Di seguito un comunicato diffuso da Usb:
Allertati dalla centrale operativa del 118 per una paziente di 83 anni, non cosciente, in codice rosso, gli operatori sanitari si sono diretti tempestivamente da Manduria a Sava. Per arrivare ci sono voluti circa 7/8 minuti ma, già all’arrivo, il figlio della donna mostrava evidenti segni di esagitazione; infatti, ancor prima che i soccorritori potessero scendere dal mezzo, già aveva iniziato a tirare pugni al vetro dell’ambulanza, lato guida. L’intervento di altri parenti ha calmato l’uomo e ha quindi consentito agli operatori di scendere dal mezzo e mettere in atto le manovre per il massaggio cardiaco sulla paziente. Per l’anziana, in arresto cardiaco all’arrivo dei sanitari, non c’è stato purtroppo nulla da fare. Il figlio ha dunque reagito nuovamente in maniera aggressiva spintonando l’operatrice che è stata costretta a fare ricorso alle cure del Pronto Soccorso, riportando una lussazione al polso. Per l’uomo è scattato subito l’arresto oltreché la denuncia.
L’Unione Sindacale di Base solidarizza con la lavoratrice aggredita e invita le istituzioni a considerare che, sui mezzi di soccorso, quella degli autisti/soccorritori è spesso l’unica figura presente. Quasi sempre assente il medico, in molti casi anche l’infermiere. Fatto che determina la diretta esposizione di una categoria di “invisibili” al rischio di aggressioni. Invisibili perché troppo spesso non considerati, valorizzati e protetti come si dovrebbe.
Un appello dunque affinché non vengano dimenticati gli operatori sanitari che forniscono il primo soccorso in situazioni di emergenza e per i quali non è prevista alcuna protezione.