Oggi la conferenza stampa dei Conservatori e riformisti, a Taranto, per fare il punto su Ilva e aziende dell’indotto. Il deputato Gianfranco Chiarelli, il consigliere regionale pugliese Renato Perrini e i consiglieri comunali tarantini Antonio Cannone e Cataldo Renna, hanno esposto il punto di vista di Cr su una situazione che, a loro dire, deve ancora essere ben definita.
Di seguito il comunicato:
La posizione dei Conservatori e Riformisti di Taranto è quella che prevede il mantenimento dell’assetto industriale, conche ci sia piena chiarezza sul futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto, sia sul piano del reale rilancio, del riposizionamento sul mercato, sulla continuità e sicurezza occupazionale, sia sulla piena compatibilità ambientale.
Per questo è necessario che si faccia chiarezza sul piano industriale, sul futuro dello stabilimento, sul reale reperimento delle risorse economiche necessarie per tutte le opere di ambientalizzazione e bonifiche.
In questa ottica si inseriscono il recente intervento alla Camera dell’on.le Chiarelli che ha votato contro l’ultimo provvedimento (l’8^) del governo, che di fatto annulla l’azione della magistratura nel momento in cui ha negato la facoltà d’uso dopo il sequestro di Afo2, e la richiesta di incontro con i commissari (non ancora riscontrata) da parte del consigliere regionale Renato Perrini.
Estratto dell”intervento dell’on.le Chiarelli alla Camera
Davanti ad un provvedimento che meritava un maggiore approfondimento in Aula, per tentare di apportare ulteriori modifiche sicuramente migliorative del testo, il Governo, ancora una volta, ha preferito forzare la mano, imponendo impropriamente la questione di fiducia: ha strozzato il dibattito in Aula, cosa che diventa particolarmente grave alla luce dell’inserimento, da parte della Commissione Giustizia, di un articolo aggiuntivo che recepisce il contenuto del decreto “Salva Ilva”, segnando un ulteriore capitolo di una storia che ha gravissime ricadute sul piano occupazionale, produttivo e strategico della Puglia e dell’intero Paese, che, ad oggi, nonostante i numerosi e reiterati interventi normativa, non ha ancora trovato una soluzione.
Quanto si sta verificando ormai da tre anni a questa parte, dopo l’intervento della magistratura di Taranto, che ha adottato provvedimenti gravissimi, quale può essere il sequestro di impianti produttivi di una grande fabbrica come l’Ilva, non può che definirsi una fuga dalla realtà, o meglio dalle responsabilità della maggioranza che governa oggi il paese.
Ben 8 decreti, di cui 7 convertiti in legge. Convertiti anche con il mio voto, che però, come ho sempre sostenuto nelle mie dichiarazioni, come parlamentare del territorio direttamente interessato, ho votato, obtorto collo, come estrema ratio, e con speranza più che altro, per evitare conseguenze sul piano occupazionale difficilmente risolvibili.
La realtà, però, è che, come più volte ho sostenuto, riferendomi ad esempio ai famosi fondi sequestrati alla famiglia Riva, che attendiamo sempre di vedere utilizzati, al di là delle intenzioni, nulla in tre anni si è fatto in concreto per garantire soluzioni concrete ad un territorio che è stato colpito da diverse crisi, segnato da una disoccupazione giovanile che supera il 50%, e da condizioni ambientali disastrose.
[….]L’ultimo decreto-legge, le cui disposizioni sono state inserite nel provvedimento su cui oggi la maggioranza rinnoverà la sua fiducia al Governo, supera il limite della dignità. Dignità nostra di parlamentari, chiamati ad avallare un provvedimento che, al di là del giudizio di costituzionalità che spetta alla Consulta, nel merito rappresenta uno schiaffo al nostro stesso sistema di diritto.
Perché se è vero che la magistratura non può preventivamente chiudere i battenti di un’azienda chiave per il nostro sistema-Paese, è vero anche che non possiamo accettare di barattare il lavoro con la sicurezza. Non si può soprassedere sulla sicurezza dei lavoratori, non si può chiedere loro di andare incontro a rischi gravissimi, fino alla morte, come avvenuto per il giovane Alessandro Morricella, padre di famiglia di Martina franca, la mia città.
[…]Ad ogni modo, appare evidente che con l’ ottavo intervento sull’Ilva si sia scoperta in tutta la sua gravità la incapacità di questo Governo di uscire fuori da uno stallo che ormai caratterizza questa vicenda.
Se i primi 7 provvedimenti hanno contenuti che indicano, anche se sul piano virtuale, un qualche percorso di risoluzione delle tante criticità della fabbrica, l’ultimo si limita a mettere la classica pezza ad uno strappo, senza intervenire sulle cause che ha determinato tale strappo!
Non c’e’ via di uscita, non c’e’ prospettiva, non c’e’ certezza in relazione alle risorse necessarie e ai tempi. Per questo si salta il problema bloccando di fatto l’iniziativa della magistratura.
Ma, ripeto il problema non e’ il conflitto tra istituzioni, ma la mancanza di idee da parte del governo.
[…]Cosa avverrà dopo questo ennesimo intervento? cos’altro il governo inventerà per continuare a perdere tempo, come sta purtroppo avvenendo da tre anni a questa parte?
i lavoratori vivono la totale incertezza del loro futuro, e ora, saranno sempre più sottoposti a rischi, schiacciati dalla necessità di dover mantenere la propria fonte di reddito. Vogliamo parlare di ricatto occupazionale? Se ne e’ sempre parlato quando si e’ trattato di attaccare le gestione privata. Oggi però e’ il governo a ricattare i lavoratori e con loro i cittadini di Taranto.
[…]Si dica, una volta per tutte, qual è, se esiste, il piano che il governo propone per l’Ilva e più in generale per Taranto. Si dica quali risorse sono realmente disponibili. Ora. Si dicano quali sono i tempi realistici per realizzare in modo completo l’aia, e le bonifiche.
23 luglio 2015
Dichiarazioni del consigliere regionale Renato Perrini:
La situazione Ilva dopo tre anni dal sequestro della magistratura appare assolutamente confusa e incerta.
Ciò che abbiamo sempre sostenuto e’ che occorre garantire la continuità occupazionale e la piena tutela dell’ambiente e della salute, senza dimenticare la sicurezza dei lavoratori.
Questo vuol dire che a tutti i livelli il nostro impegno nelle istituzioni e’ orientato a sostenere ogni iniziativa utile per il raggiungimento di questi obiettivi.
In sintesi vogliamo dire che non abbiamo posizioni precostituite; non siamo ne’ industrialisti a tutti i costi ne’ anti industrialisti per posizione presa. Vogliamo però comprendere quali siano le reali prospettive per la siderurgia italiana e per lo stabilimento di Taranto.
Da imprenditore che conosce le dinamiche che interessano una attività produttiva sono abituato a verificare i fatti.
I fatti oggi dicono che l’Ilva forse comincerà a produrre dopo l’avvio di Afo1 e Acc1 senza però raggiungere i livelli di quando era leader del mercato (si ipotizza che produca al 60% delle potenzialità). Oggi il mercato, anche quello nazionale si e’ rivolto ad altri fornitori. La fabbrica tarantina continua a macinare debiti su debiti ogni giorno.
Debiti che si ripercuotono in modo pesante sull’indotto. Di questo in particolare ho avuto modo di interessarmi più volte. Gli autotrasportatori reclamano ben 15 milioni di euro di arretrati. Era stato promesso il pagamento, ma solo una parte, circa il 30% e’ stato liquidato, e con un mese di ritardo rispetto alle scadenze previste.
In questo momento tutto l’indotto e’ in grande difficoltà. Non vi e’ più liquidità e peraltro anche le commesse si sono ridotte drasticamente.
Per questo il 5 luglio scorso ho chiesto un incontro ai commissari per attingere alla fonte le notizie sullo stato dell’arte. Alla data odierna non ho ricevuto alcun riscontro.
Dunque e’ arrivato il momento di capire quali siano le prospettive reali per il siderurgico tarantino. Occorre capire se c’e’ un piano industriale, se vi sono fondi disponibili per le bonifiche e gli adeguamenti impiantistici. Non e’ da sottovalutare la segnalazione che i custodi hanno prodotto in questi giorni contestando alcune attività che non sarebbero state realizzate per Afo1. Non sappiamo ancora se e quando saranno ricoperti i parchi minerali. Tutto ciò deve essere oggetto di un chiarimento definitivo da parte del governo che oggi gestisce direttamente l’Ilva. Inoltre c’e’ da comprendere quale sia il futuro dello stabilimento: venduto a qualche imprenditore estero che potrebbe ridimensionarlo o chiuderlo del tutto?
Noi siamo perché l’ industria continui ad essere presente a Taranto, ma non a tutti i costi.