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“Noi, uomini del III millennio”. Quello della paura senza speranza? Il libro della scrittrice tarantina Luisa Catapano

noi uomini del terzo millennio

Di Antonio Scialpi:

Luisa Catapano, docente impegnata e scrittrice nativa di Taranto, ha raccolto molteplici riflessioni sull’epoca, per alcuni versi inedita, in cui viviamo in un agile saggio pubblicato nello scorso giugno: Noi, Uomini del III millennio ( Editrice Kimerik, Patti, 2016, p. 98, 12.60 ).

I pensieri sono racchiusi in 13 capitoletti e vertono sulle questioni più scottanti: dalla violenza all’immigrazione, dalla questione islamica alla “teologia dello stupro” secondo l’Isis, dal bullismo alla omosessualità e all’esclusione dei “ diversi”, agli amici a quattro zampe, ai misteri dell’esistenza.

Il tutto parte dalla considerazione che il Congresso Europeo di Psicologia del 2015 non è stato incentrato sulle discussioni fra teorie e dottrine legate a questa disciplina e alla pratica di questo sapere, quanto invece sugli effetti indotti( paura, panico, psicosi..) sulla psicologia di massa dalla successione di notizie tragicamente negativa di cronaca e non solo.

Una catena di accadimenti e tendenze del terzo millennio che scatenano sconvolgimenti mentali, rotture relazionali, paura dell’altro e degli altri.

I saggi sono tenuti insieme, oltre che da dotte citazioni letterarie classiche e moderne, soprattutto da una domanda a cui, nei vari capitoli, l’autrice cerca una risposta semplice e senza smarrirsi in tanti arzigogoli: ” Ci sarebbe da chiedersi perché la crisi sociale sia collegata, di solito, all’esplosione della violenza. Forse questo accade perché, nei periodi di crisi, l’uomo è in difficoltà e dimentica i principi fondanti sui l’esistenza umana è costruita?”

La risposta, almeno di chi legge, è ovviamente affermativa.

Sembra che il mondo del terzo millennio voglia dimettersi dall’umanità che lo abita, per la crudeltà e l’orrore in cui versa e che esonda ogni giorno in ogni dove del mondo.

L’analisi della Catapano è curata anche, con occhio letterario, al Prima.

Agli anni della grande trasformazione e modernizzazione della società di massa degli anni ’60, quando si era ragazzi. Nasce spontaneo un confronto con quelle contraddizioni.

La differenza? Allora c’era la speranza per il futuro.

In un mondo migliore.

Ora, al contrario, la paura del futuro e della “campana” di Hemingway che non suona solo per gli altri ma per ciascuno di noi.

Ma non bisogna avere paura della paura. La luce della speranza non si può spegnere.

Tocca a tutti mantenerla accesa.

 

Luisa Catapano, Noi, uomini del III millennio, Editrice Kimerik, Patti, 2016, p. 98, 12.60

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