Il sindaco di un Comune del tarantino si è visto recapitare, in via telematica, ad inizio settimana il consueto dato dei contagi da corona virus e delle persone in isolamento. Analizzando i casi aveva rilevato un’anomalia. Clamorosa. Nell’elenco dei positivi al test corona virus, anche un morto otto mesi fa (ed esito dello screening fatto risalire a gennaio: quando la pandemia non c’era) e una deceduta a settembre. Senza un’accurata valutazione in sede di conteggio dei contagiati per fornire i dati alla popolazione, quei decessi farebbero parte del numero di contagiati attuali.
Se non specificamente motivata, una svista. Non certamente una maniera sistematica di fornire al Comune, o ai Comuni, dati sbagliati (perché nei precedenti conteggi non era così) ma il rigore, che non deve solo riguardare il tarantino, è d’obbligo soprattutto in questo periodo in cui le zone e le regioni sono state suddivise secondo dati anche numerici. Ed è d’obbligo perché poi i sindaci quei dati forniscono ai cittadini. Che quando lamentano lentezze, dati non veritieri ecc. scaricano sui sindaci le loro lamentele. Ma i sindaci non c’entrano niente.