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Dazi: in Puglia hanno chiuso 14 negozi al giorno lo scorso anno, bene la tassazione bigtech I rischi per l'agricoltura

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Di seguito un comunicato diffuso da Confesercenti Puglia:

Accogliamo con favore la proposta avanzata dalla Francia – fa sapere Confesercenti Puglia con una nota – per una revisione della tassazione dei colossi del web a livello europeo. È l’occasione per intervenire e correggere finalmente lo squilibrio fiscale che penalizza le imprese del territorio, erode il gettito fiscale e contribuisce alla desertificazione commerciale di borghi, paesi e Città.

Dal 2014 ad oggi l’Italia ha perso oltre 150mila attività commerciali, in Puglia nel 2024 hanno chiuso 14 ogni giornogran parte piccoli negozi, con un impatto particolarmente grave nei centri urbani minori e nelle aree interne. Intanto, il commercio online ha continuato a crescere a doppia cifra sostenuto da un vantaggio fiscale strutturale: le grandi piattaforme e-commerce internazionali pagano il grosso delle imposte nei Paesi a fiscalità più favorevole, anche quando generano ricavi da un’altra parte.

L’apertura di una nuova fase regolatoria legata all’arrivo dei dazi USA è il momento giusto per affrontare finalmente anche il nodo della concorrenza fiscale tra online e offline. Se non si interviene ora si rischia di spingere sempre più attività fuori dai territori, favorendo la delocalizzazione del retail e l’omologazione dei consumi.

La proposta di Parigi va nella direzione giusta e l’Ue deve cogliere questa opportunità per varare un sistema fiscale più equo e moderno‘, spiega Benny Campobasso, presidente Confesercenti Puglia, il quale aggiunge ‘non si tratta di colpire l’innovazione ma di garantire una concorrenza leale con le imprese del territorio. Tutte le imprese, fisiche e digitali, devono contribuire in modo equo alla fiscalità dei Paesi in cui operano. Solo così possiamo difendere la rete del commercio di vicinato che garantisce occupazione, presidia il territorio ed offre servizi essenziali a cittadini e turisti‘.

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Di seguito un comunicato diffuso da Coldiretti Puglia:

Il dazio al 20% su tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy annunciato dal presidente Donald Trump graverebbe sui consumatori americani, facendo salire i costi di 1,6 miliardi di dollari, con un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, oltre ad incrementare il fenomeno dell’italian sounding che negli Stati Uniti vale 40 miliardi di euro, come rilevato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E’ quanto emerge da una stima di  Coldiretti sull’imposizione di tariffe aggiuntive sul cibo Made in Italy esportato negli Usa.

A ciò va poi aggiunto il danno in termini di deprezzamento delle produzioni, da calcolare filiera per filiera, legato all’eccesso di offerta senza sbocchi in altri mercati. Senza dimenticare l’aumento dei costi di stoccaggio, tanto più sensibili se legati alla deperibilità del prodotto. L’altro fattore che preoccupa è il pericolo – continua Coldiretti – di perdere quote di mercato e posizionamento sugli scaffali, favorendo la concorrenza da parte di altri Paesi colpiti in maniera meno pesante dai dazi.

L’imposizione dei dazi avviene proprio quando ha superato 1 miliardo di euro il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari fatti in Puglia con destinazione USA, mentre già incombeva il fenomeno dell’italian sounding negli USA che sottrae valore alle produzioni tricolore. Già oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi, senza alcun legame produttivo ed occupazionale con l’Italia. L’olio di Puglia è il prodotto agroalimentare più taroccato  già sul web e nei Paesi UE, in base al rapporto delle attività di controllo dell’Ispettorato Repressione Frodi del MASAF, da cui emerge che il 26% delle irregolarità è stato riscontrato sull’olio di Puglia, il 5% delle irregolarità ha riguardato il ‘primitivo di Manduria’, l’11% il Prosecco, l’8% il Parmigiano reggiano, il 4% il Pecorino romano ed il 7% il toscano olio EVO, solo per citare i prodotti agroalimentari più conosciuti.

L’imposizione di dazi sulle esportazioni Made in Italy aprirebbe ovviamente uno scenario preoccupante, tanto più in considerazione dell’importanza che il mercato statunitense ha per le produzioni agroalimentari e non solo. Negli Usa l’agroalimentare italiano è cresciuto in valore del 17% contro un calo del 3,6% dell’export generale, confermando ancora una volta che il cibo italiano è un simbolo dell’economia del Paese. Per questo Coldiretti ritiene che debbano essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane.

Per Coldiretti questa deve anche essere l’occasione per l’Europa, che deve rimanere unita più che mai e dialogare con un’unica voce, di mettere in campo un piano di rilancio dei settori produttivi, a partire dalla sburocratizzazione, ma anche iniettando nuove risorse. Burocrazia inutile che ha rallentato tutto e colpito le nostre aziende in maniera significativa. Ci vuole un’iniezione di nuove risorse economiche. Investire in digitalizzazione e innovazione e con agricoltura precisione per quanto riguarda il nostro settore. Servono nuove risorse per internazionalizzazione e in questo momento diventa fondamentale diversificare i mercati.

Dinanzi alla decisione Usa è di vitale importanza evitare mosse avventate. Va messa in campo la diplomazia, insiste Coldiretti, con l’Italia e l’Europa  che devono portare avanti il dialogo poiché la logica dei dazi e controdazi ha dimostrato nel tempo di essere miope e controproducente per tutti.


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