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Ampliamento discarica di Grottaglie: sequestro di beni per oltre 28 milioni di euro Guardia di finanza

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Nell’ambito dell’inchiesta fu arrestato, fra gli altri, l’ex sindaco di Massafra ed ex presidente della Provincia di Taranto, Martino Tamburrano. Di seguito un comunicato diffuso dalla Guardia di finanza:

Militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Taranto, in applicazione delle norme sulla responsabilità amministrativa delle società e degli enti, hanno eseguito nella mattinata odierna un decreto di sequestro preventivo su quote sociali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di 28 milioni e 300 mila euro. Il provvedimento, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Taranto, Dr.ssa Vilma Gilli, su proposta del Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica Dr. Maurizio Carbone e del Sostituto Procuratore Dr. Enrico Bruschi, rappresenta l’ulteriore sviluppo dell’operazione denominata “T-REX” che aveva già portato all’esecuzione di ordinanze cautelari nei confronti di sette persone, tra imprenditori e pubblici ufficiali, a vario titolo coinvolti in reati di corruzione e turbata libertà degli incanti ravvisati nelle procedure amministrative per la concessione dell’autorizzazione all’ampliamento della discarica sita in contrada Torre Caprarica del Comune di Grottaglie, gestita da una società bresciana. Le indagini avevano fatto emergere che un imprenditore locale, attivo nel settore dei rifiuti, aveva stipulato con la società lombarda contratti risultati poi gonfiati allo scopo di costituire fondi neri in parte da destinare ai pubblici ufficiali corrotti. In tal modo la società proprietaria della discarica aveva ottenuto l’autorizzazione all’ampliamento che aveva fruttato ricavi per poco meno di tre milioni al mese, per un ammontare complessivo pari a circa 26 milioni di euro in nove mesi. La società tarantina, invece, aveva incamerato illeciti profitti derivanti dai contratti parzialmente inesistenti per un ammontare complessivo di circa due milioni di euro in poco più di anno. I beni sequestrati costituiscono, dunque, l’illecito profitto derivante dai reati commessi dai legali rappresentanti pro-tempore e dagli altri indagati nell’interesse e a vantaggio delle due società che sono state iscritte nel Registro degli indagati. Le operazioni di sequestro sono state eseguite, oltre che nel territorio jonico, anche nelle province di Milano e Brescia con la collaborazione dei rispettivi Nuclei di Polizia Economico Finanziaria. Gli sviluppi investigativi odierni testimoniano la tenace volontà della Guardia di Finanza, con il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, di aggredire gli illeciti profitti facendo leva anche sulla responsabilità amministrativa delle società e degli enti nell’ambito delle proprie prerogative di polizia economico-finanziaria a tutela dell’economia legale.


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