Di seguito un comunicato diffuso da Romano Pesavento, presidente del coordinamento docenti delle discipline dei diritti umani:
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione del 34° anniversario del ritrovamento del corpo di Marcella di Levrano (5 aprile 1990) nel bosco dei Lucci, tra Brindisi e Mesagne, ne ricorda la figura umana e gli alti valori che contraddistinsero la giovanissima donna attraverso le parole dello studente Salvatore Parisi della classe I sez. D del Liceo Scientifico “Filolao” di Crotone.
“Marcella di Levrano, riconosciuta come vittima di mafia, è una donna assassinata all’età di 26 anni per un atto coraggioso.
Caduta in una delle pieghe che ancora oggi prima affascina e poi lentamente distrugge la vita di tanti giovani.
Marcella è la seconda di tre sorelle, ha avuto un’adolescenza difficile, iniziata con la separazione dei genitori e il trasferimento a Torchiarolo dove ha il primo incontro con la droga all’età di 15 anni.
Ha provato più volte a disintossicarsi presso vari ospedali, la mamma Marisa, stanca di questa situazione decise di trasferirsi, e chiede alla ragazza di seguirla, ma lei vuole rimanere a Brindisi dove prova per la per l’ultima volta a disintossicarsi, ma fuggì di nuovo dalla struttura che lo ospitava. Il 24 giugno del 1987 andò alla questura di Lecce a denunciare i nomi dei suoi spacciatori e dicendo tutto quello che succedeva nella “Sacra Corona Unita”. I suoi detrattori però non perdonarono questo gesto così coraggioso è l’8 Marzo 1990 Marcella viene brutalmente assassinata. Il suo corpo venne trovato circa un mese (5 aprile) dopo in un boschetto tra Mesagne e Brindisi con il volto sfigurato a colpi di pietra. Anche se questa storia non è molto recente oggi tutti i giorni sentiamo notizie di vittime della mafia, un mostro che è difficile da combattere. Tante persone ci provano ad annientarla, ma spesso vengono brutalmente uccise. Per fare qualcosa non dobbiamo diventare grandi, dobbiamo vivere nella legalità opponendoci alle ingiustizie.”
Marcella rappresenta come la forza dell’onestà possa attecchire e palesarsi in tutta la sua espressione anche in chi da giovanissima sceglie di condividere principi basilari per la comunità.
Altamente simboliche sono le parole che Marcella scrive nel suo diario: “Mio figlio sarà come me, saprà soffrire e nello stesso tempo essere felice, gli insegnerò ad affrontare le cose come ha fatto la sua mamma, ad avere gli stessi ideali, a lottare per amare e a saper soffrire”
Noi ricordiamo Marcella per tutto quello che rappresenta in modo da rendere giustizia alla sua memoria, promuovendo nuovamente il progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com).