Di seguito un comunicato degli organizzatori:
Incertezza del vivere quotidiano, omosessualità, contrasto tra illusione e realtà. Sono i temi al centro della «Dodicesima notte» con cui la Compagnia Diaghilev celebra William Shakespeare nel quarto centenario della scomparsa, portando in scena la celebre commedia del Bardo al Teatro Van Westerhout di Mola di Bari dal 6 al 9, dal 13 al 16 e dal 20 al 23 ottobre (feriali ore 21, domeniche ore 19, posto unico 10 euro, info e prenotazioni 333.126.04.25).
L’allestimento, una nuova produzione realizzata nel «Programma regionale di spettacolo dal vivo per la valorizzazione delle risorse culturali e ambientale della Puglia-2016», porta la firma alla regia di Massimo Verdastro, tra i grandi interpreti della scena italiana. Premio Ubu e Premio Eti Olimpici del Teatro, una carriera caratterizzata dalla scoperta, interpretazione e direzione delle nuove drammaturgie e una serie di collaborazioni da Peter Stein a Luca Ronconi, prima delle esperienze con i Magazzini di Lombardi-Tiezzi, la Compagnia Krypton di Giancarlo Cauteruccio e l’istituzione della compagnia Verdastro-Della Monica, l’artista romano ha curato con Marco Ortolani l’adattamento del testo scespiriano dalla traduzione di Masolino D’Amico.
Elisabetta Aloia, Antonella Carone, Teo Guarini, Francesco Lamacchia, Loris Leoci, Vito Lopriore, Tony Marzolla, Paolo Panaro, Giulia Sangiorgio e Giuseppe Scoditti sono gli interpreti di questa commedia corale fondata sugli equivoci, sugli scambi di identità e di genere, nella quale amore ed espedienti si mescolano sapientemente attraverso le vicende di Sebastian e della sorella gemella Viola, che travestita da uomo si fa strada in un mondo dominato dagli uomini.
Naufraga con il fratello in una terra sconosciuta, l’Illiria, Viola decide di entrare a fare parte del nuovo mondo sotto spoglie maschili generando una serie di equivoci attraverso i quali i vari personaggi sveleranno la loro natura più profonda. «La Dodicesima notte è, infatti, la commedia dell’androginia, uno dei nuovi temi della cultura rinascimentale», racconta Verdastro. «Shakespeare fa suo questo dato culturale. E agli albori del XVII secolo concepisce un’opera in cui l’omosessualità dichiarata di Antonio nei riguardi di Sebastian, quella apparente del duca Orsino verso Viola-Cesario e quella nascosta di Olivia nei riguardi dello stesso personaggio, diventa elemento di contrapposizione al prevalente codice di comportamento eterosessuale. L’omosessualità – spiega ancora Verdastro – in Shakespeare è un sentimento in divenire, non una consuetudine culturale già acquisita. Per cui, nel travestimento di Viola, nel turbamento che lei prova e provoca negli altri personaggi, si avverte la volontà di trasgredire o sovvertire ordini di percezione già acquisiti, di sperimentare una diversa eccitazione della mente di fronte alle molteplici possibilità d’essere».
Scene e costumi portano la firma di Tommaso Lagattolla, le luci quella di Marcello D’Agostino. Musiche a cura di Marco Ortolani, preparazione vocale e musicale di Francesca Della Monica, mentre i movimenti mimici e l’assistenza alla regia sono di Giuseppe Sangiorgi.