Alessandro Marescotti, responsabile dell’associazione Peacelink, in un’intervista tv. “Il ministro dell’Ambiente scrive di essere venuto a conoscenza dei dati sulla diossina il 26 febbraio 2016. Incredibile che il governo sia stato messo al corrente della situazione un anno dopo. Con il commissariamento soprattutto, l’Ilva doveva informare il governo”. Subito. Dichiarazione di Marescotti in riferimento ai dati sulla diossina nel quartiere Tamburi di Taranto, nel periodo fra novembre 2014 e febbraio dell’anno scorso. Livelli degni di una discarica della Terra dei fuochi, è stato evidenziato.
Di Ilva si parla stamani in un incontro organizzato dal movimento 5 stelle. Di seguito il comunicato:
“Taranto può e deve avere un futuro al di là dell’Ilva. Le parole chiave sono lavoro, salute, bonifiche e riconversione”. Dopo due giorni di volantinaggio davanti alle portinerie dell’impianto, i portavoce del Movimento 5 Stelle, Rosa D’Amato e Carlo Martelli, daranno vita a un dibattito sul futuro della città al quale parteciperanno gli stessi operai, gli attivisti e i cittadini. L’appuntamento è per sabato 5 marzo alle 10,30 nella ‘non sede’ di via Dante, 100 (Taranto).
“Il nostro obiettivo è promuovere un grande progetto di riconversione industriale di Taranto che ponga fine alla stagione scellerata dell’Ilva e che riparta dalle eccellenze e dalle vocazioni del territorio – spiega l’eurodeputata M5S Rosa D’Amato – Non sfuggiamo chiaramente al tema più urgente, quello del lavoro: serve un piano che affronti da subito l’emergenza occupazionale. Gli strumenti ci sono e spiegheremo quali”.
“Altri punti chiave sono la salute e le bonifiche – continua l’eurodeputata tarantina – Serve un accordo tra tutte le parti sociali e il governo che preveda la tutela della salute di operai e cittadini attraverso progetti d pubblica utilità e di bonifica che coinvolgano gli stessi lavoratori diretti e dell’indotto”.
“Infine – prosegue – spiegheremo come dar vita a un grande piano di riconversione industriale che possa stimolare uno sviluppo sostenibile legato alle vocazioni territoriali, con la creazione di posti di lavoro stabili e di qualità”.
“L’Ilva – conclude D’Amato – è un mostro con i piedi di argilla, un ‘nonsense’ produttivo tenuto in piedi per tornaconti politici e destinato a fallire. Noi guardiamo in faccia alla realtà. E lavoriamo per un futuro migliore per Taranto, in cui il lavoro si accompagni alla salute dei cittadini e al rispetto dell’ambiente. Senza più ricatti sulla pelle dei tarantini”.