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San Giovanni Rotondo, accusa: ammanco di gasolio per i mezzi del servizio rifiuti, arrestati padre e figlio Carabinieri

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Di seguito un comunicato diffuso dai carabinieri:

I Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di San Giovanni Rotondo, nel corso di opportuni servizi finalizzati alla prevenzione e repressione di reati in genere, in San Marco in Lamis hanno arrestato due giovani del luogo, responsabili di tentato furto in abitazione. Mentre eseguivano un servizio di pattuglia i militari venivano informati di un furto in atto da parte dell’operatore di turno della Centrale Operativa a cui era giunta una segnalazione anonima annunciante che presso un’abitazione del centro storico di San Marco in Lamis si erano uditi dei rumori riconducibili alla forzatura di porte e finestre. Appresa tale notizia i militari raggiungevano velocemente l’obiettivo e qui, dopo aver circondato la casa oggetto di intervento, si introducevano all’interno di quell’abitazione, localizzando nella camera da letto due giovani sorpresi ad impossessarsi di ogni oggetto di valore presente. I due giovani, per entrare in casa, avevano forzato la serratura della porta di ingresso e rotto il vetro di una finestra che dava in una stradina laterale approfittando dell’assenza dei proprietari in vacanza fuori città. Gli arrestati venivano accompagnati presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari. Gli arresti sono stati convalidati dal Giudice del Tribunale di Foggia. A San Giovanni Rotondo i Carabinieri dell’Aliquota Operativa, nel corso di mirato servizio, hanno arrestato due soggetti del luogo, padre e figlio, poiché ritenuti responsabili di peculato. I fatti che hanno portato al loro arresto hanno inizio da quando il responsabile della società che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti in San Giovanni Rotondo aveva segnalato un ammanco consistente di gasolio, che a suo dire veniva sottratto dai mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti, da parte dei due soggetti arrestati. In particolare, nel corso del tempo era stato riscontrato un consumo di carburante anomalo da parte dei mezzi assegnati ai medesimi. Il sistema GPS installato sui loro mezzi aveva altresì registrato delle soste non previste nei pressi della loro abitazione, ubicata su un percorso non oggetto di transito per ragioni di lavoro. I militari si posizionavano nei pressi di quell’abitazione ed avevano così modo di rilevare che i due, a bordo di un grosso mezzo per la raccolta dei rifiuti, dopo essere giunti nei pressi della stessa, varcato e richiuso il cancello di ingresso, posizionavano l’automezzo nei pressi di un piccolo locale adibito a deposito di carburante. L’intervento immediato dei Carabinieri faceva sì che l’azione delittuosa non si concretizzasse. All’interno di quel locale venivano rinvenuti nove bidoni da 25 litri, già pieni di gasolio ed altri otto bidoni della stessa capacità ancora vuoti. I militari rinvenivano inoltre l’occorrente per il travaso del gasolio dal serbatoio del mezzo ai bidoni, consistente in una pompa elettrica collegata con due tubi in gomma trasparente. Tutto quanto rinvenuto veniva sottoposto a sequestro. Il trafugamento, con successivo impossessamento del gasolio appartenente alla società che gestisce un servizio pubblico qual è la raccolta dei rifiuti, per i due soggetti arrestati, configura il grave reato di peculato, rivestendo gli stessi la qualifica di incaricati di pubblico servizio. I due arrestati, dopo le formalità di rito, venivano accompagnati presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari. Il GIP del Tribunale di Foggia nel convalidare l’arresto, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il tentativo di peculato commesso nonché per il peculato accertato dalle indagini eseguite sul materiale depositato in sede di denuncia. I procedimenti si trovano nella fase delle indagini preliminari. È doveroso, pertanto precisare che, al momento, a carico degli indagati arrestati sono stati acquisiti unicamente granitici indizi di colpevolezza, ritenuti di tale gravità da legittimare l’applicazione delle misure cautelari. La posizione delle persone arrestate è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e le stesse non possono essere considerate colpevoli sino alla eventuale pronunzia di una sentenza di condanna definitiva.


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