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Rifiuti tombati: le preoccupazioni di Legambiente In Puglia ci sono 2579 cave dismesse, si teme che nel foggiano sia emersa solo la punta dell'iceberg

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Di seguito un comunicato diffuso da Legambiente Puglia:

«Speriamo che quello che sta emergendo in Provincia di Foggia, da Ordona a Cerignola, non sia l’apice di una situazione ben più grave – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Purtroppo dal 2006 ad oggi sono state diverse le inchieste sullo smaltimento illegale di rifiuti in questa provincia: Rabbit, Veleno, Black River, sulla megadiscarica che ha deviato il percorso del fiume Cervaro, Black Wear, sui rifiuti tessili bruciati e sotterrati. Ora occorre procedere con la caratterizzazione e l’analisi di rischio dei siti potenzialmente inquinati dai rifiuti tombati e successivamente con la bonifica. A tal proposito invitiamo il Ministro dell’Ambiente a prendere in considerazione l’istanza avanzata dall’Assessore Nicastro che propone un decreto legge che permetta l’uso delle risorse economiche poste a sequestro penale per i piani di caratterizzazione e le bonifiche. In generale Legambiente  continua Tarantini  ritiene che il Governo e il Parlamento debbano accelerare il processo di risanamento ambientale non solo semplificando la normativa vigente, come fatto negli ultimi due anni, ma anche risolvendo l’annoso problema di reperimento delle risorse economiche, prendendo spunto dal modello statunitense e dal suo Superfund per i siti cosiddetti “orfani”».

Nel nostro Paese continua a non esistere un fondo rotativo per finanziare la bonifica dei tanti siti inquinati cosiddetti “orfani”. Si tratta di uno strumento attivo negli Stati Uniti d’America dal lontano 1980 (quando fu approvata la legge federale sul Superfund) e previsto anche nella proposta di direttiva europea sul suolo presentata nel 2006. È fondamentale prevedere uno strumento simile anche nel nostro Paese, da creare con il contributo economico dei produttori di rifiuti speciali e pericolosi. In Italia cominciano a intravedersi esperienze che vanno in questa direzione, è il caso delle bonifiche dei siti orfani di pneumatici fuori uso messe in pratica dal Consorzio Ecopneus, che ogni anno destina il 30% dell’avanzo di gestione dell’anno precedente per sostenere i costi dei prelievi dagli stock storici.

 

«Le 2.579 cave abbandonate e/o dismesse  conclude Tarantini – rischiano diventare luoghi privilegiati per lo smaltimento illecito di rifiuti. È importante che la Regione Puglia approvi un piano di recupero ambientale per esse».

 


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