue minuti di applausi. E sono pochi.