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Ilva, osservazioni del Comune di Taranto per l’autorizzazione integrata ambientale: non ci siamo Il vicesindaco: passi indietro anche rispetto alla gestione commissariale

rocco de franchi

Questi sono passi indietro anche rispetto alla gestione commissariale. Così, in un’intervista, il vicesindaco di Taranto ha illustrato le osservazioni del Comune rispetto al piano di Arcelor-Mittal per l’autorizzazione integrata ambientale all Ilva. Osservazioni che vengono inviate al ministero dell’Ambiente il giorno di scadenza dei termini. Osservazioni avanzate anche dall’Arpa Puglia e molte critiche, da giorni, per il rilascio dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale, appunto) giungono da più parti.
In quanto al Comune, il vicesindaco Rocco De Franchi che è anche assessore all’Ambiente evidenzia quello dei parchi minerali come un emblema dei problemi da risolvere per ottenere l’autorizzazione e sostiene che gli acquirenti, rispetto ai buoni propositi, ora devono concretizzare gli impegni. Insomma, non ci siamo.

Di seguito la nota di accompagnamento alla relazione tecnica del Comne di Taranto:

Egregio Signor Ministro,

aderendo al percorso normativo in essere per quanto in oggetto, il Civico Ente ha inteso rimettere in allegato alla presente una serie di osservazioni tecniche derivanti dal lungo processo di studio e monitoraggio, avviato sin dal 2012 dalla Direzione competente, unitamente ad indicazioni ricevute, secondo un innovativo passaggio amministrativo e nello spirito di massima trasparenza e condivisione, da ulteriori soggetti accreditati attivi sul territorio, tra di essi interlocutori istituzionali, ordini professionali, associazioni e diversi portatori di interesse.

Tra tutte queste energie positive del territorio non si può che scorgere un sentimento di profondo rammarico verso una procedura a tratti piuttosto difettosa, anche quando nelle finalità rilevata come utile, oltre che una diffusa percezione di scarsa considerazione per le stesse aspirazioni della comunità, collegate non solo ad un recupero della qualità della vita, ma persino alle dirette implicazioni economiche ed occupazionali.

È alquanto difficile tornare, nel 2017, a commentare dati scientifici e sanitari raccolti ormai in una lunga stagione costellata di innumerevoli confronti, spesso ruvidi, che un vantaggio assai contenuto hanno, invero, prodotto alla cittadinanza. È imbarazzante continuare a raccontare ai cittadini che qualche misura finalmente si sta avviando, quando si è consapevoli che si stanno continuando a commettere sostanziali errori di approccio, di metodo conseguente e di prospettiva complessiva.

Non si può sorvolare su di una procedura più volte avvertita come sovraordinata rispetto alle reali esigenze del territorio e della sua comunità e che dopo uno stuolo di decreti al limite degli standard europei si avvia frettolosamente alla sua definizione nell’interesse forse del mercato e di certi creditori, non primariamente di Taranto, il cui Civico Ente è stato relegato ad un ruolo di mero gregario, depauperato di ogni autorevolezza e potere di intervento ovvero dissuasione, non un mirabile esempio di percorso democratico. Si tratta di una formale sospensione del diritto, per un’Amministrazione che non è libera di operare nel quadro del TUEL, come altrove sarebbe naturale accadesse.

E per questa circostanza, stante il mediocre contributo in termini di innovazioni tecnologiche, di analisi preventive del rischio sanitario, di coinvolgimento dirimente della comunità, di attenzione alle esigenze degli stessi lavoratori dello stabilimento siderurgico e finanche di accessibilità al vero e proprio piano industriale di medio-lungo periodo ed agli obblighi contrattuali derivanti, nonché la struttura del DPCM previsto come esito della procedura, non si può ad oggi escludere il ricorso a strumenti di tutela giuridica anche di rango europeo.

Negli ultimi anni si poteva dare un segnale apprezzabile alla città, attraverso interventi di grande impatto sull’ambiente e sulla salute, complici le problematiche finanziarie e giudiziarie, si è preferito mettere in esecuzione interventi che definire minori ci costringe ad uno sforzo di estrema eleganza. Da questo punto di vista, una riflessione su ulteriori proroghe e differimenti dell’applicazione del “miglior” piano ambientale risulta del tutto irricevibile. Se corrisponde al vero che le criticità attuali sono figlie di decenni di disattenzioni, furbizie ed inosservanze, come ampiamente testimoniato dalla magistratura, ed è ragionevole immaginare un percorso ancora articolato per la completa sostenibilità del ciclo produttivo, non si può ancora tollerare che sia scomparsa nuovamente ogni traccia di riflessione intorno alla tematica della cosiddetta decarbonizzazione, questa sì che avrebbe consegnato alla città ed alle sue generazioni future una ambizione, in un contesto di rinnovata pace sociale ed apertura agli aggiudicatari.

Ci piace sottolineare che tra le policy del Gruppo ArcelorMittal, come evidenziato dal sito internet corporate, alla voce sostenibilità viene approvato e pubblicato, come valevole per ciascun loro complesso industriale nel mondo, un decalogo di outcome compatibili con l’AIA che la comunità richiede, dunque non un ostacolo all’insediamento in parola, purché Taranto riceva lo stesso palinsesto di misure, investimenti in tecnologia e di qualunque altro plant.
Il 25 luglio scorso, il Sindaco ha ricevuto a Taranto i massimi esponenti della NewCo AM InvestCo Italy e, dopo un lungo e franco approfondimento, agli stessi è stata rappresentata senza filtri la sofferenza della comunità, una comunità che si sta avviando sulla strada di un modello di sviluppo alternativo, pur nella coesistenza con la grande industria. Abbiamo voluto dar credito in quella sede alle parole della nuova proprietà, impegnata con serietà per realizzare a Taranto un hub di avanguardia della loro intera conglomerata. Tuttavia, alle parole attendiamo che facciano seguito atti tangibili nella medesima direzione e dobbiamo lamentare che l’incertezza sulla sequenza di messa in sicurezza dei parchi minerari, per esempio, non rappresenta un landmark per Taranto. Ci è parso che gli intendimenti della famiglia Mittal fossero protesi a dare slancio alla nostra comunità, non solo nel settore steel, un dialogo più fitto e concreto resta auspicabile, ma rispetto all’AIA non ci si potrà nascondere dietro alla titolarità della struttura commissariale, occorre sposare la comunità, nel bene e nel male.

Restiamo fiduciosi e costruttivi, ma la nostra valutazione attuale del piano ambientale, come reso, ci lascia largamente insoddisfatti, mette in agitazione un’intera cittadinanza e persino le imprese dell’indotto. La procedura non ci consente di esercitare oltre un sano raccordo con il livello governativo ed anche questa è una dinamica del tutto miope ed irriguardosa della storia di Taranto.

Per quanto sopra, al di là di ogni previsione legale, qualora non dovesse giungere alla comunità un forte e definitivo messaggio di attenzione riferibile all’AIA, il Civico Ente non potrà che assecondare, nelle forme consentite, gli sforzi di quanti non intendono esaurire sic et simpliciter questa battaglia di civiltà, vivibilità e sviluppo.


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