Federico Pilagatti, segretario pugliese del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, definisce quella di sabato scorso “una giornata disastrosa”. Nel penitenziario minorile “Fornelli” di Bari un ragazzo straniero detenuto ha dato fuoco alla cella in cui era rinchiuso insieme ad altri due minori, anche loro stranieri. Il ragazzo, evidenzia Pilagatti, ha problemi psichiatrici. “Il pronto intervento dei poliziotti in servizio ha evitato una tragedia” dice il responsabile sindacale.
Sempre sabato, nel carcere di Taranto un detenuto di una quarantina di anni, serbo, ha aggredito un agente penitenziario. Un sovrintendente per la precisione. Il detenuto deve scontare circa quindici anni di reclusione per reati contro il patrimonio. Il poliziotto penitenziario è stato colpito da alcuni pugni al viso mentre stava dando delle spiegazioni ad un altro detenuto. I soccorsi all’agente sono stati tempestivi e per il poliziotto si sono evitati guai peggiori.
Pilagatti protesta per quella che ritiene l’eccessiva durezza nel punire gli agenti, fino al reato contestato di tortura, quando a danno dei poliziotti penitenziari “i dati della violenza nelle carceri sono drammatici con 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza nel 2023. Nei primi cinque mesi del 2024, le aggressioni sono state 708, mentre gli atti di violenza e resistenza hanno raggiunto quota 3.362. Grande responsabilità di tutta questa violenza è stata determinata dalla scellerata introduzione della vigilanza dinamica voluta da una politica ottusa ed incosciente, molto accondiscendente con i detenuti che ha contribuito a questa escalation, nonostante le denunce del SAPPE che da anni ne chiedono la revoca. Come pure anche la gestione di detenuti con problemi psichiatrici, dopo la chiusura degli O.P.G., ha influito sensibilmente sul numero degli eventi critici registrati . Le carceri sono diventate quelle che sono sempre per colpa di una certa politica che ci ha governati negli ultimi anni che è rimasta inerme anche di fronte anche all’adozione della tecnologia da parte della delinquenza per far entrare telefoni cellulari, droghe e armi nelle carceri. Solo nel 2023, sono stati rinvenuti 3.525 telefoni cellulari mentre nei primi mesi del 2024 1.688 dispositivi. Gli avvistamenti di droni sono aumentati significativamente, rendendo necessario dotare le strutture penitenziarie di sistemi adeguati al rilevamento e all’inibizione degli aeromobili a pilotaggio remoto.”