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Lenoci: mezzo secolo fa l’Italia aveva il primato di bilancio, ora ha il primato della corruzione La relazione dell'economista pugliese al premio Menichella

premio menichella

Ieri nell’aula degli atti parlamentari della biblioteca del Senato, la dodicesima edizione del premio per gli studi economici “Donato Menichella”. Intitolato al pugliese che fu ai vertici della Banca d’Italia mezzo secolo fa, è organizzato dalla fondazione Nuove proposte. Quest’anno il premio, presieduto da Anna Maria Tarantola presidente della Rai, è andato a Salvatore Rossi, barese, direttore generale della Banca d’Italia. Rossi fu anche fra i dieci saggi nominati da Napolitano un anno fa. Segretario del premio, Francesco Lenoci, economista di Martina Franca, il quale prima della manifestazione faceva una considerazione del genere: l’Italia mezzo secolo fa aveva, con Donato Menichella, il primato del bilancio, era un modello nel mondo. Ora ha il primato della corruzione. Concetti che si ritrovano anche nella relazione di Lenoci di ieri, relazione che è, integralmente, di seguito:

“Se a noi non sarà dato di raccogliere i frutti dell’azione risolutiva che caratterizzerà i prossimi anni, ci rimarrà pur sempre la soddisfazione di aver compiuto il nostro dovere, preparando ai nuovi compiti la generazione che ci seguirà ed apprestando, con vigile cura, le attuali strutture del sistema creditizio, impresa anch’essa che non è stata agevole, se si considera la condizione di cose che per gravi eventi ereditammo dalla generazione precedente la nostra”.

Sono parole di Donato Menichella.

Sono parole che il Governatore di Banca d’Italia Donato Menichella  pronunciò nel maggio del 1960 al termine delle “Considerazioni finali”.

Sono parole che illuminano bene il percorso di una vita professionale svolta con la consapevolezza di aver agito  lungo un binario di tecnica e competenza, con finalità e interessi superiori, nell’ambito di una missione storica per il bene del proprio Paese.

Permettetemi di ricordare tre momenti di quella vita professionale.

1944 – Il Capitano statunitense Kamarck scrisse di lui: “Le mie conversazioni con il dottor Menichella mi avevano insegnato ad apprezzarlo, a rispettarlo e a riporre in lui la mia fiducia. Il memoriale di Menichella era logico e convincente”.

11 gennaio 1960 – Il Financial Times conferì alla Lira l’Oscar delle Monete per il 1959.

1961 – Il Financial Times conferì a Donato Menichella l’Oscar quale Most Successful  Central Banker per il 1960.

Ma torniamo alle parole di Donato Menichella.

Quando le pronunciò io avevo 2 anni. Non credo di sbagliare affermando che, quando Menichella disse “Se a noi non sarà dato di raccogliere i frutti dell’azione risolutiva  che caratterizzerà i prossimi anni”, stesse pensando anche al Mezzogiorno d’Italia.

Lui era nato a Biccari, in provincia di Foggia. Donato è anche il nome del Santo Patrono di Biccari.

 

Alla vigilia della cerimonia di assegnazione del Premio Donato Menichella, il link alle citate parole è stato attivato dall’incipit di un pezzo “Il Mezzogiorno ha quattro grandi talenti da investire” pubblicato da Il Sole 24 Ore:

“Il Mezzogiorno d’Italia è un’area problematica dal punto di vista economico e il suo storico divario col Nord-Centro è una questione irrisolta. Ma le criticità, gli stereotipi e la rassegnazione non devono prevalere sulla razionalità, sull’oggettiva constatazione delle molte potenzialità reali ancora inespresse del nostro Sud e sul coraggio che deve orientare le scelte di politica economica per accorciare tale divario”.

Purtroppo, la considerazione dei due autori del pezzo è veritiera e corretta. Ciò che ne aumenta in serie geometrica la valenza è che non è solo una considerazione veritiera e corretta: è anche un considerazione che era valida quando io avevo 2 anni ed è ancora valida adesso, che ne ho 55.

Come ne veniamo fuori? Come ne verrebbe fuori un uomo, come Donato Menichella, che apparteneva alla categoria degli “uomini di azione economica”?

Un uomo che ha sempre saputo e sempre ha fatto sapere che risparmio e sviluppo economico significano anche crescita civile, vale a dire partecipazione di tutti ai frutti positivi del progresso, a livello locale, nazionale e internazionale.

Se Donato Menichella tornasse sulla terra, cosa farebbe?

Io non ho avuto la fortuna di conoscere di persona Donato Menichella. Ma ho avuto l’enorme privilegio di imparare a conoscerlo attraverso il grande rispetto che di lui hanno avuto tutti i premiati, nel suo nome, per gli studi socio-economici: Pierluigi Ciocca (2003), Mario Sarcinelli (2004), Giuseppe Guarino (2005), Gianni Toniolo (2006), Vincenzo Desario (2007), Paolo Baratta (2008), Paolo Savona (2009), Guido Rey (2010), Marcello De Cecco (2011), Valerio Onida (2012), Anna Maria Tarantola (2013).

 

Da loro ho appreso che Donato Menichella, consapevole che il rosso di sera non si è ancora spento sulle terre del Mezzogiorno d’Italia, riaccetterebbe la sfida. . . .adesso. Provvederebbe al presente per amore del futuro.

 

A loro dedico una frase tanto cara a Donato Menichella, ricordata da Carlo Azeglio Ciampi il 20 settembre 2001, in occasione della visita alla Regione Basilicata: “Il futuro nostro, dei nostri figli . . . .sta in noi, in tutti noi”.

 

Con loro, siamo riuniti presso la meravigliosa Biblioteca del Senato proprio per vivere con spirito propositivo il 12° Premio “Donato Menichella”, ci sarà tra pochi minuti Salvatore Rossi, giusto il tempo di farci apprezzare, dopo la laudatio di Anna Maria Tarantola, la sua lectio magistralis: “Stato, Mercato, Sviluppo”.

 


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