Il tavolo di coalizione del centrodestra, oggi, è stato annullato. Ci sono trattative riservate e, afferma il coordinatore Ncd pugliese Massimo Cassano, forse è meglio questa strada: siamo a buon punto. Intanto le frizioni fra Berlusconi-Vitali da una parte e Fitto-Schittulli dall’altra restano tutte. Forza Italia rischia l’isolamento dalla coalizione guidata dall’oncologo il quale, dal canto suo, ha diffuso in internet, tramite il suo sito internet, il programma per le elezioni regionali, quale candidato alla presidenza della Puglia. Di seguito, il testo integrale:

LA PUGLIA  verso il CAMBIAMENTO

NON PUO’ PIU’ TRADIRE I SUOI SOGNI, IL SUO FUTURO

 

Il programma;

Come e con quali strumenti;

Una indispensabile premessa;

L’Incipit (del programma);

  • Gli interventi per “Aree funzionali”:
  • Area “Sociale”
  •  Area “Economia e sviluppo”
  •  Area “Territorio e ambiente”

Un’attesa durata dieci anni

Dopo dieci lunghi anni, siamo pronti per creare le condizioni perché della Regione Puglia, si incominci a parlare, finalmente, di quella del “giorno dopo”, per ripartire immediatamente con un programma di prospettive, fatto di proposte concrete su alcuni temi di maggiore interesse per i cittadini, problemi “ieri” o disattesi oppure trascurati, per puro calcolo partitico.

Quella di “ierici lascia una forte domanda di etica pubblica, ci lascia solo annunci, discorsi inconcludenti, dai contenuti vuoti e falsamente accattivanti, pur se esaltati da una comunicazione forse anch’essa ingannata, come molti cittadini, da presunte iniziative innovative e mirabolanti che, però, non hanno prodotto un solo posto di lavoro a fronte di milioni e milioni di euro spesi.

Esaminiamo i dati che sono a disposizione di tutti e non possono essere modificati con interpretazioni letterarie o poetiche.

Il Rapporto Svimez 2014, il Report di Banca d’Italia – Sede regionale della Puglia, relativo all’andamento dell’economia della nostra regione nei primi 6 mesi del 2014, lo studio di Confartigianato imprese Puglia, sulla dinamica del credito alle imprese pugliesi nel periodo agosto 2013 – agosto 2014 e le recenti stime Istat, delineano un quadro della Istituzione regionale totalmente diverso dalle dichiarazioni più volte espresse dal governatore Vendola e da esponenti del suo governo.

Proprio nella nostra regione:

  • Il Pil regionale del 2013 è in picchiata del 5,6% rispetto al 2012 e del 14,3% rispetto al 2007, l’anno prima della crisi. Secondo le recentissime stime dell’Istat, peggio della Puglia nel 2014, in quanto il Pil pro capite pari al 51% del centro-nord, c’è soltanto la Calabria;

l’attività economica nella regione è diminuita più che nella media nazionale;

  •  la debole domanda pubblica e privata ha sfavorito maggiormente il settore delle costruzioni rispetto a tutti gli altri, anche se l’agroalimentare registra segnali incoraggianti di ripresa nel corso del 2013 rispetto all’anno precedente;
  • le condizioni del mercato del lavoro si sono ulteriormente deteriorate, specie per i più giovani, anche se i più istruiti hanno risentito meno della crisi. Giovani e donne pagano più di tutti La condizione di crisi: i giovani disoccupati di età inferiore ai 24 anni sono il 49%, mentre il tasso di occupazione femminile è del 29,5%;
  •  il tasso di disoccupazione nel 2013, quindi, è stato ben superiore al dato nazionale ed è un fattore determinante che spinge i giovani pugliesi a scegliere la strada dell’emigrazione, contribuendo a quella desertificazione intellettuale che aumenta di anno in anno. Una desertificazione che si afferma di pari passo con la decrescita dell’indice di natalità;
  • il credito alle famiglie si è ridotto e la ricchezza pro capite delle famiglie è lontana dalla media nazionale; la qualità del credito, più in generale, ha ancora risentito del perdurare della congiuntura negativa;
  • una congiuntura che si è estesa anche ai consumi alimentari crollati in Puglia dell’11,3%, oltre ad essere la Regione che ha tagliato di più la spesa alimentare dall’inizio della crisi;
  • l’economia reale registra il segno meno nel valore aggiunto regionale, nel fatturato industriale, nell’export dove si registra una notevole diminuzione pari al 14,4%, rispetto al – 8,7% delle regioni del sud; stessa situazione nel valore aggiunto delle costruzioni e dei servizi, nell’occupazione e nell’erogazione del credito bancario (intermediazione finanziaria) che costringe le imprese a ridurre ulteriormente la spesa per investimenti nel 2014 e a ridimensionare i piani per il 2015, malgrado le attese positive sull’evoluzione degli ordini e della produzione per i prossimi mesi. E’ da augurarsi che gli istituti bancari rivedano tale atteggiamento, ad esempio, in vista dell’attuazione del Programma di Sviluppo Rurale dove il loro ruolo diviene fondamentale in quanto dovranno sostenere gli investimenti attraverso il finanziamento, nella maggior parte dei casi, del 50% a carico dei privati;
  • la sorpresa dai risvolti più negativi è quella relativa al turismo internazionale: la Puglia glamour raccontata dalla Regione si scontra con i dati dell’indagine campionaria che evidenziano, per i primi sette mesi dell’anno, arrivi e presenze in calo, rispettivamente, del 14,9% e del 20,2%, in controtendenza rispetto al Mezzogiorno. Va detto che questi dati rilevati dalla Banca d’Italia, sono stati contestati dalla Regione che ha un suo osservatorio telematico, i cui metodi di rilevazione non hanno per nulla convinto i tecnici della stessa Banca d’Italia;
  • merita menzione un bluff a parte: il Presidente Vendola commentando i dati negativi diffusi da Svimez sull’utilizzo delle risorse comunitarie, ha sottolineato come la Puglia rimane, insieme alla Basilicata, la Regione del sud che più spende i fondi europei. Ma lo stesso Governatore sostiene che “non stiamo perdendo risorse”, nonostante la Commissione Ue recentemente abbia interrotto i pagamenti per 523 mln di euro di fondi Por e Fers da luglio 2014perchè la Regione avrebbe effettuato controlli “deboli su spese che Bruxelles sospetta vi siano aiuti di Stato, irregolarità in appalti pubblici e spese non eleggibili” e bloccato anche 155 milioni di fondi europei del Programma operativo interregionale energie rinnovabili e risparmio energetico 2007-2013, dove è anche interessata, con altre regioni, anche la Puglia (G.d.M. dell’11 marzo 2015);
  • altro dato significativo, è l’alta la vulnerabilità del territorio regionale alla criminalità organizzata, soprattutto di tipo economico: gli imprenditori devono poter lavorare in serenità e sapere che la partecipazione alle gare pubbliche, avverrà con sistemi trasparenti e corretti. Dobbiamo stringere dei patti di legalità con le varie categorie sociali e datoriali perché lo sviluppo della nostra regione avvenga in un contesto di efficienza, trasparenza e legalità. Si impongono azioni per rendere il territorio più sicuro ed impermeabile a qualsiasi influenza di segno opposto, potenziare i presidi di sicurezza: ignorare o sottovalutare i rischi che in questo settore si annidano, sarebbe un grave errore.

Ma tutto questo accade nel silenzio generale, anche con la complicità di una comunicazione narcotizzata, come già detto, perché affollata di comunicati stampa di “regime”, insignificanti e vuoti di contenuti, mentre i dati di controtendenza sono celati ai cittadini.

Valga a solo titolo esemplificativo, le costose campagne pubblicitarie martellanti per esaltare il successo del progetto denominato “spiriti bollenti”, tanto reclamizzato, che di cocente ha solo registrato la delusione per non aver creato un solo occupato. A giovani laureati in differenti discipline, è stato pagato un soggiorno in diverse città europee per potersi formare, ma con l’impegno di rientrare in Puglia per mettere al servizio dell’economia del territorio, l’esperienza maturata all’estero. Insomma, il progetto si è “tradotto” in un soggiorno all’estero pagato dai contribuenti pugliesi a vantaggio della sola propaganda, una vera e propria “reclame”, come tante e tante altre trovate immaginifiche, illudendo chi, ingenuamente, pensava che da un momento all’altro potesse toccare anche a lui una occasione simile per entrare nel mondo del lavoro.

Nessuno, o quasi, di quei giovani laureati ha trovato lavoro, ma solo una “bollente” delusione. Così come, una riflessione dovrebbe farlo il sistema delle Università pugliesi: i giovani laureati fuori della Puglia ammontano a 9.521 e sono il 40,5% del totale dei residenti pre-iscrizione. Si tratta di una quota consistente già nella fase delle scelte localizzative del dove studiare e dove conseguire la laurea (dati IPRES 2013-2014).

Il “regime”, invece, nel decennio passato, ha pensato bene di inventarsi istituti, enti, consorzi, fondazioni, agenzie, società regionali ecc., affidandole in gestione ad amici incapaci che hanno semplicemente accumulato disavanzi su disavanzi.

Si pensi all’Acquedotto Pugliese, in questo periodo al centro di polemiche per le spese pazze di un suo ex amministratore unico, che qualifica la sua azione per “lalta spesa per consulenze legali esterne ….” (Corte dei Conti). La società Aeroporti di Puglia che mantiene i “conti” in equilibrio, solo grazie alle contribuzioni regionali in conto esercizio.

Così, la finanziaria in house della Regione, Pugliasviluppo che gode di contributi in conto esercizio erogati dalla Regione e “destinati al finanziamento di esigenze di gestione” (Nota Integrativa): esigenze che potrebbero in realtà essere svolte da strutture regionali destinate a tali incombenze.

Ancora, la società di cartolarizzazione, Puglia Valore Immobiliare, costituita in pieno scoppio della bolla immobiliare, che dopo tre anni, per i “non” risultati raggiunti, a fronte dei reiterati costi di costituzione (in realtà sostenibili una tantum, solo all’atto di costituzione) si è meritata le censure della Corte dei Conti.

La Fondazione Apulia Film Commission che pur addossando il 79% delle spese di gestione corrente ai Fondi FESR, registra una perdita di esercizio al 31/12/2013.

Ed, infine, Puglia Promozione, l’Agenzia Regionale per il Turismo, anch’essa tenuta in vita dai cospicui contributi dei Fondi FESR, oltre ai rilevantissimi trasferimenti ordinari della Regione.

A ciò si aggiunga che sono stati fatti rivivere, addirittura, enti soppressi (i Consorzi ASI), e tutto ciò nell’ottica di accrescere consenso, occupando quanto più spazio possibile di potere.

In questo sconcertante scenario, noi dobbiamo impegnarci per vincere, per ridare alla Puglia la sua collocazione geografica, rilanciare le sue capacità produttive, la sua cultura e, soprattutto, la sua popolazione.

La Puglia è ricca di energie vive che in questi anni sono state trascurate e si sono assopite.

LA PROPOSTA

La proposta di metodo del programma elettorale di coalizione, è stata condivisa dalle diverse formazioni politiche del centro destra ed è il risultato di un sentire comune rispetto a temi d’interesse registrati tra la gente che avverte sempre di più il desiderio di essere amministrata da una classe dirigente non sottomessa al potere per il potere.

Come la proposta, alla cui stesura hanno partecipato amici e sostenitori dalle diverse esperienze ed estrazioni politiche, deve tendere a coinvolgere tutti nel segno dell’impegno?

Bisognerà:

  • lavorare per un’idea comune, e cioè per quella di vivere in una società regionale sempre più coesa, particolarmente in un momento così difficile, dove è altissimo il rischio di esclusione;
  • unire e unirci nel rispetto dei principi più sani della parità e della rappresentanza, nella quale tutto il centrodestra, crede;
  • essere tutti insieme cittadinanza attiva con la voglia di uscire allo “scoperto”, perché è questo il momento di contribuire e partecipare alle scelte future per la nostra regione;
  • ritornare a creare le condizioni di sviluppo civile e sociale per i nostri giovani perché non debbano lasciare la loro terra dove sono nati, dove sono i loro affetti, o per studiare o per cercare lavoro;
  • creare le condizioni perché i nostri giovani possano studiare, lavorare e formare famiglia;
  • sviluppare nuovi saperi, la ricerca, le produzioni nei diversi settori economici, dall’agricoltura al turismo e alla cultura, dai servizi al commercio e all’artigianato, al manifatturiero, alle piccole e medie industrie;
  • consentire a tutti di poter fare le scelte più opportune per la propria vita e costruire il proprio futuro senza temere emarginazioni, oppressioni, pregiudizi e discriminazioni;
  •  guardare al Mediterraneo, alle culture transfrontaliere e alle buone pratiche dei rapporti culturali, sociali ed economici.

 Come e con quali strumenti?

Bisognerà:

  • ascoltare, essere fattivamente disponibili a sentire direttamente suggerimenti e apporti di tutti, così come cogliere senza interpretazioni o intermediazioni i bisogni di chi febbrilmente è mortificato, stretto dalle necessità, non sempre di natura finanziaria, forse anche conseguenza di storie di emarginazione, di distinzione, di appartenenza e di sopraffazione;
  • intervenire su tutte le molteplici competenze ascritte alla “Istituzione” Regione nel rispetto del dettato costituzionale, una Regione che legifera, programma, coordina, dirige e controlla, con un forte impegno per la legalità e per l’etica pubblica, in ogni azione promossa e realizzata nel governo dell’intera comunità amministrata con una veduta sistemica integrata da una visione “globale” con ricadute in ambito “locale”;
  • semplificare, iniziando dallo sceverare, dal distinguere quello che è superfluo, ridondante sia negli apparati di governo che in quelli di amministrazione, da quello che per legge è essenziale e serve all’esercizio del potere. Di un potere asciutto, efficiente e non più paludato come siamo stati abituati a vedere oggi con la creazione surrettizia ed inefficiente di agenzie, consorzi, società, fondazioni, enti ecc.. 

UNA  INDISPENSABILE  PREMESSA

Va premesso, prima di illustrare brevemente gli indirizzi del programma, che la crisi come si è affacciata nella seconda metà del 2008, molto probabilmente, segnerà la fine di un ciclo storico. Ed è all’interno della trasformazione in atto, dove con le nuove regole dei mercati, cambia il lavoro interessato da una nuova dinamica fra costi produttivi, qualità, diritti sociali, ambiente e tecnologie. E’ in questo nuovo scenario che bisogna intervenire in una partita aperta dall’esito nient’affatto scontato.

Come?

O restare nel passato, ancorati al vecchio modello di sviluppo, oppure cercare nuove traiettorie, direzioni socialmente sostenibili, operando scelte concrete, anche per ridare credibilità alla Istituzione regionale.

 

Ma, non con le parole. Perché se sei utile ai cittadini, si può riconquistare la credibilità, mentre, se non lo sei, questa credibilità non te la dà nessuna operazione di marketing, come è accaduto nella Regione di “ieri”.

La direzione principe è una ed una sola: se si dice che spetta a noi scegliere, chi crede nel cambiamento, come noi, deve partire da sé, deve dire subito cosa vuol fare.

Allora, diciamolo subito: per rafforzare la credibilità verso i cittadini, ci dobbiamo porre in termini nuovi, prima di tutto sul tema della fattiva partecipazione dei cittadini alle scelte per invertire una consolidata tendenza di opzioni calate dall’alto e della riforma dell’amministrazione regionale. Dobbiamo sollecitare e promuovere un nuovo orientamento della politica, con nuovi comportamenti individuali e collettivi che abbiano come finalità primaria la realizzazione del miglioramento del bene comune, secondo criteri di giustizia, equità e solidarietà sociale.

Per fare questo ci vuole rigore etico, trasparenza, efficienza e sobrietà.

L’INCIPIT

(del programma)

Noi crediamo nell’incipit del nostro programma, delle nostre proposte, e cioè di come ci si dovrà muovere per cercare il consenso dei cittadini, operando scelte credibili. Il programma si sofferma, come vedremo, sui temi di maggiore interesse, quelli più attuali e stringenti. Per facile lettura, le competenze regionali sono raggruppate in “aree” organizzate per materie omogenee e coerenti alla Costituzione oggi vigente. Infatti, allo stato parlare di riforme costituzionali è ancora presto, in quanto le modifiche al Titolo V°, tanto annunciate, sono ancora lontane dall’essere operanti.

Però prima di entrare nel merito degli interventi da mettere in campo nei prossimi cinque anni per ciascun raggruppamento di materie e funzioni, un’attenzione particolare va riservata nei confronti:

 della Città metropolitana di Bari e delle Province.

Dobbiamo fare in modo che, sin dai suoi primi passi, si dia sostanza alla nuova istituzione in modo tale che le peculiarità di ciascun territorio, oggi alquanto sfilacciato, si mescolino attraverso la creazione di un sistema integrato, con tutte le aree del territorio metropolitano, anche tra quelle più distanti tra loro.

Così, come, se confermata la bozza di modifica costituzionale del Titolo V°, che sostituirà le province con le cosiddette Aree Vaste, la Regione potrà trasferire a queste ultime, tutte quelle attività di interesse infracomunale, ingestibili in modo frazionato, oggi attribuite ad enti, consorzi, agenzie regionali e quant’altro di gradimento della politica.

  • della programmazione Europa 2014 – 2020.

Ciò di cui siamo certi è che il quadro nazionale della nuova programmazione dei fondi comunitari, è stato sostanzialmente completato, come anche quello regionale, ed è all’interno di questi documenti già delineati che noi dobbiamo inserire le nostre richieste e far valere le nostre progettualità.

E’ stato definito “il tema” di cui ci si dovrà occupare, sono stati indicati “gli obiettivi” che s’intendono perseguire, “le azioni” necessarie da mettere in campo e “i risultati” da raggiungere.

Sono quattro le missioni che vanno perseguite:

– lavoro e competitività dei sistemi produttivi ed innovazione;

– valorizzazione, gestione e tutela dell’ambiente;

– qualità della vita ed inclusione sociale e istruzione, formazione e competenza.

In particolare, nel quadro di una strategia complessiva europea volta a sostenere l’occupazione, la produttività e la coesione sociale, dovremo:

-promuovere entro il 2020, un abbassamento percentuale dell’attuale tasso di disoccupazione tra i 20 e 64 anni;

investire il 3% del prodotto interno lordo in ricerca e sviluppo, sostenendo le piccole e medie imprese (p.m.i.) per  partecipare a  consorzi per realizzare concretamente progetti d’innovazione tecnologica e organizzativa;

-ridurre le emissioni di carbonio ed aumentare la quota di energie rinnovabili ed incrementare l’efficienza energetica;

-ridurre il tasso di abbandono scolastico ed aumentare quello dei giovani laureati,

-incentivare la meritocrazia nei giovani che studiano ed entrano nel mondo del lavoro;

– abbattere il numero delle persone a rischio povertà.

Una particolare attenzione sarà rivolta ai cosiddetti “Fondi diretti”, gestiti direttamente dalla Unione Europea, ai quali riportarsi per esplorare ulteriori ambiti di progettazione e accesso a finanziamenti comunitari aggiuntivi, come ad esempio la Via Francigena del Sud.

  • da Expo 2015.

A partire da quando saremo al governo della Regione e per tutto il tempo che ci separerà dalla conclusione dell’Expo, questo evento offrirà una grande opportunità di comunicazione e di promozione alle comunità produttive di base, agli agricoltori, alle imprese alimentari, alla catena della logistica e della distribuzione, al comparto della ristorazione, ai centri di ricerca e alle aziende che intendono valorizzare le innovazioni e le tecnologie produttive che generano un prodotto alimentare sano, operando nella preparazione e conservazione dei cibi, per garantire la qualità del cibo con appropriati sistemi di tutela e monitoraggio per scongiurare contraffazioni e adulterazioni. Nella nostra regione operano di già grandi, piccole e medie aziende di produzione e trasformazione dei prodotti agricoli che valorizzano le produzioni locali in un unicum che parte dalle coltivazioni sino alla commercializzazione dei prodotti.

Un esempio di futuro per una agricoltura moderna, cioè naturale e scientifica, in tutta la filiera dalla produzione alla conservazione, dalla logistica all’industria alimentare, che potrà esaltare il nostro patrimonio di cultura della produzione e della alimentazione, di cui siamo parte importante, come detto, in tutto il territorio regionale.

  • da Matera 2019.

Seppure con una visione temporale che sembra lontana, questo importante evento va colto come un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. In particolare, partendo dalla fruizione dei sistemi di trasporto (aereo e ferroviario in primo luogo), questo evento deve essere vissuto come una rilevante occasione, insieme ai lucani ed alla programmazione che si sta sviluppando, per promuovere anche la nostra Puglianuova, muovendo da eventi come ad esempio, nella cultura religiosa, la Via Francigena del Sud (già richiamata), Culto micaelico e devozionale di San Padre Pio, che sono in termini culturali di dimensione transfrontaliera; successivamente promuovere altri eventi culturali, da quello musicale (Mercadante, Giordano, Piccinni, Modugno, ecc) a quello di valorizzazione dei siti archeologici (Altamura, Tomba della Medusa,ecc.), ancora a quello storico, come il “Puer Apuliae”, che ha legato il suo destino alla Puglia ed anche alla Basilicata. Giungere in estrema sintesi ad un’offerta culturale complessiva, dal turismo all’enogastronomia, dal paesaggio all’ambiente, promuovendo l’intero territorio pugliese, unitamente a quello lucano.

  GLI   INTERVENTI   PER “AREE” FUNZIONALI

L’Area “Istituzionale”

<La governance>

Per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini, di cui si diceva, bisognerà codificare stabili relazioni tra i diversi soggetti capaci di costruire una visione comune, dove ciascuno fa la sua parte.

Non basta approvare una legge, bisogna essere realisti, e cioè o riusciamo a costruire una condivisione con i soggetti che operano nel territorio e per il territorio, o sarà difficile realizzare qualsiasi risultato.

Questa partecipazione servirà per costruire una governance, non barocca, senza nessuna forma di centralismo regionale, che realizzi una coerenza tra le leggi e gli indirizzi regionali e le politiche nel territorio delle altre istituzioni, anche nel campo finanziario.

Un’occasione unica, come già detto in apertura del programma, è rappresentata dal riordino delle funzioni provinciali sul territorio regionale, a seguito della contestatissima riforma delle Province. La Provincia, ora Area Vasta della legge 56 del 2014, se verrà confermata dalla ventilata riforma costituzionale, potrà essere destinataria di trasferimenti da parte della Regione, di funzioni e compiti operativi e di servizio per i cittadini, cosa del tutto ignorata dal governo regionale da dieci anni in carica.

Sarà il caso di riscoprire il “ruolo originario”, costituzionale della Regione che, come ente di legislazione, programmazione, direzione e controllo, delega ai comuni l’esercizio e la gestione di funzioni amministrative, tali da intercettare i bisogni di  una comunità sempre più interessata localmente a fruire di servizi al passo con i tempi.

Potrebbe essere quella del 2015, una legislatura di svolta e di rifondazione dell’Istituzione regionale.

Poi, per quanto concerne la riforma dell’Amministrazione regionale bisognerà abrogare una serie di norme di “facciata”, di nessun obiettivo concreto, e di quelle spesso contraddittorie che obbligano a lunghe pratiche burocratiche e all’impegno di moltissimo tempo.

Bisognerà rivedere la pachidermica macchina amministrativa cresciuta solo in funzione di creare posizioni di potere tecnico e amministrativo per essere fedeli e non leali con chi governa.

Conseguentemente, sarà necessario realizzare una efficace e concreta semplificazione delle procedure amministrative, in modo tale da limitare il numero di soggetti che intervengono per autorizzare un’attività e per questa via ridurre gli oneri e i tempi di risposta. Si accorcerà, in tal modo, il rapporto amministrazione-cittadino, amministrazione-sistema economico.

Una volta destrutturate le attuali strutture organizzative, snellite e sveltite le procedure amministrative, sarà agevole costruire nuove modalità di lavoro intersettoriali, in modo tale da rendere efficaci e non parcellizzati gli interventi che vengono posti in essere anche nell’ottica di un sempre maggiore rigore nell’utilizzo delle risorse pubbliche.

 

<La governance  e “i bracci operativi”

Allo stesso modo saranno trattate le numerosissime strutture esterne alla Regione, i cosiddetti “bracci operativi della Regione”, di cui si è appena sopra accennato, come sono venute a crescere nelle diverse forme giuridiche ed organizzative nei tempi della loro costituzione, non solo per obbedire ad un preciso obbligo di legge (spendig review), ma per ricondurre all’ambito regionale quelle attività non esternabili e soprattutto quelle che di strumentale hanno solo l’”affiche” costitutivo. Analoghe iniziative sono previste dalla recentissima manovra finanziaria (Legge di stabilità 2015) per gli Enti locali.

 

Le principali misure da mettere in campo per la razionalizzazione e per ridurre il perimetro delle partecipate regionali, consistono nel limitare i settori d’intervento degli affidamenti in house, oltre a rivedere “la pratica”, sin qui seguita dalla Regione, relativa alla contribuzione in conto esercizio, erogata in favore delle partecipate, che quant’anche normativamente disciplinata, dovrà essere rimodulata.

Saremo attenti a subordinare la concessione del contributo, che come è noto integra i ricavi dell’azienda, ad una condizione sospensiva, e cioè all’effettiva accertata necessità di coprire con il contributo pubblico le spese correnti di esercizio (esclusi sprechi e quant’altro).

Pertanto, niente automatismi, in quanto le stesse società potrebbero anche non aver più bisogno di alcuna contribuzione. Una evenienza positiva per il mercato e per la concorrenza, e così anche le società partecipate non potranno più sottrarsi a quanto accade nel resto d’Europa.

Una puntuale analisi economico-patrimoniale nonché finanziaria delle controllate dalla Regione Puglia, ha consentito di accertare che la stessa dovrà procedere, ad una urgente quanto radicale azione di riordino delle partecipate, basata su tre principi:

  1. privatizzazione;
  2. incorporazione;
  3. riorganizzazione

In ordine.

È necessario procedere alla privatizzazione (cessione totale o maggioritaria della quota di partecipazione al Capitale Sociale) delle seguenti società:

  • Aeroporti di Puglia: la società deve ritenersi sufficientemente matura per poter procedere esclusivamente con proprie forze.

Per i 4 scali (Bari, Brindisi, Foggia e Grottaglie), i corposi investimenti infrastrutturali già realizzati ed in corso di realizzazione, mettono nelle condizioni la società di operare autonomamente, prescindendo dalla contribuzione pubblica in conto esercizio erogata dalla Regione, la quale ancorché normativamente disciplinata, dovrà essere rimodulata: autonomia raggiungibile solo attraverso la sua privatizzazione.

 

  • STP di Terra d’Otranto: vale quanto appena detto in premessa, e quindi poter prevedere la cessione delle quote di partecipazione della Regione, in quanto sufficientemente matura per procedere con proprie forze.

 

  • Ente Autonomo Fiera del Levante: l’inspiegabile quanto incredibile “tonfo” dell’Ente, non consente ulteriori rinvii in ordine al totale affidamento ai privati di una gestione risultata totalmente fallimentare.

 

È necessario proseguire con la incorporazione, nell’Ente Regione, delle seguenti società:

  • Pugliasviluppo Spa: la società in house della Regione, ha ad oggetto l “esecuzione di attività di interesse generale affidate in sostanziale rapporto di delegazione organica” (Relazione sulla Gestione al 31/12/2013). E allora? L’attività deve essere indifferibilmente incorporata nell’Ente Regione, con conseguente risparmio della contribuzione in conto esercizio (€ 4.794.304,00), la quale ancorché normativamente disciplinata, dovrà essere rimodulata;
  • Fondazione Apulia Film Commission: s’impone l’incorporazione della Fondazione all’interno della Regione per trasformarla in una Direzione interna all’Ente Regione, come accaduto nella Regione Veneto, per occuparsi direttamente delle attività culturali e dello spettacolo, con un risparmio in termini di contribuzione in conto esercizio (nel solo esercizio 2013, € 1.000.000,00), la quale ancorché normativamente disciplinata, dovrà essere rimodulata.

E’ necessario procedere alla riorganizzazione delle seguenti società:

  • Innovapuglia Spa: urge un revirement strutturale della società, atteso che le professionalità di cui la società (rinveniente dalla fusione di Tecnopolis scrl e Finpuglia Spa) è dotata, nel settore delle innovazioni delle tecnologie sia informatiche che delle comunicazioni, non possono continuare a dipendere dall’unico committente Regione Puglia.

La graduale quanto radicale apertura verso progetti offerti dal mercato (e non solo domestico), valorizzerebbe ulteriormente ogni risorsa, risolvendo nel contempo una poco strategica e molto miope totale dipendenza dall’Ente Regione;

  • Acquedotto Pugliese Spa: è necessaria una profonda rivisitazione organizzativa della società, tenuto conto della necessità di:
  • incorporare le due controllate (Pura Acqua Srl e Pura Depurazione Srl);
  • ridurre drasticamente le spese per consulenze esterne pari al 31/12/2013 ad € 7.206.000 (circa 14 miliardi di lire) in presenza di oltre n. 100 contratti di consulenza;
  • Puglia Valore Immobiliare Srl: trattasi di società costituita in pieno scoppio della bolla immobiliare, con l’intento di cedere ad essa gli immobili di proprietà delle Aziende Sanitarie Locali e delle Aziende Ospedaliere della Regione, allo scopo finale di convertire gli immobili di proprietà pubblica in strumenti finanziari più facilmente collocabili sui mercati. La Corte dei Conti dopo tre anni ha duramente censurato i “non” risultati raggiunti a fronte di reiterati costi di costituzione (in realtà sostenibili una tantum, all’atto della costituzione). Per le ragioni evidenziate, in aggiunta all’azione di riordino, v’è la necessità di porre in liquidazione la società di cartolarizzazione.

Conclusivamente, l’azione di riordino e di ristrutturazione, come detto, comporterebbe un risparmio complessivo immediato non inferiore ad € 21.000.000,00, rappresentativi in gran parte di contributi in conto esercizio, sì erogati dalla Regione in considerazione di disposizioni normative, ma che necessitano di una radicale rimodulazione: il risparmio, naturalmente, è al netto degli effetti conseguenti alla rivisitazione (riduzione) dei contratti di consulenza sottoscritti da Acquedotto Pugliese S.p.A.

Lasceremo, quindi, alle logiche del mercato solamente quelle società che dal mercato possono trarre maggior sostentamento, reggendo e misurandosi con la concorrenza, e dovranno essere utilizzate solo per realizzare e tradurre sul piano strumentale quelle politiche regionali rivolte e ricadenti proprio sull’economia del territorio regionale. Ciò vuol significare che non dovranno in alcun modo sostituirsi e assicurare incombenze di competenza degli uffici regionali.

Di qui rivisiteremo, anche, il sistema dei controlli della Regione per renderli più efficaci, non solo per garantire un uso delle risorse pubbliche sempre più trasparente, ma anche perché ai fondi impegnati sia correlata la qualità delle prestazioni.

In linea con quanto appena detto, si procederà alla riduzione dei costi della politica, rivedendo i servizi istituzionali e generali di gestione, partendo dai tagli sui compensi dei consiglieri regionali, sui vitalizi, indennità e trasferte e sull’utilizzo delle auto blu, che sarà esclusivamente ai fini di servizio.

Per quanto riguarda i rimborsi ai gruppi consiliari, sarà il regolamento del consiglio regionale ad individuare con precisione le spese ammissibili e le necessarie autorizzazioni, introducendo forme severe di controllo.

 L’Area “Sociale”

<Welfare>

La Regione in questi ultimi anni, per rispondere alle esigenze del territorio, ha messo in campo poche iniziative di tipo innovativo e di consolidamento del sistema di servizi sociali e sociosanitari, e non solo per il taglio di risorse imposto dal governo centrale.

Invero, le politiche sociali della Regione alla prova dei fatti sono risultate a dir poco ipocrite basate solo su facili promesse in un settore strategico le cui competenze e responsabilità, invece, incidono direttamente sulla vita delle persone, condizionandola pesantemente.

Quindi?

Bisogna cambiare e lasciarsi alle spalle la propaganda ingannevole di questi anni, come ripetutamente sottolineato, non rimanere fermi, ma adoperarsi in modo chiaro ed immediato, dai grandi ai piccoli problemi delle persone, senza alcun infingimento.

Va creato, in Puglia, un sistema coeso dell’intero comparto sociale, organizzato per dare risposte efficienti ed efficaci alla collettività dove i servizi da erogare siano intrisi da quel valore aggiunto, tipico proprio dello spirito solidaristico, che le nostre comunità vanno lentamente, perdendo.

Bisogna, in questi delicatissimi campi, riscoprire quei valori della “solidarietà”, come riconosciuto problema etico, da tradursi in progettualità e scelte responsabili per far crescere la comunità e il territorio ed eliminare gli squilibri da parte a parte.

Come poter raggiungere questo obiettivo?

Formando una sorta di modello di “uomo solidale”, ritenuto indispensabile nell’opera di ricostruzione di una diversa crescita civile, culturale e morale della nostra regione, rimuovendo una errata convinzione dei nostri amministratori che ad ostacolare il regolare sviluppo del territorio sarebbero i vincoli normativi, la scarsità delle risorse e la ridotta partecipazione dei cittadini.

Questi presunti alibi vanno rimossi, con quali proposte?

In primo luogo, è necessario dare rilievo agli interventi in favore della famiglia, attivando una serie di iniziative a sostegno delle funzioni familiari e genitoriali, attraverso azioni atte a sostenere la famiglia in tutte le dimensioni della vita, dall’infanzia fino alla terza età, non trascurando le donne vittime di violenza e i problemi connessi all’accoglienza.

La famiglia va sostenuta attraverso l’associazionismo e la costruzione di reti di aiuto e creando interventi coordinati in risposta a tutte le esigenze.

Ad esempio, per le famiglie in condizioni di disagio economico, bisognerà ottimizzare politiche territoriali di conciliazione dei tempi lavorativi, con le esigenze familiari; per quelle mono genitoriali che, dopo la separazione, si trovano a vivere una situazione di estremo disagio, in quanto viene a mancare non solo il rapporto quotidiano con i figli, ma anche la possibilità di vivere decorosamente, magari potendo ricercare un’altra soluzione abitativa, con il concorso degli enti locali che potrebbero offrire sul mercato, a prezzi calmierati, edifici di loro proprietà.

Per le famiglie con persone diversamente abili, bisognerà fare in modo che la disabilità non deve consistere solo nell’assistenza, certo va garantita la cura e la riabilitazione, ma deve anche essere assicurato, là dove possibile, l’accesso alla vita sociale.

 Con quali strumenti?

Attraverso l’istituzione di un presidio unico per la diversa abilità; il rafforzamento della rimozione delle barriere architettoniche; la promozione di corsi di formazione per permettere al portatore di diversa abilità, laddove possibile, di intraprendere attività principalmente di natura artigianale; l’istituzione dell’Osservatorio sulla disabilità per garantire i diritti dei disabili al pieno diritto allo studio, al lavoro, alla casa (edilizia residenziale pubblica), alla mobilità. Per quelle situazioni più gravi dell’autosufficienza, sarà necessario potenziare i servizi domiciliari, perché le condizioni psicofisiche risultino meglio salvaguardate se la cura rimane in ambito domestico, ed assicurare i servizi se la famiglia e/o i servizi sussidiari non riescono o non possono assicurarli.

Poi, sarà indispensabile aprire un confronto sui diritti di cittadinanza delle persone con disabilità per sancire la reale portata della condizione di disabilità per ricercare concretamente le risorse necessarie per fronteggiarla, esigendo che l’offerta dei servizi primari sia certificata.

Bisognerà rivolgere maggiore attenzione per le famiglie della terza età, in quanto nel caso della perdita del ruolo familiare, del ruolo sociale e non solo della perdita economica, si registrano forti criticità legate all’inserimento nel contesto sociale di riferimento. In particolare, il potenziamento dei servizi domiciliari, la qualificazione professionale degli assistenti familiari, la redazione di un elenco di associazioni che si occupano di malattie neurovegetative e il sostegno all’invecchiamento attivo con l’istituzione di servizi di tipo civile finalizzati alla cura dell’interesse pubblico, per valorizzare il ruolo degli anziani nella società.

Per le donne, i minori e il contrasto alla violenza, oltre alla promozione di interventi finalizzati alla protezione, cura e sostegno delle vittime, anche di natura economica, l’istituzione di uno “Sportello”, teso all’ascolto potrebbe essere utile, non solo per mettere a disposizione un supporto psicologico, ma anche per promuovere un intervento immediato attraverso la collaborazione delle forze dell’ordine.

Per il fenomeno dell’immigrazione, l’istituzione di uno apposito presidio, per organizzare ogni forma di assistenza, ma -in particolare-

perché diventi strumento per creare le condizioni di un vero e proprio cambio di rotta dell’integrazione.

Così come sarà indispensabile intervenire sulla organizzazione istituzionale esistente e già strutturata in materia di welfare.

In particolare, bisognerà:

  • favorire e potenziare il Welfare d’accesso innovativo (segretariato sociale circoscrizionale, la porta unica d’accesso/PUA, gli Sportelli sociali in rete);
  • rendere operativi e più efficienti i Piani sociali di zona, i Piani strategici, rispettando i tempi d’attuazione, soprattutto nel finanziare le attività di integrazione scolastica, di trasporto per i disabili e applicando il metodo operativo di coordinamento (M.O.C.), proposto dalla Comunità europea;
  • potenziare i P.I.S. in ogni ambito territoriale (alloggio d’emergenza per i senza fissa dimora, mensa sociale, banco alimentare, sportello sociale);
  • incentivare la co-progettazione (ex art.24, L.R.4/07) con il Terzo settore, Fondazioni, Volontariato, Comunità religiose per sopperire ai “tagli”;
  • rivedere le convenzioni con le cooperative sociali/tipo B, sino ad oggi, dai risultati inefficaci, che rastrellano quasi tutte le risorse, senza creare innovazione;
  • disciplinare controlli rigorosi sull’efficienza dei servizi e l’attuazione dei progetti;
  • varare nuove misure di tutela e controllo dei Centri di accoglienza: Sprar,Cara;

Sempre nel settore del welfare, prevedere forti investimenti sugli asili e sulle scuole per l’infanzia e sulla loro qualità; fare in modo che trovi concreta applicazione una strumentazione già utilizzata in altri ambiti territoriali, la c. d. “social housing”, destinata anche alla Puglia che, nel ripensare il sistema delle regole per l’edilizia residenziale pubblica, ha previsto l’istituzione di un fondo comune di investimento di tipo chiuso a cui partecipano investitori qualificati (FIA). La società che gestisce il fondo destina l’offerta di alloggi sociali a nuclei familiari a basso reddito, a giovani coppie a basso reddito, ad anziani in condizioni sociali ed economiche svantaggiate, a studenti fuori sede ed altre categorie.

Al fine di poter strutturare ed organizzare al meglio le suesposte linee programmatiche, è necessario rafforzare la figura del “Garante del Sociale” che guiderà una equipe composta da esperti in diverse discipline, con funzioni di osservazione ed intervento, a garanzia del sociale, che supervisioni le situazioni del territorio, che sia pronta ad interagire  con le scuole, con i centri anti violenza, con i centri di servizio, con i pronto soccorso, con i carabinieri o centrali di polizia, con la finalità di monitorare e di intervenire in casi di concreto disagio, offrendo servizi a titolo gratuito e proponendosi come organo di tutela e denuncia. Insomma una presenza attiva sul territorio, utile a fornire un sostegno alla popolazione.

Si deve, quindi, tendere a favorire il miglioramento della qualità della vita, attraverso un monitoraggio continuo dei servizi offerti, la presa in carico dei cittadini in situazione di fragilità, favorendo il più possibile forme di aggregazione e di cooperazione, di aiuto reciproco.

Infine, sempre nel campo del welfare, ma con riflessi anche nel settore dell’economia, sono da ricomprendere le politiche regionali sugli alloggi popolari, oggi gestiti da agenzie, appena istituite, che hanno preso il posto degli ex Istituti Autonomi Case Popolari.

A questo proposito sarà possibile, pur se di complessa fattibilità, promuovere un vero e proprio cambiamento nella gestione del patrimonio degli ex Istituti Autonomi Case Popolari che continuano a ad accumulare debiti su debiti, iscrivendo in bilancio – tra l’altro – anno dopo anno, poste riferite alla morosità dilagante che concretamente non potrà mai essere onorata. Le competenze potrebbero passare ai Comuni e alla Regione la sola programmazione degli investimenti da far gestire agli stessi comuni, come auspicato dalla normativa statale.

Un sovvertimento gestionale consistente nel verificare la praticabilità di una generale dismissione del patrimonio di edilizia popolare di proprietà degli Istituti e dei Comuni, favorendo l’acquisto, a prezzi calmierati, da parte dei legittimi assegnatari, anche con il sostegno finanziario di  banche locali attraverso l’erogazione di mutui nei quali, magari, ricomprendere anche le somme dovute dagli stessi assegnatari a titolo di morosità.

Potrebbero essere escluse solo quelle strutture ubicate nel centro cittadino da riconvertire, utilizzandole – ad esempio – come residenze universitarie, uffici a servizio di istituzioni e quant’altro.

E, tanto, non solo perché ormai da tempo, per mancanza di risorse finanziarie, si investe poco per lavori di ristrutturazione e per la costruzione di nuovi alloggi, ma anche perché dal ricavato della vendita si potrà tornare ad investire nella casa per soddisfare la “fame di case a basso costo”. Si pensi che solo a Bari e provincia insistono quasi 22.000 alloggi.

<Le politiche femminili>

Una particolare attenzione va riservata alle politiche femminili, anche se nei diversi campi di cui si occupa il programma, la presenza delle donne e l’impegno per le donne è richiamato con precisi ed avvertiti interventi.

Ma così come per i richiamati interventi nel campo del lavoro, dello sviluppo, dell’occupazione e dell’impegno per i giovani, la nostra considerazione per il ruolo delle donne nella politica, non è per nulla trascurata.

Infatti, riteniamo possibile che all’interno della compagine di governo della Regione, ci possano essere tra le missions, anche quella affidata ad un assessore-donna per guidare una struttura assessorile che si occupi non solo delle politiche femminili, ma che, nella collegialità dell’organo esecutivo, possa esprimere il proprio punto di vista anche su provvedimenti inrenti altri settori della competenza regionale. Così si realizza la corretta applicazione del principio di parità tra donne e uomini coniugando positivamente tecnica amministrativa, cultura concertativa e progettualità a favore di uno sviluppo equitativo.

Si lavorerà tutti insieme per innalzare il tasso di occupazione femminile, anche per colmare il divario Sud-Nord, nell’auspicio di cercare di raggiungere uno degli obiettivi più ambiziosi della Strategia di Lisbona e perché anche in Puglia, come in molte altre regioni, le imprese rosa possano aumentare la loro presenza dimostrando di reggere meglio la crisi e crescere più di quelle maschili. A dimostrarlo è l’ indagine fatta dall’ Osservatorio dell’ imprenditoria femminile di Unioncamere.

Altro tema importante della vita delle donne è rappresentato dalla conciliazione tra vita privata e lavorativa. Conciliare vuol dire gestire in modo innovativo le dinamiche sociali, familiari e culturali strettamente interconnesse con quelle economiche e ambientali per consentire un miglioramento delle condizioni di vita. Ed ancora il fattore tempo che assume una rilevenza notevole per nella vita lavorativa delle donna.

Quali le azioni da porre in essere?

  1. a) sostegno dell’occupazione femminile, partecipazione attiva al mercato del lavoro, riequilibrio della presenza femminile adottando forme di incentivi per l’attivazione di progetti life-long training finalizzati alla valorizzazione e potenziamento delle competenze femminili; favorire l’emersione del lavoro sommerso femminile; riequilibrare la presenza nei settori lavorativi in cui le donne sono sottorappresentate; favorire concretamente le propensioni all’autoimpiego e all’imprenditorialità, potenziando la normativa già esistente in materia; creare agenzie di consulenza gratuita a supporto dell’inserimento e reinserimento della donna nel mercato del lavoro.
  2. b) conciliazione tra i tempi di vita privata e professionale/lavorativa, migliorando le infrastrutture per favorire gli spostamenti delle donne con particolari esigenze familiari (es. allattamento, assistenza parentale); attuare e ampliare l’ambito di applicazione della normativa esistente in materia di servizi integrati (family friendly) che ha istituito, anche, asili nido aziendali;
  3. c) contrasto e prevenzione a tutte le forme di discriminazione, violenza e sfruttamento ai danni delle donne, proponendo iniziative legislative, attraverso la redazione analitica e articolata di progetti svolti in collaborazione con le politiche sociali.

<La Sanità, dopo Vendola! >

La conferenza di Ottawa sulla promozione della salute, ha chiesto di “costruire una politica per la salute pubblica” e di “creare ambienti favorevoli” per la salute. Oggi è ampiamente riconosciuto che la salute è fondamentale per lo sviluppo complessivo della società, compresa l’economia.

Quindi, si dovrà partire dal promuovere la cultura della salute, producendo politiche di adeguamento della rete di offerta dei servizi sanitari e socio sanitari alla domanda di salute.

Come sarà l’offerta sanitaria?

Bisognerà orientare la programmazione sanitaria sul territorio regionale tenuto conto dei riscontrati bisogni di assistenza/cura, come hanno fatto già altre regioni sulla territorializzazione dell’assistenza e della prevenzione.

La programmazione sanitaria, di cui si occuperà il nuovo Piano socio-sanitario regionale 2015-2019, dovrà basarsi su di una politica incentrata sulla qualità e sull’organizzazione, che se apparentemente è all’inizio impopolare, rimane legata al senso di responsabilità individuale e collettiva che non può più rinviare scelte indispensabili per il bene comune e pertanto sarà incentrato sui seguenti punti qualificanti:

  • revisione della vigente rete ospedaliera, varata dal governo Vendola, dopo averne verificato gli esiti e i punti di criticità registrati rispetto alla domanda di assistenza reclamata dai cittadini. Tanto consentirà di coprire ogni ambito territoriale dell’assistenza necessaria, anche ampliando – se del caso e per soddisfare bisogni di cura – l’accreditamento di strutture sanitarie e socio-sanitarie, con nuove regole e con l’abolizione di qualunque forma di automatismo sui rimborsi delle prestazioni;
  • maggiore coinvolgimento dei medici di medicina generale, in particolare ai fini del miglioramento dell’assistenza continuativa di guardia medica e dell’assistenza domiciliare, anche per evitare inutili ospedalizzazioni;
  • vanno rinforzate tutte le misure preventive, con particolare attenzione per le vaccinazioni;
  • investimenti sulle nuove tecnologie (telemedicina, e-health ecc.), considerate nelle diverse applicazioni, a giudizio di molti esperti, come “la nuova frontiera dell’assistenza sanitaria” in grado cioè di facilitare la distribuzione delle risorse umane e delle competenze professionali nei SSN. Il sistema e-health è in grado anche di assicurare accessibilità, qualità e sostenibilità finanziaria. In pratica maggiore facilità di accesso ai servizi per i cittadini che potranno ad esempio consultare da casa gli esiti dei loro esami; vanno segnalati, sempre nel campo dell’impiego di nuove tecnologie nella sanità, i risultati di una ricerca, sperimentata in venti regioni di otto stati europei. Attraverso l’utilizzo di un sistema di monitoraggio intelligente dello stato di salute della popolazione, si è potuto verificare quali sono gli effetti dell’utilizzo del servizio integrato sanitario e sociosanitario. Il risultato della ricerca ha portato ad individuare una serie di fattori chiave che, alla velocità dei cambiamenti che si verificano nelle aree monitorate, sono in grado di definire il nuovo modello di servizio integrato sanitario e sociale da adottare;
  • potenziamento dei servizi territoriali di assistenza per la cura delle cronicità per evitare inutili, quanto costosi, ricoveri in ospedale; cioè sostenere la deospedalizzazione e la riconversione dei piccoli ospedali in strutture residenziali territoriali e ambulatoriali, con la presa in carico dell’ammalato, l’avvio a percorsi stabiliti dai protocolli per ciascuna patologia e la garanzia della comunità assistenziale sino all’erogazione di cure domiciliari (c.d. ospedale a domicilio). Quest’ultima rende, da un lato effettivo il diritto alla salute del cittadino e dall’altra contribuisce a favorire il riequilibrio dell’offerta sanitaria volta a mutare un sistema di erogazione di servizi che superi l’asimmetria tra rete ospedaliera e rete territoriale dei servizi. Laddove il sistema e-Health è stato realizzato, in maniera ampia e integrata, è servito come supporto in almeno tre grandi aree dove risulta elevata l’esigenza di assistenza sanitaria e di continuità di cure: le patologie di natura cardiaca, respiratoria e oncologica, che sono anche tra le cause maggiori di mortalità. Se, come ci proponiamo di fare, riusciremo a introdurre e realizzare concretamente le innovazioni del sistema e-health in Puglia, tutto questo servirà a proteggere i soggetti cronici e non autosufficienti, con una migliore qualità dell’assistenza sanitaria;
  • rinnovata attenzione alla prevenzione soprattutto nei confronti dei giovani e giovanissimi rispetto al consumo di alcool e droghe.

Il cittadino deve essere messo nelle condizioni di conoscere i livelli di qualità e di assistenza in tutta la Regione, cosi che possa scegliere dove effettuare i trattamenti, dove sono i centri di eccellenza e quali sono i tempi che occorrono per ottenere la prestazione sanitaria. Al contrario, in assenza di conoscenze, l’ammalato sceglie di andare fuori regione perché non è messo nelle condizioni di valutare le prestazioni fornite dalle nostre strutture. Fenomeno, questo, da invertire.

In coerenza con la nostra cultura politica della verità, i cittadini dovranno scegliere tra:

  • un candidato Presidente che aveva promesso 30.000 posti di lavoro, facendosi eleggere Sindaco di Bari, con un fallimento delle promesse elettorali, e che oggi, da neofita della sanità, promette una continuità disastrosa

e

  • un candidato Presidente che affronta la realtà e propone soluzioni vicine ai bisogni delle persone, delle comunità con senso della verità e basandosi, per le competenze acquisite e riconosciute, sui bisogni, sulle innovazioni possibili con le effettive risorse disponibili che potranno anche portare ad un allentamento della pressione tariffaria per le fasce di popolazione più debole.

La Politica deve dare risposte puntuali, responsabili, di reale spirito di servizio.

 Pertanto, indichiamo le politiche da mettere in campo dal punto di vista gestionale:

  • depoliticizzare la Sanità in ogni suo aspetto interno ed esterno, realizzando una completa separazione fra l’ attività politica di indirizzo e controllo e l’ attività di gestione ,sia delle Aziende Sanitarie Locali, sia delle Aziende Ospedaliere la cui autonomia, siano esse di proprietà pubblica, siano esse di proprietà privata, dovrà essere garantita;
  • coinvolgere uomini credibili di comprovata esperienza e trasparenza, esperti in ogni settore riguardante la sanità da considerarsi come impresa in cui il profitto deve essere la qualità delle prestazioni. La nomina dei Direttori Generali, come dei direttori amministrativi e sanitari e dei direttori di Unità Operative Complesse, dovrà essere improntata a criteri unicamente professionali e meritocratici;
  • realizzare un sistema di valutazione delle Aziende e delle Unità Operative basato unicamente su indicatori certi di attività, qualità ed economicità, impedendo così che le attività complessive del sistema siano soggette a logiche ed interessi politici e di parte; remunerare anche gli ospedali pubblici, Aziende e non, secondo il sistema tariffario esistente per i privati, oltre, naturalmente, le funzioni non tariffabili. Disporre di un budget basato solo sulle prestazioni effettuate costringerebbe le Aziende a finanziare i fattori di produzione, dal personale ad ogni altro settore di beni e servizi, con criteri rigorosi di economicità, giungendo obbligatoriamente al pareggio di bilancio, con un possibile risparmio di circa 13 Miliardi di Euro. Che ciò sia possibile, è dimostrato dal fatto che già alcune Regioni rientrano, con le proprie Aziende Ospedaliera, nei criteri e limiti delle tariffe per prestazioni;
  • attuare, di conseguenza, politiche di remunerazione differenziata per merito e produttività per tutto il personale. Naturalmente sarebbe preliminare un sistema di valutazione di tutto il personale, magari avvalendosi, come in altri Paesi, anche europei, delle associazioni professionali in grado di verificare periodicamente le competenze e le attività dei propri associati a garanzia della qualità dei servizi resi;
  • dotarsi di una strumentazione informatica idonea per una valutazione in tempo reale di vari parametri con segnalazione e monitoraggio sia delle spese che delle anomalie;
  • monitorare e verificare le prestazioni sotto ogni correlato aspetto, che attraverso un sistema di valutazione, basato unicamente su indicatori certi di attività, qualità ed economicità, valorizzi la professionalità e il merito. E, quindi, attuare politiche di remunerazione differenziata per tutto il personale.

I nostri interventi, enucleati per i soli punti più rilevanti, consentiranno all’ammalato, tra l’altro, di poter esprimere un proprio giudizio e una valutazione sulle strutture sanitarie, sia pubbliche che private, magari una volta in cui sia messo nelle condizioni di conoscere le qualità professionali del medico che opera, del servizio e dell’organizzazione, in modo che sia lui stesso a scegliere e non già dove viene mandato.

Su questi temi, si aprirà un serrato confronto con tutti gli operatori del settore perché la Regione, cui sono attribuite competenze, funzioni e risorse, non può non rispondere ai bisogni, per puro calcolo politico, come ha fatto sino a “ieri”, nonostante la presenza e i reclami avanzati, nei diversi ambienti, in particolare dalle fasce più fragili della popolazione.

Dovrà verificarsi, invece, l’adeguatezza dell’offerta dei servizi in rapporto ai percorsi di diagnosi cura e assistenza dei cittadini, evidenziando ciò che rimane senza risposta da parte delle strutture sanitarie, promuovendo l’integrazione tra servizi sanitari, socio sanitari e sociali, al fine di garantire alle persone percorsi unitari di accesso.

Sempre nell’ambito della Sanità, non verrà in alcun modo trascurata  la medicina generale e specialistica in ambito penitenziario, di competenza regionale dal 2008 su delega governativa, norma sino ad oggi ignorata, che nelle intenzioni del legislatore doveva rappresentare un importante passo avanti per la civiltà stessa dell’ordinamento penitenziario, nonché per la ricomposizione di un rapporto positivo tra carcere e società.

In Puglia la situazione sanitaria in diverse carceri è stata da anni assolutamente disastrosa: gli ambienti carcerari dove si pratica la cura sono assolutamente inadeguati, carenti di igiene, di attrezzature, situazione di degrado più volte denunciata da gli stessi operatori sanitari penitenziari. In questi ambienti possiamo realizzare, come già avviene in Paesi e altre Regioni con una Sanità più evoluta di fornire  con la Telemedicina assistenza specialistica ai pazienti con gravi insufficienze per mobilità e per cronicità (cardiopatici, asmatici, diabetici etc.), di effettuare controlli ed esami diagnostici a distanza senza spostare i pazienti in strutture ospedaliere con enormi spese per garantire la sicurezza.

In conclusione, dovremo realizzare concretamente nei prossimi anni una Sanità che si basi sulla centralità del Paziente/Cittadino e non sulla centralità dell’Ospedale.

Un numero limitato, ma adeguato di grandi Ospedali nella regione, che siano in grado di fornire servizi di multidisciplinarietà utili e necessari per i ricoveri per acuti, dotati di apparecchiature di alto livello tecnologico: nelle chirurgie, nella diagnostica invasiva e non, nella cura anche a distanza, e di numerose strutture sanitarie sul territorio, diversificate, collegate in reti regionali e interregionali, e funzionali alle necessità e bisogni di assistenza dei cittadini, in particolare degli anziani.

L’Area “Economia e sviluppo”

<Sviluppo economico e competitività>

Promuovere una riflessione congiunta tra parti sociali e rappresentanze politico/istituzionali che, nei primi sei mesi sfoci in una sintesi condivisa a livello territoriale per giungere, con una veduta sistemica integrata “GLOCALE” (visione GLObale e azione loCALE), ad un progetto di sviluppo dell’intera regione.

Non la concertazione, ma una coincisa fase di ascolto utile a promuovere le condizioni di crescita produttiva/occupazionale e favorire l’inclusione di chi vuole esserci per il cambiamento e per la crescita socio economica della nostra Puglia. Per dare un’occasione concreta perché si possa vivere meglio e con più prosperità nella nostra terra, soprattutto, quando si parla della realtà dell’occupazione non si può fare a meno di considerare lo sviluppo, anche nell’ottica della sostenibilità ambientale.

<Il lavoro, i giovani e il ruolo della formazione professionale>

La disoccupazione in Puglia è, secondo i dati ISTAT, cresciuta a dismisura negli ultimi cinque anni: la sfida per il lavoro costituisce dunque la vera emergenza da affrontare, rispetto alla quale è necessario garantire la massima efficacia degli interventi e l’assoluta efficienza nella spesa.

E’ necessario cioè dare vita, con grande forza, ad un sistema organico di governance del mercato del lavoro, attraverso innanzitutto la riorganizzazione ed il potenziamento della rete dei servizi per l’impiego operante sul territorio regionale, che devono sempre più contraddistinguersi per la competenza e la qualità delle proprie azioni, spostando gradualmente l’asse della operatività dalla promozione della occupabilità alla promozione dell’occupazione.

In questa ottica, strumento utile e strategico potrà essere la messa a regime di un osservatorio “matching”, organizzato su base provinciale, che abbia la funzione cioè di individuare, con certezza, i bisogni da soddisfare e di prefigurare le risposte da dare, che spinga cioè realmente verso l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, in termini quantitativi, ma anche e soprattutto qualitativi.

A questo punto le politiche per la crescita e la valorizzazione del capitale umano avranno un ruolo essenziale, proprio perché punteranno sui reali fabbisogni: questo costringerà a garantire la qualità dei servizi di formazione, che dovranno favorire, attraverso il potenziamento delle competenze, l’inserimento lavorativo o la ricollocazione dei lavoratori.

Il meccanismo vincente sarà il legame forte, da creare e rafforzare continuamente, tra istruzione, formazione, servizi del lavoro ed aziende: utilizzare dunque la leva formativa anche come strumento per incentivare lo sviluppo dell’impresa e favorire i settori emergenti e strategici.

Ma per raggiungere questi obiettivi, ambiziosi ma doverosi, il sistema di formazione professionale in Puglia ha assoluta necessità di una ristrutturazione profonda e completa, a partire dalla riorganizzazione del Servizio Regionale della Formazione Professionale, attualmente suddiviso in una irrituale duplicazione di sub-servizi (Formazione Professionale ed Autorità di Gestione del Fondo Sociale Europeo), autonomi tra loro, con una irrazionale ed atipica  ripartizione di competenze e di personale, che ha portato inevitabilmente ad una serie di disservizi, di difformità di comportamenti, di non uniformità di direttive.

La macchina amministrativa ed operativa degli uffici è dunque da riorganizzare: va garantita una efficace ed doverosa attività ispettiva,  non sempre attuata, una più istituzionale attività di revisione contabile della spesa e dell’utilizzo dei fondi assegnati, oggi irritualmente affidata in gran parte a società esterne, con spreco peraltro di risorse finanziarie; va mantenuta la correttezza  dei pagamenti e dei saldi finanziari alle strutture formative ed alle aziende, che registrano notevoli e dannosi ritardi, così come va rivisto il sistema di accreditamento degli organismi formativi; vanno rilanciati strumenti validi ed efficaci quale l’apprendistato e la formazione continua, destinata ai lavoratori già impegnati nelle imprese, nell’ottica comunitaria del long life learning, della formazione cioè durante tutto l’arco della vita.

Ma va soprattutto potenziata, nella programmazione delle attività formative, la formazione destinata a categorie cruciali, quali i giovani, le donne, i soggetti portatori di handicap, i disoccupati di lunga durata, i ristretti, i giovani a rischio di devianza, e con particolare attenzione ai progetti volti al reinserimento dei giovani che delinquono per la prima volta e che, pertanto, beneficiano di misure quali “la messa alla prova”, gli immigrati, sottovalutate  finora  rispetto  ad  altre opzioni formative realizzate.

Una volta al governo della Regione, il primo disegno di legge approvato dalla Giunta regionale e sottoposta all’esame del Consiglio regionale, si occuperà dei giovani al centro della nostra attenzione con le diverse opportunità contenute nel programma di coalizione.

Non ci saranno politiche in favore dei giovani, magari con l’allestimento di costosi progetti inconcludenti, si pensi al tanto reclamizzato “spiriti bollenti” dal risultato “bollente” come è stata la delusione di molti giovani partecipanti che non hanno conseguito l’obiettivo prefigurato, non ci saranno incentivi e/o agevolazioni a pioggia, perché siamo certi che i giovani vogliono promuovere la democrazia e soprattutto essere attori.

Attraverso quali modalità?

A noi spetta vincere la loro diffidenza verso le istituzioni e fare in modo, con l’approvazione della legge regionale, di creare i presupposti giuridici e tecnici perché in quasi tutti gli interventi previsti nel programma di coalizione, i giovani possano ritrovarsi e proporsi nell’ottica che “se hai voglia di farlo, puoi farlo”. E noi saremo pronti a sostenere la “loro voglia di fare, di adoperarsi”. 

Come?

Alcuni esempi su tutti: prevediamo forti investimenti sugli asili e sulle scuole per l’infanzia e sulla loro qualità; faremo in modo che trovi concreta applicazione una strumentazione già utilizzata in altri ambiti territoriali, la c. d. “social housing”, riservata anche alla Puglia per poter destinare alloggi sociali a nuclei familiari a basso reddito, a giovani coppie a basso reddito, a studenti fuori sede ecc.;  nel settore dell’agricoltura il futuro delle imprese agricole è nel mettersi al passo con i cambiamenti ormai forieri di nuovi orizzonti e per questo sono indispensabili, al più presto, nuovi posti di lavoro per far fronte all’emergenza, avviando soprattutto giovani sempre più professionalizzati, anche con forme di aggiornamento permanente; in particolare, nel quadro di una strategia complessiva europea volta a sostenere, tra l’altro, l’occupazione, dovremo promuovere entro il 2020, un abbassamento percentuale dell’attuale tasso di disoccupazione, ridurre il tasso di abbandono scolastico ed aumentare quello dei giovani laureati e non. In altri settori moltissimi interventi possono vedere i giovani protagonisti ed attori delle scelte.

<Agricoltura e politiche agroalimentari>

La nostra agricoltura, sottovalutata e trascurata, forse perché viene considerata solo in misura proporzionale al suo attuale Pil, può contribuire ad incrementare, con i suoi prodotti agricoli, quella domanda di sicurezza alimentare necessaria in tutto il pianeta, così come opportunamente evidenziato dal tema dell’Expo 2015: nutrire il pianeta, energia per la vita.

La nostra agricoltura deve riscoprire il proprio ruolo, partendo dall’organizzazione per imporsi sui mercati, quello interno e quello globale e dalla prefigurazione di specifici obiettivi.

Le sfide con le quali dovrà cimentarsi l’agricoltura pugliese dei prossimi anni sono incentrate nell’incrementare la produttività, la sostenibilità economica, ambientale e sociale, l’innovazione, le reti e i territori.

I prodotti della nostra agricoltura sono espressione di un patrimonio di conoscenze, di una cultura millenaria radicata nei territori, che appartiene a tutta la filiera produttiva; poi però devono trovare le “strade” del mondo per far conoscere e apprezzare il made in Puglia.

Per fare questo dobbiamo necessariamente modernizzare la nostra agricoltura e le nostre filiere. Un processo che è stato già intrapreso da tempo e che non possiamo e non dobbiamo fermare illudendoci magari che i mercati globali si conquistino (solo) con razze e varietà in via di estinzione.

I mercati globali si presidiano con la competitività, che passa anche attraverso l’innovazione che migliora i processi, i prodotti e, in ultima analisi, la redditività degli operatori.

Per questo dobbiamo puntare sulle imprese, sia singole che associate, che abbiano una valenza economica, che siano in grado di stare sul mercato, perché solo incrementando la loro attività, e quindi in prima battuta la produzione e la produttività, si potrà conseguire l’obiettivo di favorire uno sviluppo del settore che garantisca crescita ed occupazione a vantaggio di tutti e che allo stesso tempo sia sostenibile.

In tale ottica non c’è contrapposizione tra filiere “corte” e “lunghe”: il vero tema dell’agricoltura pugliese riguarda l’organizzazione per imporsi sui mercati, quello interno e quello globale.

Perché si possa uscire dalla crisi tre sono i capisaldi che sembrano determinanti per il futuro delle imprese agricole: il lavoro, il capitale e la conoscenza. E’ necessario sottolineare in particolare i cambiamenti determinati da nuove plurime tecnologie e i riflessi che hanno avuto su un numero crescente di persone e di aziende che hanno dovuto modificare il lavoro e l’organizzazione delle attività.

Bisogna considerare che alcuni cambiamenti sono ormai permanenti e forieri di nuovi orizzonti per l’intero settore agricolo. E’ indispensabile perciò creare al più presto nuovi posti di lavoro tradizionali per far fronte all’emergenza, ma allo stesso tempo adeguare la formazione dei giovani riqualificando anche i meno giovani con forme di aggiornamento permanente.

Infine, difendere l’agricoltura vuol dire preservare una ricchezza formidabile che altri Paesi cercano di sviluppare, valorizzare e utilizzare per far crescere la propria economia e per il miglioramento della qualità della vita.

Alla base di tutto occorre instaurare un nuovo stile che dovrebbe alimentare i rapporti sociali e una nuova organizzazione che dovrebbe facilitare la creatività economica.

Ciascuno di noi dovrà, comunque, essere consapevole delle proprie responsabilità, a cominciare dalle scelte strategiche che opereremo anche per rispetto delle future generazioni, le quali non mancheranno di giudicare criticamente, con il distacco dell’analisi storica, la coerenza delle nostre azioni rispetto agli obiettivi prefissati.

 <La cultura>

La Puglia è da sempre terra di incroci e di dialoghi. Non sempre questa sua straordinaria connotazione è stata il punto di partenza di programmi e interventi da parte del governo regionale. Da qui occorre partire per dare alle nostre genti il segno del passato e del futuro, coniugando tradizione e innovazione.

 

Non è più tempo di interventi singoli, ma di un indispensabile concerto unitario delle diverse aree della regione.  La Puglia può  ridiventare simbolo di cultura,  creatività, apertura al nuovo che avanza, con un programma chiaro, che veda tutti i protagonisti unitariamente dialoganti, operatori tradizionali e nuovi, amministratori e cittadini. Ma una visione strategica fa oggi fatica a costruirsi.

In che modo uscire da questa situazione?

Soltanto un nuovo programma fondato sulla Cultura potrà ridare slancio alla Puglia, all’unisono con le altre direttive e gli altri progetti concernenti i vari settori dello sviluppo.

La Puglia  può essere un volano della Cultura, al suo interno e all’esterno, in Italia e nei paesi di aree vicine e lontane. I settori indispensabili del Progetto Cultura, in una linea sistemica, dovrebbero essere: progettazione per Distretti culturali; Beni culturali come insieme; paesaggio come bene culturale comune; sistema di biblioteche e archivi, con la creazione di una Biblioteca mediterranea; visione per  aree di quartieri integrati; valorizzazione dell’ingegno delle arti e dei mestieri; storia della regione, rinascita dell’editoria, fiere, presidi e dialoghi; creazione del Festival Mediterraneo della Letteratura, delle Arti, della Musica e del Cinema e del Forum Mediterraneo della Cultura; Sistema Museale Pugliese Strategico; Museo regionale di Arte Contemporanea; rete dei Teatri e della Musica; politica di Vie, Tratturi e Cammini; Mostre regionali e internazionali; Centri di Cultura Euro-Mediterranea; Arte del Cinema; Lingue e Letterature di Puglia; Università, Scuola e Cittadini; Università popolari, Associazioni, Fondazioni, Pro Loco; Cultura popolare; Enogastronomia; politica delle smart city.

Occorre sfruttare i programmi e i finanziamenti della Commissione Europea Europa Creativa 2014-2020, nei settori audiovisivo, culturale e creativo, e tutte le opportunità che l’Unione Europea offre ai suoi paesi, in raccordo con i fondi nazionali. Non è più tollerabile che l’Italia, e quindi anche la Puglia, dia all’Unione Europea molto di più di quanto non riceva.  Una nuova politica della cultura crea ricchezza e posti di lavoro, dando spazio concreto ai  giovani, agli artisti, agli operatori del settore cultura e ai cittadini tutti. I dati europei ci dicono che negli ultimi anni il settore Cultura è l’unico che ha avuto un incremento occupazionale del 3,5%, contro l’1% degli Stati Uniti (fonte Programmi dell’Unione Europea, programma Europa Creativa 2014-2020).

La cultura è una “risorsa industriale”, la nostra industria più importante, il vero petrolio del nostro passato e del nostro futuro, che produce dunque tangibile profitto, costituendo un volano di sviluppo economico duraturo.

La Regione Puglia non sia più il luogo della cultura dei settori privilegiati, di questo o di quello schieramento, in cui si chiudono teatri, librerie e gallerie d’arte, i suoi artigiani abbandonino scoraggiati la propria attività, lasciando tradizioni essenziali della propria identità nei campi culturale, musicale, turistico, teatrale, ma sia una regione che si cerchi e si trovi, che si esalti, che sia nuovo simbolo del Sud, visionaria del dialogo, dello spazio, della conoscenza, dei commerci di ogni sorta, materiali e dello spirito.

La Puglia non può più tradire i suoi sogni. Il suo futuro culturale è in un suo rinnovato rapporto con la bellezza, con i suoi spazi, i suoi centri abitati, le sue campagne, le sue colline e i suoi monti, i sui mari, i suoi monumenti, i suoi paesaggi, i suoi straordinari cittadini. La storia è un’onda lunga.

<Il turismo>

Il mondo intero ci invidia le nostre eccezionali potenzialità turistiche. Da sempre le terre pugliesi sono teatro di viaggi, per conoscenza, studio, divertimento, amore per i paesaggi pugliesi, avventure, ammirazione per il nostro patrimonio unico sullo scenario nazionale e internazionale.

Eppure il turismo in senso moderno stenta ad affermarsi. A fronte di ingenti spese di Puglia Promozione, l’Agenzia Regionale per il Turismo, i risultati non sono esaltanti, malgrado qualche barlume di crescita.

Il turismo è l’oro vero della Puglia. Vanno messe in campo tutte le azioni possibili per una nuova strategia e una nuova organizzazione, anche sul piano informatico, attuando programmi di conoscenza, di spinta, di valorizzazione, di “pacchetti” di attrazione, nelle fiere nazionali e internazionali, negli eventi interessati, nelle diverse strategie di promozione.

Occorre maggiormente collegare il Progetto Cultura Regione Puglia al Turismo, in un raccordo creativo ed economicamente produttivo con la forte vocazione turistica della Puglia.

Vanno creati degli itinerari turistico-culturali ben chiari e percorribili, previsti tra l’altro dal Complemento di Programmazione del POR Puglia, ma ad oggi attuati in maniere occasionale.

L’offerta turistica va ampliata, estendendola a tutti i mesi dell’anno, con progetti interregionali e di cooperazione, promuovendo percorsi culturali e turistici che valorizzino l’intera regione, coniugando sviluppo locale e sviluppo generale.

Il turismo può contare sul grande patrimonio rurale pugliese e sul turismo enogastronomico, riorganizzando e rilanciando le strade del vino e dell’olio, la zonazione viticola per la valorizzazione anche paesaggistica di alcuni territori unici al mondo, come gli agrumeti del Gargano, gli uliveti millenari di Fasano e Ostuni ed altri ancora.

Questa offerta attirerebbe turisti dall’intera Europa e dai nuovi paesi che si stanno affacciando sullo scacchiere internazionale

Inesauribile è il potenziale di una nuova politica del turismo culturale religioso.

La Puglia è ricca di santuari, di conventi, di basiliche, di chiese in città e nelle campagne. Essa è sempre stata attraversata da pellegrini europei verso i suoi luoghi di culto e verso la Terra Santa.

Si pensi al culto di San Michele Arcangelo, che da sempre attira umili  e potenti sul Gargano, a quello di San Nicola di Bari, che unisce l’Oriente e l’Occidente – San Nicola è il santo che ha più chiese nel mondo –, a quello ultimo di Padre Pio, simbolo della nuova religiosità moderna e coniugata con il passato,  e di altri Santi sparsi in paesi, chiese e conventi della regione, da Nord a Sud.

Trattasi di un patrimonio da salvaguardare e da utilizzare per la crescita economico-culturale della Regione Puglia, collegando la storia di ieri a quella di oggi, e a quella di domani.

Il turismo religioso di ogni area pugliese di riferimento è un’occasione di esaltante sviluppo, in un concerto di dialogo tra i popoli, che esalta il dialogo culturale e la salvaguardia del paesaggio, promuovendo economia e conoscenza.

<Industria, commercio e artigianato>

Nel rispetto della sostenibilità ambientale, ed anche in riferimento alla qualificazione della produzione e dei consumi energetici, promuoveremo lo sviluppo del sistema produttivo verso la ricerca industriale, oggi più forte in quanto può avvalersi del trasferimento di tecnologie all’avanguardia e dell’innovazione.

Come?

Favorendo, con appositi programmi, l’accesso delle imprese, in particolare piccole e medie, e di loro aggregazioni, alle attività e alle strutture di ricerca regionali, nazionali ed internazionali, nonché la valorizzazione dei risultati della ricerca nella realizzazione di nuove imprese. Va rilevata la rilevanza dell’internazionalizzazione del sistema produttivo attraverso un effettivo coordinamento degli attori chiamati a sostenere le imprese nei loro progetti e una piena valorizzazione del sistema fieristico. Inoltre, porremo in essere interventi volti ad incrementare la dotazione di conoscenze e competenze per favorire l’occupabilità.

Per quanto concerne il commercio e, in particolare le problematiche generate dalla legislazione regionale in materia di grandi strutture di vendita, compresa la sua tumultuosa applicazione con il concorso dei comuni interessati, dovranno essere testati gli esiti prodotti dalla normativa di settore e, molto probabilmente, si dovranno riconsiderare gli ambiti e i bacini di utenza, non solo per quanto sta accadendo a causa della crisi (aziende che chiudono i battenti a detrimento di decine e decine di lavoratori), ma anche per i suoi riflessi sul piccolo commercio che, o non è stato in grado in questi anni di offrire maggiore qualità e servizi alla clientela, oppure perché è stato soffocato da una cattiva programmazione a livello regionale e comunale.

L’artigianato, le imprese artigiane, che in varie forme mirano al miglioramento dell’organizzazione, alla qualità del lavoro ed alla produttività aziendale, devono poter usufruire della detassazione di alcune componenti incentivanti la retribuzione dei loro dipendenti. E ciò attraverso accordi regionali. Poi, incentivare la formazione di figure professionali che operano per la promozione e valorizzazione dei prodotti dell’artigianato artistico e tradizionale; rendere effettiva la distinzione tra cooperative artigiane di garanzia e consorzi fidi. Con la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, la prima mappatura sugli incentivi all’occupazione giovanile mostra un caleidoscopio di misure messe in atto anche a livello regionale per fronteggiare l’emergenza occupazionale che rischia, però, di non avere la incisività e il necessario impatto, considerato la Regione non ha mostrato sino ad oggi di mettere in campo una strategia concreta per cogliere le opportunità proposte dai fondi europei: noi ci adopereremo perché si possano creare vantaggi per i giovani pugliesi.

L’Area “Territorio e ambiente

<Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente>

La centralità delle tematiche legate al territorio, al suo uso o abuso, sono sotto gli occhi di tutti i cittadini.

Oggi è necessario elaborare e promuovere nuove strategie di crescita sostenibile attraverso la valorizzazione, la gestione e la tutela del paesaggio e dell’ambiente dei nostri territori, in linea con la strategia tracciata dalla programmazione di “Europa 2020”, base della Programmazione Comunitaria 2014-2020.

La crescita sostenibile è quella in grado di costruire un’economia a basse emissioni di CO2 più competitiva, capace di sfruttare le risorse in modo efficiente e sostenibile, in grado di tutelare l’ambiente, ridurre le emissioni e prevenire la perdita di biodiversità, sviluppare nuove tecnologie e metodi di produzione verdi, introdurre sistemi di produzione energetica ancora più efficienti, efficaci ed appropriati.

Un pensiero, questo, in linea con gli obiettivi della Unione Europea che prevedono, tra l’altro, la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, l’aumento della proporzione delle energie rinnovabili nel consumo finale, al 20% e l’aumento del 20% dell’efficienza energetica.

L’impegno dovrà essere quello di salvaguardare l’ambiente, non solo ai fini della conservazione delle peculiarità naturali del territorio, ma anche come opportunità di sviluppo sostenibile: tutelare l’ambiente e valorizzare le risorse culturali e ambientali dei territori della Puglia.

L’azione non potrà fare a meno di partire, innanzitutto, dalla verifica di coerenza della pianificazione regionale di settore con gli obiettivi prefissati, al fine di renderla più efficace e rispondente al contesto territoriale.

I temi da affrontare saranno molteplici.

Il paesaggio: e cioè la tutela e valorizzazione del paesaggio per armonizzare gli interventi e le opere necessarie allo sviluppo con il contesto territoriale.

La Regione dovrà garantire un costante monitoraggio sui processi di trasformazione naturali ed antropici che insistono sul territorio regionale, con lo scopo di valutare quantitativamente e qualitativamente le risorse a disposizione e di mantenere un controllo continuo sulla loro evoluzione nel tempo, anche nell’ottica della prevenzione dai rischi ambientali.

La biodiversità: e cioè la tutela del patrimonio naturalistico attraverso la revisione degli strumenti di pianificazione e valorizzazione delle aree naturali protette e della aree della Rete Natura 2000, nonché attraverso strumenti di tutela e valorizzazione delle risorse genetiche locali come ad esempio le uve da vino Primitivo, l’uva di Troiae Negramaro. La biodiversità definisce l’ampiezza delle varietà coltivate e la ricchezza dei prodotti tipici di un territorio.

L’energia: e cioè promuovere l’integrazione delle fonti energetiche rinnovabili negli insediamenti industriali, la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente e rilancio del Distretto Regionale dell’Edilizia Sostenibile.

La tutela del suolo e la bonifica dei siti inquinati attraverso la prevenzione e mitigazione dei rischi naturali (indotti dalla antropizzazione) e con l’attivazione di azioni di recupero e di risanamento.

Rifiuti e impiantistica

Le strategie per la gestione del ciclo dei rifiuti sono diverse. Quelle sinora attuate in Puglia, negli ultimi due lustri, non hanno dato rilevanti risultati. Infatti, l’indice di raccolta differenziata nell’ambito regionale è ben al di sotto della media nazionale ed è lontanissima da quella attualmente prevista per legge.

Tra le cause la mancata attivazione e/o il non pieno e corretto utilizzo degli impianti di compostaggio e multiselezione, unitamente ad un andamento gestionale non positivo, come il caso dell’AMIU Puglia, che gestisce in servizio a Bari e a Foggia con percentuali fortemente discordanti (BA 27%) e (FG 7%) che, di fatto, rappresentano in termini inequivocabili come vi è la necessità di un cambiamento opportuno e tempestivo nella strategia di governo in tale ambito per il raggiungimento della percentuale di raccolta differenziata prevista per legge ed il miglioramento complessivo del ciclo dei rifiuti.

Oggi la strategia del governo di centrosinistra, con l’ecotassa regionale, ha scaricato sui contribuenti pugliesi, di molti Comuni, le scelte di governo errate e le inefficienze gestionali, che hanno guardato e guardano più alle discariche, con i negativi effetti nella tutela ambientale del nostro territorio, nelle tasche dei cittadini e nei bilanci delle imprese.

E’ sicuramente necessario adottare urgenti misure volte ad incentivare/promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti e la raccolta differenziata (progettazione ecologica, formazione e comunicazione, etc…) nonché il contrasto all’inquinamento per il mancato rispetto delle normative in tema di trasporto e smaltimento dei rifiuti.

Alcuni comuni, sebbene abbiano raggiunto livelli decisamente superiori a quelli previsti dalla Regione Puglia restano, comunque, dalla normativa regionale attuale, assoggettati, per mancanza di impianti per il trattamento della frazione organica dei nostri rifiuti, a non poter differenziare ulteriormente.

In questo settore si dovrà procedere alacremente, in ambito territoriale, alle seguenti verifiche:

  • l’adeguamento/ampliamento di impianti esistenti;
  • alla messa in esercizio di impianti già realizzati e, laddove non sufficienti,
  • alla realizzazione di nuovi impianti;

Ciò darà un duplice effettivo positivo rispetto alle problematiche prima richiamate ed anche sul versante occupazionale.

Si dovrà, inoltre, agire per il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  • innalzamento della percentuale della raccolta differenziata con la riduzione dei conferimenti in discarica e ai termovalorizzatori;
  • introduzione di sistemi innovativi di trattamento a valle della raccolta dei rifiuti solidi urbani;
  • verifica dell’utenza servita da impianti di smaltimento della frazione organica e del rapporto della frazione organica smaltita (T/A);
  • efficientamento del sistema di trasporto Ato/Fuori Ato/Regione (€/T);
  • energia prodotta tramite cogenerazione;
  • potenziamento, efficientamento energetico e ricognizione sui sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili.

Ognuno dei suddetti interventi dovrà tenere conto della portata e della localizzazione, ma anche indirettamente, per gli effetti cumulativi ed indotti dai servizi di gestione cui naturalmente si collega (trasporti, nuove reti viarie), impatti significativi su uno o più degli elementi funzionali della rete regionale Natura 2000.

<Gestione dei servizi idrici>

La Puglia è nota per essere “torrida e asciutta”, sotto una cappa asfissiante (tantus… siderum insedit vapor/siticulosae Apuliae).

Con l’AQP, opera meritoria dell’inizio del secolo scorso, si è cercato di porre rimedio ad una condizione, storicamente presente, come sopra richiamata ma che potrebbe rappresentare, per il prossimo futuro, uno dei più grandi problemi dell’umanità. Per tale motivo, anche in questo ambito come già esplicitato per i rifiuti, vi è la necessità di notevole miglioramento rispetto alla situazione attuale, della gestione integrata del ciclo dell’acqua, affinché non prevalgano approcci emergenziali, ma si affermi una capacità di pianificazione e gestione di ampio respiro della risorsa idrica attraverso le varie fasi in cui si struttura.

Essenziale, pertanto, diventa rivedere gli attuali assetti gestionali per assicurare, agendo entro i principi generali, migliori livelli di efficienza, efficacia ed economicità, per una migliore gestione nella nostra regione e migliorando il “Servizio Idrico Integrato”. Ciò permetterà anche la tutela e di salvaguardia delle risorse idriche, di impiego secondo criteri di solidarietà, di rispetto del bilancio idrico del bacino idrografico e di priorità degli usi legati al consumo umano.

Il ciclo integrato delle acque si basa sulla nozione dell’acqua come parte costitutiva del ecosistema e pere tale motivo da preservare e da gestire con regolarità senza stravolgere il delicato assetto e sostenibilità dell’ambiente globale.

Con tale visione, nelle sue tre fondamentali fasi di captazione dell’acqua, immissione in rete per la distribuzione agli utilizzatori, depurazione delle acque reflue raccolte dalla rete fognaria, il ciclo integrato dell’acqua deve essere finalizzato a:

  • affinare le condizioni di fornitura degli impianti spingendo sul risparmio, sul risanamento ed il riuso della risorsa idrica, inserendo e ampliando tecnologie appropriate e potenziando le tecniche di gestione nel settore;
  • assicurare disponibilità idriche idonee (per costi, quantità e qualità) ai cittadini ed alle attività produttive, in accordo con le necessità stabilite dalla politica nazionale e comunitaria in materia di acque;
  • realizzare le condizioni per aumentare la funzionalità e l’efficienza della rete distribuzione, di fognature e depuratori, in un’ottica di protezione della risorsa idrica e di economicità di gestione;
  • promuovere la tutela e il risanamento delle acque continentali e marine per preservare l’ambiente anche per la vocazione turistica.

Pertanto sarà essenziale porre in essere le seguenti finalità:

  • ridefinizione ruolo e strategie di AQP e dei consorzi di bonifica con il coinvolgimento anche delle parti sociali interessate;
  • verifica, mappatura e ricognizione sulle infrastrutture puntuali e sulle reti idriche di distribuzione per uso potabile ed irriguo;
  • sviluppo di procedure ed utilizzo di tecnologie innovative che consentano una gestione sostenibile delle risorse idriche superficiali e sotterranee, l’ottimizzazione energetica, il controllo qualità dell’acqua degli acquedotti/dei sistemi fognari;
  • rafforzamento delle attività formative e di divulgazione sul corretto utilizzo della risorsa idrica nei settori di utilizzo;
  • pianificazione investimenti su depurazione reti fognarie finalizzati alla realizzazione di efficienti sistemi integrati di riciclo delle acque reflue e di quelle industriali riducendo l’inquinamento e l’impatto ambientale;
  • riutilizzo, previe verifiche sulla qualità, delle acque reflue per esempio nel settore irriguo, risolvendo per questo ambito anche i problemi autorizzativi presenti per la captazione sotterranea;
  • acquisizione piano risorse finanziarie per finanziamento interventi.

<Trasporti e mobilità>

La creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale è uno dei presupposti essenziali dell’Unione Europea che ha previsto, nei vari segmenti di trasporto, la programmazione della cd. TEN-T, che trova attuazione attraverso:

  • lo sviluppo e il maggior utilizzo dei sistemi di trasporto sostenibili, come quello ferroviario, dal punto di vista dell’ambiente (a bassa emissione di carbonio ed a bassa rumorosità);
  • la traslazione di rilevanti quote di trasporto con l’utilizzo dei trasporti marittimi e dei porti, infrastrutture aeroportuali efficienti secondo le indicazioni comunitarie e con collegamenti alle reti multimodali;
  • il raccordo delle reti multimodali e le infrastrutture puntuali con la mobilità sostenibile regionale e locale attraverso un maggior utilizzo del trasporto pubblico e sociale.

La Puglia, classificata tra le regioni meno sviluppate e, pertanto, inserita nell’obiettivo “convergenza”, secondo la programmazione nazionale/europea per il periodo 2014-2020, deve prefissarsi l’obiettivo di migliorare la mobilità delle persone e delle merci attraverso il rafforzamento di quattro linee di intervento:

  • l’estensione della rete ferroviaria meridionale con la rete ad Alta Capacità/Velocità, mediante connessioni sulla direttrice Napoli-Foggia-Bari e Palermo-Messina-Catania, in modo da rendere temporalmente più vicine alcune delle più grandi e più importanti aree metropolitane e di area vasta del Mezzogiorno e all’interno della stessa regione (come il caso della Puglia) laddove vi siano rilevanti distanze chilometriche nell’area territoriale;
  • l’incentivazione indiretta dell’intermodalità per le merci (ferro/gomma) attraverso il rafforzamento della centralità di alcuni snodi (Centri intermodali) e la predisposizione di collegamenti tra questi ultimi e le c.d. piattaforme logistiche per la resa/consegna su gomma (per il trasporto da porta a porta).
  • lo sviluppo della portualità attraverso l’efficientamento delle esistenti infrastrutture portuali dei principali nodi meridionali, con particolare riferimento all’accessibilità via mare e via terra;
  • interventi volti ad incrementare l’efficienza del sistema infrastrutturale, favorendo l’adozione di nuove tecnologie in tema di ITS per la gestione della domanda di traffico stradale, a lunga percorrenza e locale, SESAR per il trasporto aereo e l’introduzione dello sportello unico doganale volto a ridurre i tempi e l’incertezza per i flussi di merci.

Nella verifica della programmazione svolta in questi anni con il Piano Operativo Attuativo 2009-2013 del Piano Regionale dei Trasporti (PRT) e dei dieci progetti strategici di Puglia Corsara emerge un quadro estremamente negativo ed un ritardo intollerabile, per i negativi risvolti socio economici, nella realizzazione dei progetti pianificati soprattutto perché con risorse finanziarie disponibili.

Per tali motivi l’azione di governo del centrodestra sarà proiettata sulle predette quattro linee d’intervento, con una priorità rilevante per gli innegabili risvolti nella vita quotidiana a residenti, operatori economici e turisti che si muovono in Puglia, più in generale, per la competitività dell’intero sistema socio-economico regionale, per il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  • riduzione dei tempi di percorrenza degli spostamenti;
  • affidamento dei servizi TPL attraverso procedure di gara con l’applicazione delle tutele contrattuali per gli addetti del settore;
  • completa funzionalità e operatività del sistema aeroportuale pugliese (Bari, Brindisi, Foggia e Taranto);
  • completamento del raddoppio della linea adriatica e alta velocità Roma-Napoli-Foggia-Bari, fino a Lecce e Taranto;
  • il rafforzamento del ruolo del trasporto ferroviario regionale;
  • lo sviluppo della rete portuale pugliese passa attraverso i porti di livello nazionale/internazionale (Bari, Brindisi e Taranto), che per le loro caratteristiche e specializzazioni possono smistare merci anche verso porti di interesse regionale (Barletta (BAT), e Gallipoli (LE). Manfredonia (FG), Molfetta (BA), Monopoli (BA), Otranto (LE);
  • valorizzazione della portualità turistica, attraverso la costruzione di un quadro coordinato d’interventi per la realizzazione, ristrutturazione e riqualificazione degli approdi marittimi, considerato il rimarchevole sviluppo costiero;
  • realizzazione della rete logistica per le merci e lo sviluppo delle piattaforme intermodali e delle aree retro portuali con i sistemi di collegamento a terra con le reti ferroviarie e stradali.

CONCLUSIONE

Sin qui i nostri propositi, le nostre proposte che sottoponiamo all’attenzione e alla valutazione dei cittadini, convinti come siamo che sta a noi, ai Pugliesi, tutti insieme, pensare al futuro nostro e dei nostri figli.

Vogliamo riuscire con la collaborazione attiva dei cittadini a ridurre fortemente, se non ad azzerare, la lontananza tra il “Palazzo” del governo regionale e la società civile, al limite della sopportabilità.

Spetta a tutti i Pugliesi, prendere in mano la Regione, riappropriarsene e portarla lontano, rimboccandosi le maniche, per iniziare una nuova esaltante avventura.

Spetta a tutti i Pugliesi, a tutti coloro che non sono andati a votare nelle ultime occasioni, di ritornare a credere in sé stessi, di aspirare a una sussidiarietà moralmente qualificata, a realizzare una società civile finalmente maggiorenne, a volere una nuova sussidiarietà del lavoro e della produzione.

Vogliamo avere la fiducia del popolo, dei pugliesi che non si sentano  intimiditi da chi gli sta sopra e chi gli sta sotto, che abbiano il coraggio di difendere la famiglia e la vita.

Sentiamo di volere far parte di una grande e operosa comunità che in Puglia non si rassegni a un inverno demografico.

La Puglia  realizzerà il cambiamento scegliendo persone competenti, credibili, che sappiano assumersi la responsabilità e l’impegno al servizio della comunità e non per altri interessi, perche saranno coerenti con i valori etici trasparenti delle loro esperienze di vita nella società.

 

“LA PUGLIA NON PUÒ PIÙ TRADIRE I SUOI SOGNI E IL SUO FUTURO.”