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Che (brutta) aria amministrativa tira intorno alla valle d’Itria I casi difficili di città e province

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Il territorio della valle d’Itria, si sa, vive l’assurda situazione di essere al centro della regione sul piano geografico ma essere periferia di tutto sul piano politico-amministrativo. Di tre province, per esempio, che dal canto loro hanno problemi enormi, per non parlare delle città capoluogo.

Bari, Taranto, Brindisi. Chi sta meglio, nell’andamento dell’amministrazione, è la provincia di Bari, non ci sono particolari problemi là, tant’è che il presidente non ha voluto neanche dimettersi per andare a fare il candidato sindaco del capoluogo. A proposito della città di Bari, proprio la prossima tornata elettorale si annuncia al veleno. Volano già gli stracci e ci sono promesse di andare in tribunale, fra uno che vuole candidarsi alla carica di sindaco e un altro che è il sindaco uscente. Fino a maggio, chissà cosa ci tocca.

Taranto è un mezzo disastro. Il sindaco non è in buone condizioni di salute e di questo, ovviamente, nessuno gliene fa colpa; per ora il suo incarico è nelle mani dell’assessore ai Lavori pubblici, che fa quel che può, ovvero il minimo indispensabile per quanto possa valere il concetto di minimo in una città impegnativa come quella ionica. La provincia ha fatto la fine più ingloriosa di sempre, con il presidente arrestato e dimessosi il giorno dopo essere finito in galera. L’Ilva ha lasciato sul campo morti e feriti, in chiave politica. Ci sono anche i morti veri, per la questione ambientale, e a quei casi ancora non c’è una risposta precisa. Neanche dalla politica.

Ma la vera situazione di emergenza è quella del Comune di Brindisi, il terzo capoluogo di un territorio che ha il suo margine nella valle d’Itria. Brindisi, dove il 9 gennaio si riuniranno i capigruppo consiliari, su iniziativa del presidente dell’assemblea, per discutere dell’emergenza-ordine pubblico in città. E il giorno prima lo farà il sindaco, a Roma, col viceministro dell’Interno. Ma a Brindisi c’è un problema proprio di rappresentanza politica, legato alla questione morale: il consiglio comunale è fatto, per un terzo, di indagati, primo fra tutti proprio il sindaco (che per la questione morale ha pure revocato le deleghe agli assessori e non esclude un rimpasto in giunta). La Digos è abituale frequentatrice, ormai, delle stanze comunali per acquisire documenti, la Finanza invece pure.

L’amministrazione provinciale brindisina è, dal canto suo, commissariata dopo le dimissioni del presidente, lo scorso ottobre.

E c’è una riforma con abolizione delle province che si annuncia sempre, non si fa mai, e aggrava la situazione.

Insomma, questo è il quadro che c’è intorno. La valle d’Itria deve avere, e non possono solo essere buoni propositi di inizio anno, la bravura di smarcarsi da una situazione oggettivamente opprimente e darsi finalmente la connotazione di territorio centrale della Puglia. Una cosa necessaria, anzi urgente, visti gli esempi che ci sono in giro. Siamo ai livelli di ora o mai più.

Agostino Quero

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