La procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia risale al 2015. Si fa riferimento, con la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, ai ritardi nell’applicazione delle misure di contrasto alla xylella. Per ora l’Italia è condannata a pagare le sole spese processuali. Ma sul piano politico c’è un richiamo al nostro Paese: rigore e decisione per contrastare la xylella. Teresa Bellanova, appena in carica da ministro dell’Agricoltura, ha subito un compito difficile e riguardante proprio il suo territorio di competenza.
Di seguito un comunicato diffuso da Coldiretti Puglia:
Gli errori, le incertezze e gli scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio hanno provocato 21 milioni di ulivi infetti e danni per 1,2 miliardi di euro con effetti disastrosi sul piano ambientale, economico ed occupazionale. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla condanna della Corte di Giustizia Ue, che ha accolto il ricorso della Commissione Ue contro ritardi e mancanze nelle ispezioni e nell’abbattimento delle piante infette da parte delle autorità nazionali.
“Continua a mancare una strategia condivisa e univoca tra enti regionali, nazionali e comunitari per fermare la malattia e ridare speranza di futuro ai territori che hanno perso l’intero patrimonio olivicolo e paesaggistico”, denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. “Per la lotta alla malattia il Consiglio regionale ha assunto un orientamento chiaro il 31 maggio 2018, approvando un ordine del giorno all’unanimità che prevede la discussione sul tema Xylella attorno al tavolo istituzionale, di cui Coldiretti Puglia torna a chiedere con forza la convocazione urgente perché il dramma della Xyella in Puglia continua ad essere affrontato e gestito a pezzi, senza una strategia condivisa anche dai differenti enti preposti della Regione Puglia”, conclude Muraglia.
Sotto accusa però ci sono anche le responsabilità comunitarie a partire – sottolinea la Coldiretti – dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia – continua Coldiretti – si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto.
La stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) – precisa la Coldiretti – ha lanciato l’allarme sulla diffusione della Xylella che minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo con il contagio che avanza inarrestabile verso nord.
A causa della Xylella fastidiosa sono andate perse quasi 3 olive su 4 in provincia di Lecce con il crollo del 73% della produzione di olio di oliva nell’ ultimo anno, secondo un’analisi elaborata da Coldiretti Puglia sulla base dei dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) che non sarà certamente recuperata nell’annata 2019 – 2020. L’avanzata della malattia ha lasciato milioni di ulivi secchi dietro di sé, molti dei quali monumentali, mano mano che la Xylella avanzava sul territorio spostandosi verso nord a una velocità di più 2 chilometri al mese con conseguenze economiche, produttive e sociali: 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva con i frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia. Un trend che rischia di diventare irreversibile se – continua la Coldiretti – non si interviene con strumenti adeguati per rilanciare la più grande fabbrica green italiana con la Puglia che ha garantito fino ad ora oltre la metà dell’olio Made in Italy.
Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione – conclude Coldiretti – si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provato stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force.