Di sicuro, la protesta si inasprisce oggi. Come, chissà. Certamente con una ulteriore diminuzione di ingressi nel siderurgico, da 130 tir al giorno si passa a 30. Non è però escluso che i tir, centinaia e centinaia, vengano portati dagli autotrasportatori dal varco imprese del siderurgico al centro di Taranto. Saerbbe, per la città, il caos totale. Ma gli autotrasportatori intendono chiarire che non si gioca con i loro crediti e, in generale, con quelli dell’indotto. Ai trasportatori è arrivata una proposta del genere: azzerare il passato e ragionare su un anticipo del 70 per cento del presente. Per gli autotrasportatori è una presa in giro. Oggi per il siderurgico e, con molta probabilità per Taranto, sarà una giornata assolutamente campale.
Sul piano legislativo: il decreto Ilva approderà in aula a Montecitorio martedì prossimo, mentre le commissioni Ambiente e Industria dovrebbero approfondirlo entro domani.
La questione del decreto e degli emendamenti ha anche provocato un dibattito politico nel territorio. Mentre Michele Mazzarano, consigliere regionale (Pd) ne parla in termini positivi, come abbiamo riportato l’altro ieri, ecco la replica di un altro consigliere regionale, Francesco Laddomada (Puglia Più). Di seguito:
In merito alle recenti esternazioni di qualche esponente locale del Pd circa le proposte emendative all’ennesimo Decreto “Ilva” o “Taranto” – che dir si voglia -, credo che, prima di continuare a illudere, sarebbe responsabile aspettare prima l’approvazione di tali emendamenti, per verificarne forma, contenuto e attuazione. In una situazione così delicata come quella di Taranto sarebbero auspicabili toni sobri che inducono alla prudenza in merito alle aspettative dei lavoratori – indotto compreso. La Politica degli annunci di aspettative – di fatto o di diritto – anzi ingenerano il legittimo sospetto che si voglia “riempire” l’attesa per fare “ammuina”. Oggi la Politica deve essere attenta, misurata, riflessiva e annunciare cose concrete ed erogabili, ne va dello sforzo per riprendere la normale credibilità di chi occupa posti istituzionali e, come tali, pieni di responsabilità anche comunicative. Da ultimo – ma non per ultimo – il Presidente della Repubblica insegna.