Gli inquirenti hanno sostenuto, senza soluzione di continuità, l’importanza delle tracce telematiche, per risolvere il caso. Dal loro punto di vista, l’accusa ha un tassello in più, grazie proprio a internet: Giosuè Ruotolo, attraverso un falso profilo di social network, inviava messaggi molesti a Teresa Costanza.
Dunque potrebbe esserci una vicenda passionale, all’origine del duplice omicidio della sera del 19 marzo 2015, nel parcheggio antistante il palasport di Pordenone, quando Trifone Ragone e la sua fidanzata, appunto Teresa Costanza, vennero uccisi con cinque colpi di pistola complessivamente. Da qualcuno che li conosceva, secondo l’accusa. Uno che poteva entrare senza particolari problemi nella loro auto, per fare fuoco. Giosuè Ruotolo, campano, commilitone e per un periodo coinquilino del militare di Adelfia, era quella persona che poi fece fuoco, secondo l’accusa. Anche la fidanzata di Ruotolo è coinvolta nell’accusa, favoreggiamento di Giosuè le viene contestato.
L’avvocato dell’indagato dice che i messaggi inviati a Teresa Costanza erano, da parte di Giosuè Ruotolo, delle comunicazioni tutt’altro che moleste, invece erano finalizzate a dire a lei di stare attenta ai comportamenti del suo fidanzato.