Il 52enne agente penitenziario, che non rivela il suo nome, tramite il Sappe descrive ciò che ritiene il grave malessere nel lavorare in carcere a Taranto. Lo definisce “inferno” non solo perché è il più sovraffollato d’Italia rispetto alla capienza ma anche perché i poliziotti sono a rischio concreto di subire atti violenti da parte di detenuti, pressoché quotidianamente stando alla lettera aperta. Il poliziotto rammenta la recente aggressione subita da un collega ad opera di un ergastolano, con prognosi di quindici giorni per il pugno in faccia ricevuto. Descrive il modo spesso minaccioso, a suo dire, con cui detenuti reagiscono ai richiami, se la prende con chi governa ed anche con i principali sindacati.