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Nella masseria con la profonda neviera in valle d’Itria presentato “La porta della neve” Libro di Toni Augello

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Di Franco Presicci:

Una masseria suggestiva, quella del professor Paolo Pavone, dotata
di una neviera così profonda, che per raggiungere il fondo occorre
affrontare molti scalini (ma è possibile vederla anche dall’alto,
attraverso lastre di vetro antiproiettile). Sotto un gazebo elegante e
spazioso, con decine e decine di comode sedie, il docente della
Cattolica di Milano, Francesco Lenoci, domenica 4 agosto ha
presentato il libro “La porta della neve” di Toni Augello.
Non me la sento di salire in cattedra per parlare di una neviera, che
è, come tanti sanno, il luogo in cui veniva conservata la neve, che
trasformata in ghiaccio era venduta ai negozi in estate: dai vecchi e dai
competenti più di vent’anni fa appresi sommarie notizie della struttura
e proprio nella masseria di Pavone, la cui aia a suo tempo è stata
modificata in un ampio cortile all’ombra di ulivi frondosi. Alla
bellezza del luogo si aggiunge il pregio di poter vedere in lontananza
la Basilica di San Martino, la torre dell’orologio e le case che fanno
loro da corona.
Stando in macchina con Leo Pizzigallo non avevo capito che la
destinazione era raggiungibile voltando a destra alla rotonda sulla via
per Locorotondo, e lo stesso Leo, martinese doc e conoscitore di
questa autentica perla, che è la Valle d’Itria, era un po’ disorientato,
pur avendo le mappe nel cuore. Quindi, qualche momentanea
indecisione e infine la targa: “Masseria Pavone”. Subito dopo
l’ingresso, stupore, piacere, sorpresa, incanto, ammirazione per i valori
aggiunti nel tempo. Per un tratto mi ha fatto da guida lo stesso titolare,
che poi , richiamato dagli impegni, mi ha affidato alla figlia Costanza,
una bellissima ragazza che per sua natura conosce bene l’arte
dell’ospitalità.

Screenshot 20240806 062432Verso le 19, il pubblico sparso ad osservare i trulli, il corpo di
fabbrica, la chiesetta… è stato invitato a sedersi davanti al tavolo già
occupato da Augello, simpaticamente spiritoso e contento di poter
raccontare il libro e la propria storia; e Francesco Lenoci, abile
esploratore dell’animo umano e diffusore della bellezza della Puglia,
di Martina Franca e della Valle d’Itria in particolare in ogni parte
d’Italia.
Valle d’Itria, paradiso in terra. Chi è l’autore di questo gioiello?
Bernini, Michelangelo, Brunelleschi? Chi? Chiedono in tanti. “E’ stato
un contadino, un umile figlio della terra”, ha risposto un poeta

domenica, Sante Ancona, con la voce di Lenoci, nato da un sarto di
grande talento, Martino. E queste case incappucciate? “Un muratore.
L’uno e l’altro analfabeti, ma nel cuore l’Arte e l’Amore”. Sei grande,
contadino!”. E’ lui che ha messo in piedi questo scenario maestoso,
questo paesaggio, a cui si ispirano ancora artisti del pennello e poeti.
Il bracciante usò le pietre sparse nel suo stesso pezzo di terra. Pietra
su pietra. Sante Ancona, martinese trapiantato a Firenze, sogna
Martina, la celebra con passione, la esalta: “Tu costellasti questa
cittadina/ di fazzoletti d’oro e di smeraldi…”, viti nane (rubo
l’immagine a Raffaele Carrieri), terra rossa accarezzata dal sole,
“casedde” biancolatte, ulivi, muri a secco antropomorfi, pietre che
parlano, testimoni del tempo.
Lenoci, che vanta molti titoli, tra cui quello di ambasciatore della
cultura sammarchese nel mondo, e ieri vicepresidente
dell’Associazione regionale pugliese ai tempi dell’indimenticabile
Dino Abbascià, ha bersagliato di domande l’autore di “La porta della
neve”, scandagliandone il pensiero, la cultura, le conoscenze,
strappandogli anche brani di storia antica. “Prima di giungere in Puglia
un superiore mi ha raccontato che persino una parte dell’esercito di
Spartaco si rifugiò sulla montagna del Gargano per sfuggire alle
truppe imperiali, durante la Terza Guerra Servile”, dice nel libro un
comprimario…
Augello non ha perso un colpo, ha dominato la scena soprattutto
quando la domanda è caduta sulla propria esperienza nell’ambito
enogastronomico, spaziando fra gelati e loro provenienza. E Lenoci
approfondiva, incalzando. “Nel ‘700 i martinesi conservavano la neve
nelle neviere. E quando non nevicava i proprietari e gli appaltatori la
facevano arrivare dalla Basilicata, dalla Calabria e persino dalla
Grecia”…
Un duello dialettico interessante. Come interessante è il libro, scritto
con stile vibrante, limpido come l’acqua d’un ruscello. Un libro
avvincente, in cui l’autore parla anche dei briganti, il cui capo era
braccato con tutti i suoi uomini; le autorità si erano riunite presso il
Palazzo di Città per stabilire strategie efficaci a metterlo in trappola,
ma lui e il suo esercito erano imprendibili.
L’autore è appassionato di storia, anche di quella che non si studia
nelle scuole. E descrive momenti salienti con scioltezza e prontezza.
“Ci sono cinque bande che operano tra San Marco in Lamis, Apricena,

San Severo e Torremaggiore, e due a Monte Sant’Angelo, una a
Mattinata, una a San Nicandro e una a Cagnano. Una brutta gatta da
pelare per chi ha il compito di stendere una rete per afferrare “‘U
Zambr”, sammarchese al secolo Angelomario Del Sambro, che
seminava terrore nelle campagne fino a San Severo. Per neutralizzarlo
si decise anche di trasformare alcune masserie in presidi difensivi.
Il dialogo tra Lenoci e Augello, redattore conduttore di Padre Pio Tv,
attira, cattura, seduce. Il docente insiste sulla trama del libro:
“Michele, Giovanni e Giuseppe presero a rimuovere le assi di legno, i
rami e le frasche che fungevano da copertura a quello che era un vero
e proprio serbatoio di ghiaccio ricavato nella nuda terra… Questa era la
funzione di una neviera: conservare intatta per tutta la durata della
stagione estiva la neve caduta l’inverno precedente”. Augello è
preciso, amante dei dettagli, descrive anche il ruolo della paglia tra
uno strato di circa un paio di palmi di neve e l’altro. Al momento
opportuno, cioè quando si rimuove la paglia, ecco comparire la neve”.
Tanti fatti, tante discussioni tra i personaggi di questa egregia opera
che Augello ha già presentato in diverse sedi. “San Giovanni Rotondo
prima dell’arrivo del frate diventato santo era un borgo con pochissime
anime. Conquistò la fama nel mondo con le opere di quel frate giunto
da Pietrelcina (la Casa Sollievo della Sofferenza, nel ‘51, tra queste). E
con la fama le offerte per la costruzione dell’ospedale e altro.
Lenoci ha ricordato che dalla neve diventata ghiaccio nelle neviere
martinesi ricavavano e vendevano, in estate, “i famosi e voluttuosi
sorbetti al limone, al rosolio, alla menta, al vincotto…”, fornendo
l’occasione ad Augello di ripescare la storia di questa delizia, che
ristora le nostre giornate estive. Subito dopo ha ripetuto gli altri titoli
di questa trilogia della neve “dedicata all’affascinante figura del
nevialo”: “Il mercante del freddo”, nel 2011, “La neve cade ancora,
nel 2021 e nel 2023 “la porta della neve”, che narra le vicende di
Nannì, che conserva la neve d’inverno sul promontorio per rivenderla
d’estate presso “la porta della neve”. La copertina del romanzo, come
quella dei libri precedenti, è opera dell’illustratore e graphic designer
Donato Turano.

Il pubblico ha seguito la presentazione in un silenzio totale e con
grande attenzione e interesse. Qualcuno avrebbe voluto fare domande,

ma si faceva tardi e calava il buio. In prima fila Benvenuto Messia
(fotografo di altissimo livello di Martina Franca, attore, poeta in
vernacolo, il Bartali della città del Festival della Valle d’Itria);
Giovanni Potenza, il famoso scalatore dei grattacieli di New York; il
professor Pavone; l’editore Silvio Laddomada con la moglie Alba…
Sarebbe stato bello anche visitare la neviera, di cui è dotata la masseria
(la visita era infatti in programma), ma è saltata per l’ora inoltrata. Ma
sicuramente è stata solo rimandata.
Nella masseria si svolgono iniziative soprattutto culturali che non
lasciano indifferenti. Testimoni, luminarie e luci solari che illuminano
soprattutto i tronchi degli ulivi e le cuspidi dei trulli. Il luogo è
riposante, tranquillo, silenzioso. Non vi si sente neppure lo sferragliare
della Littorina che da Martina corre a Lecce.
La ricordo fin dagli anni ‘50, quando dopo mezzanotte la prendevo
per andare a Brindisi, per confezionare, con il giornalista Livio De
Luca, abruzzese-milanese- tarantino, il settimanale “Il Meridionale”
dell’avvocato Alberto Margherita. Da Taranto a Martina viaggiava
invece la locomotiva a vapore, che sbuffava, ansimava, fischiava,
avvolta dal fumo emesso dalla ciminiera che aveva sulla fronte. Erano
i tempi della piattafoma girevole che le consentiva di mutare
direzione. Per la cronaca quell’aggeggio c’è ancora, ma è arrugginito e
mezzo sepolto.

—–

Redattore conduttore di Padre Pio Tv

TONI AUGELLO RACCONTA
LA STORIA DELLE NEVIERE
Il libro è stato presentato domenica
4 agosto nella bellissima masseria di
Paolo Pavone, a Martina Franca, tra
ulivi e luminarie, aiuole e capasoni
trulli e piscina. Pubblico numeroso
e attento, tra cui Giovanni Potenza,
il famoso scalatore dei grattacieli di
New York.

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