Di Franco Presicci:
L’ho sentito al telefono il giorno di Pasquetta. E ho avuto con lui una conversazione breve ma piacevole. Mi ha parlato come se mi conoscesse da tempo. Come fossimo addirittura amici. Pur essendo un personaggio televisivo di notevole rilievo, non ha perduto il gusto di tessere colloqui con persone che non ha mai visto, incoraggiandole con quel suo sorriso schietto e comunicativo. Ecco Beppe Convertini, conduttore di “Linea Verde”, il programma di Rai Uno che conduce da quattro anni. Ed è proprio su questa sua gioia di stare con gli altri, di scoprirli, che ha messo l’accento durante il nostro contatto telefonico. “Mi piace visitare luoghi nuovi, cercare i loro abitanti, apprendere i loro valori, le loro tradizioni, i valori. Quando sono in questo o in quel paese mi sento a casa, non certo come quando sono a Martina, la mia città natale, dove vado un paio di volte al mese”.
Nei paesi che va esplorando gli si apre un mondo nuovo, ricevendo sempre un’ospitalità genuina non enfatizzata dall’occhio magico della cinepresa. Vi avverte sapori, profumi originali; osserva paesaggi incantevoli, neppure immaginati da chi non ha la fortuna di fare il giro d’Italia.
Dopo questa esperienza, che continua ad allargarsi, Beppe ha scritto un bellissimo libro edito da Rai Libri. S’intitola “Paesi miei”. Sì, perché anche se sono lontani dalle nostre culle, ci appartengono, compresi come sono nello Stivale. Nel suo programma ha rintracciato questi agglomerati popolati da gente laboriosa, dal cuore d’oro, che accoglie l’altro come uno di famiglia, mettendo subito in tavola i prodotti della loro terra e della loro abilità gastronomica. L’estraneo venuto da lontano diventa dunque un ospite speciale. Convertini è un giovane curioso, felice di trovarsi assieme agli altri. E’ un giornalista con un bagaglio pieno di conoscenze, acquisite in anni di lavoro serio, scrupoloso, attento. Si mette sulle tracce delle civiltà culturali, dei modi di vivere, delle perle paesaggistiche, dei tesori umani, e si confronta con le donne e gli uomini che incontra, provando “emozioni fortissime”.
Beppe è un giovane sensibile, alla mano, che non si lascia sopraffare dalla popolarità. E fa in modo che i rapporti che stabilisce con una umanità generosa, affabile, premurosa non si limitino allo spazio televisivo: ed ecco il libro, il cui titolo già esprime l’affetto che gli resta dentro. In “Linea Verde” ha aperto anche le porte della sua Martina, città ridente, solare, affascinante, costellata di viti nane (le ritroviamo in una poesia di Raffaele Carrieri) e di ulivi. La Martina della zolla rossa, delle case a cono di gelato, dei trulli, delle masserie e dello storico Bar Tripoli, del Festival, che nasce in questa città inondata di verde, benedetta da Dio, così definita da Giuseppe Giacovazzo nel corso della presentazione di un libro di Alessandro Caroli: “Musica in Valle d’Itria”.
Beppe Convertini in “Linea Verde” racconta i “suoi” paesi con la semplicità e l’amore del viaggiatore legato alla natura e alle sue bellezze. E ”Linea Verde” è come la cassapanca della nonna che di volta in volta accumula fatti, personaggi, luoghi, novità, esistenze, ambienti, raccolti pazientemente da Beppe Convertini e dal suo compagno di viaggio, Peppone Calabrese, simpatico e divertente.
Paesi miei” è stato presentato giorni fa nella biblioteca comunale di Martina, presenti il sindaco Gianfranco Palmisano, l’assessore alla Cultura Carlo Dilonardo, Anna Dell’Arte, già modella di Armani, Martina Zaccaria e altri, oltre naturalmente a un pubblico folto e interessato E in quella occasione, intervistato da Martina Channel, Convertini ha detto che “il viaggio è per me importante e nel viaggio trovo la mia pace. Il viaggio apre la mente e il cuore”. Per quanto riguarda la sua culla, l’adora da sempre, e l’adorerà per sempre. Ogni angolo di questa terra, “labirinto bianco con intarsi di barocco, salotto a cielo aperto”, è per lui uno scrigno di ricordi in cui giganteggia la figura del padre, che vive oltre le nuvole ed è il suo angelo custode. “Tutto quello che faccio lo dedico a lui”.
Fra le doti di Beppe Convertini, la capacita di andare verso il prossimo, dimostrata fra l’altro dalle opere umanitarie in cui è impegnato. ”Quello che fai agli altri fa bene a te stesso”. Il giornalista, autore di altri due volumi, parla e scrive con semplicità e scioltezza, esprimendo concetti alti. La sua professoressa di lettere Silvia Laddomada, che lo ha avuto come alunno, dice che a scuola era molto bravo. E questa bravura lui la manifesta anche osservando le particolarità di ogni angolo d’Italia, descrivendole con entusiasmo, passione, acume in tivù e in queste pagine, che prendono il lettore per mano e lo accompagnano dalla Valle d’Aosta alla sua Puglia, attraversando cascine, casolari, masi, masserie, aziende agricole, pascoli, cucine, vigneti, cantine, panorami stupendi e tanto altro.
Il suo libro comincia dall’Abruzzo, continua con la Basilicata, la Calabria, la Toscana, la Sardegna… in cui riecheggiano i ricordi di personalità come Ignazio Silone (“Fontamara”…); Rocco Scotellaro (“L’uva puttanella”…); Corrado Alvaro (“Gente di Aspromonte”, “Vent’anni”…); Carlo Levi (“Cristo si è fermato ad Eboli”…) e tanti altri poeti, scrittori, meridionalisti come Tommaso Fiore (“Un popolo di formiche”, “Formiconi di Puglia”), Giustino Fortunato, di Rionero in Vulture.
Quando arriva in Puglia, ricca di luce e di calore, s’inebria: “La Puglia è la mia regione, quella in cui sono nato e cresciuto; e Martina Franca il mio posto del cuore, quello in cui torno ogni volta che posso, per trascorrere del tempo insieme a mia madre, alle mie sorelle, ai miei nipoti. Qui, grazie a colori, odori e sapori unici al mondo, ma soprattutto unici per me, e grazie all’amore della mia famiglia e della mia comunità, riesco a ritemprare il mio spirito”. E aggiunge che tutti i pilastri della sua vita personale e professionale affondano le radici qui, in questa città tutta bianca… Martina Franca. Tra i suoi gioielli che lo toccano di più è Palazzo Ducale, i suoi saloni con i soffitti e le pareti affrescati, i balconi con le ringhiere panciute, raccontate da Cesare Brandi. Beppe prende il pennello e lo immerge nella policromia della sua tavolozza per dipingere tutto ciò che passa sotto il suo sguardo incantato: il mare, i monti, le colline armonicamente modulate come il corpo di una donna, braccianti e pastori, agricoltori e maestri del legno o del ferro, che si raccolgono attorno a lui e lo salutano sorseggiando un bicchiere di vino buono magari di produzione casalinga. E poi Beppe riprende a scarpinare o a cavalcare un cavallo vigoroso, e ogni tanto si riposa un attimo stando seduto su una panca.
Ogni viaggio per lui ha un sottofondo musicale: il mare che accarezza la sabbia o lo zufolare di un ragazzo che tiene d’occhio le pecore. Quando scrive Beppe Convertini sa essere anche poeta, qua e là. Lo fa ricordando li pomodori spremuti per farne conserve con la nonna e le feste patronali che illuminano i cuori e le strade della città.
Si cala volentieri nel passato, facendo emergere gemme dai più dimenticate. E anche suoni, rumori, voci, arie liriche riproposte dalle bande; canzoni come quelle del grandissimo Domenico Modugno, che fanno sognare. Va a Polignano a Mare, si imbatte nel monumento con la sagoma di mister Volare e sfiora la sua storia di artista e di uomo, offrendola ai lettori.
Gioiosi sono i viaggi per “Linea Verde” che compie Convertini. Va in Sardegna e s’inoltra in un borgo in miniatura, abitato da 800 persone distribuite su un territorio di appena 60 chilometri quadrati. Un paese montano che ti abbraccia con un silenzio e una pace incomparabili. Lui ha la soddisfazione della scoperta e cerca di esplorare anche le vicende presenti e passate dei luoghi che visita con la “troupe”, mentre i telespettatori lo seguono numerosi con grande interesse anche per il modo di raccontare e dialogare di Beppe, che dispensa sorrisi comunicativi, dolci, schietti, coinvolgenti. L’ho seguito passo dopo passo, nel suo libro, così come lo seguo nel suo programma, dove mi lascia immaginare di essere lì con lui, ad assaporare uno dei piatti colmi di prodotti tipici locali, guardando un asino tenuto per le redini da Peppone e il panorama che si stende come un manto con ricami degni di un artista eccellente.
La gente lo sente come uno di famiglia, Beppe, e lui ascolta, domanda, scava, miete informazioni, entra in ambienti sconosciuti e li descrive, in tivù e adesso nel libro, “Paesi miei”. “La Sicilia è sogno”. Il viaggio di ‘Linea Verde’ in questa terra è stato un viaggio in un paradiso terrestre, con i mulini, il mare, i fenicotteri rosa, le spiagge di sabbia finissima, i tramonti di una bellezza indescrivibile… Una terra in cui sembra che sia sempre primavera…”. In Sicilia Pietro Germi ambientò il film “Sedotta e abbandonata”, con Stefania Sandrelli e Saro Urzì protagonisti. E sempre in Sicilia si svolse la trama di un altro film, “Un bellissimo novembre”, diretto nel ’69 da Mauro Bolognini e tratto dal romanzo di Ercole Patti, e tanti altri.
Bellissimo, avvincente, interessante “Paesi miei”: mi propongo di rileggerlo per il piacere di ripercorrere idealmente i suoi itinerari con “Linea Verde”, alla ricerca di personaggi felici di stare in compagnia e di sentieri sconosciuti.
(foto: repertorio)