Di seguito un comunicato diffuso dall’Archeo speleo club Rignano:
Grotta Paglicci rischia di crollare dopo le recenti piogge e i danni provocati dall’alluvione del 23 luglio 2021. E’ l’allarme lanciato da Silvio Orlando, presidente dell’Archeo Speleo Club Rignano, che recentemente ha eseguito un sopralluogo sul posto per verificare di persona alcune segnalazioni.
Lo stesso Orlando, nel 2021, aveva presentato una apposita informativa al Comune di Rignano Garganico, nel cui territorio è ubicata la grotta paleolitica, e al Comando dei Carabinieri.
Gli eventi atmosferici degli ultimi giorno pare abbiamo aggravato ancor più la situazione tant’è che il presidente dell’Archeo Speleo Club ora chiede un sopralluogo urgente alle istituzioni e alle persone preposte, a cominciare dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia, dalla Pubblica Amministrazione e dal proprietario del suolo in cui ricade il giacimento preistorico. E si perché l’intera area è ancora privata e non è mai stata espropriata. Per cui gli Enti pubblici possono fare poco per riattarla.
La rabbia di Orlando è tanta, se non si interviene con celerità, a suo dire, si rischia di perdere un patrimonio dell’umanità. L’appello di Silvio è stato fatto proprio anche dagli Amici di Grotta Paglicci, che gestiscono il portale www.grottapaglicci.it, che da tempo si battono per la valorizzazione del sito paleolitico.
Va ricordato che in grotta, grazie all’apporto degli Archeologi dell’Università di Siena e del compianto Arturo Palma di Cesnola, sono stati rinvenuti oltre 45.000 reperti databili tra i 500.000 e gli 11.000 anni fa: industria litica unica al mondo, pitture parietali, impronte di mano, graffiti su ossa, sassi e rocce, resti interi o parziali di sepolture, resti di pasto umani e animali, focolari e monili.
Parte dei reperti possono essere ammirati presso il Museo di Paglicci, ubicato a Rignano Garganico nel pieno del centro storico di origini medievali.
L’allarme di Orlando si rifà anche a quelli ormai decennali di tutti gli amanti di Grotta Paglicci, sito preistorico che versa attualmente in precari condizioni statiche ed orografiche e che meriterebbe la musealizzazione.
Il Comune di Rignano, va detto, e gli altri Enti Pubblici possono fare poco per ripristinare la sicurezza dei luoghi ed evitare lo sfacelo. E ciò perché non sono venuti mai in possesso del bene (magari attraverso un esproprio), che resta nelle mani della Famiglia Bramante, impossibilitata anch’essa a spendere decine e decine di euro per riattarla.
Anche per questi motivi l’Università di Siena e altri Atenei italiani e stranieri hanno rinunciato alle ricerche al suo interno.
Fatto sta, quella che molti definiscono la “culla della civiltà garganica e pugliese” rischia di sparire per sempre e con lei gli inestimabili tesori archeologici ancora presenti al suo interno.