Di seguito un comunicato diffuso dagli organizzatori:
Domenica 7 maggio ore 18.30 i Motus, uno dei gruppi di punta nel panorama della ricerca teatrale europea, tornano a Koreja dopo sette anni di assenza con TUTTO BRUCIA, spettacolo immaginifico, potente, diretto e spietato, in cui la tragedia greca si unisce alle voci della grande filosofia contemporanea: un viaggio che parte da Euripide e attraversa le parole di J. P. Sartre, Judith Butler, Ernesto De Martino, Edoardo Viveiros de Castro, NoViolet Bulawayo, Donna Haraway.
Compagine fondata a Rimini da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, i Motus si rivelano essere, sin dall’inizio, una realtà capace di investigare le tensioni e le tendenze del presente ed ecco perché, specchio delle inquietudini e delle fratture sociali, approdano ad un classico come Le Troiane di Euripide.
Tutto Brucia, due candidature Premio UBU 2022 come miglior disegno luci e miglior progetto sonoro, è uno spettacolo attuale e colmo di furore dirompente.
Sul palcoscenico, le parole di Ecuba s’intrecciano a canzoni e musiche eseguite dal vivo; la danza squarcia l’aria con un coltello e un falcetto contadino, come nei riti collettivi del sud Europa.
“Tutto brucia” dice Cassandra nella versione di Jean Paul Sartre, preannunciando l’incendio di Troia: una delle figure femminili più scomode della letteratura tragica, ispira il percorso di ricerca dei Motus iniziato prima della pandemia. La mitologia si intreccia con il presente e il destino della profetessa condannata a non essere mai creduta si rispecchia nella tradizione della scienza.
Così come la pandemia e il disastro climatico segnano la fine di un’epoca, Le Troiane iniziano con una fine: Ilio è già stata distrutta e le donne attendono il loro destino come bottino di guerra.
Tra le rovine di uno spazio vuoto e stravolto il corpo rotto di Ecuba, la parola profetica di Cassandra, che vede oltre la fine, il grido spettrale di Polissena, l’invocazione ai morti di Andromaca, le violenze subite da Elena e infine il corpo più fragile e inerme, quello del bambino, Astianatte danno voce ai soggetti più esposti e vulnerabili. Il lamento si propaga attraverso quel Mediterraneo nero che, allora come oggi, è scena di conquiste dell’Europa coloniale, di migrazioni e diaspore.
Al centro della tragedia c’è il dolore della perdita che apre interrogativi fortemente politici. Quali sono i corpi da piangere e quali no? Quali forme prende il lutto? E le sepolture d’ufficio avvenute durante la pandemia acquisiscono l’attualità di queste domande.
È attraverso il dolore che le protagoniste nella scena tragica si trasformano materialmente e divengono altro da sé: cagna, pietra o acqua che scorre, elaborando la violenza subita. Una metamorfosi che apre verso altre possibili forme.
E scrive il mondo che verrà. Perché la fine del mondo non è che la fine di un mondo.
Attraverso la ricerca drammaturgica di Ilenia Caleo e la presenza magnetica e travolgente del Premio UBU Silvia Calderoni, in scena con Stefania Tansini e le musiche originali di R.Y.F. (Francesca Morello), Tutto brucia si muta in un invito condiviso: Possiamo combattere per i diritti dei nostri corpi, ma gli stessi corpi per i quali combattiamo non sono quasi mai solo nostri: il corpo ha una sua imprescindibile dimensione pubblica.
In questo tempo dell’Antropocene non resta che un accampamento, dove le prigioniere aspettano di essere fatte schiave.
Dopo lo spettacolo sarà possibile incontrare la compagnia e dialogare su quanto visto. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con l’Associazione Palchetti Laterali.