La ventenne Simonetta Cesaroni, segretaria, venne uccisa nel palazzo romano di via Poma, la sera del 7 agosto 1990. Fra le sei e mezza e le otto di sera, suppergiù. Da venticinque anni, l’assassinio di via Poma è uno dei casi più inestricabili nella storia della cronaca nera italiana.
Tre anni fa venne assolto in appello (dopo la condanna in primo grado) l’ex fidanzato della vittima, Raniero Busco, tirato in ballo nel 2007 a causa, secondo l’accusa, di tracce ematiche. Proprio nel periodo del processo a Busco, tre giorni prima di deporre in tribunale, venne trovato, il 9 marzo di quell’anno, cadavere in mare a Torre Ovo, il portiere dello stabile di via Poma, il tarantino Pietrino Vanacore. Attorno alla figura di Vanacore l’inchiesta ruotò in maniera praticamente incessante (venne pure imputato per favoreggiamento di Federico Valle, nipote di un architetto, inizialmente considerato assassino). Fra condanne, assoluzioni, rinvii a giudizio, proscioglimenti, indagini che di quando in quando facevano registrare accelerate, sono passati venticinque anni e, ancora, non si sa chi è l’assassino.