Di seguito un comunicato diffuso dal ministro Raffaele Fitto:
Oggi il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge recante “disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese” (c.d. DL Sud) che introduce una serie di misure dirette a creare, nelle aree del Sud Italia, le migliori condizioni per la crescita e lo sviluppo del tessuto economico.
➡ 𝐑𝐈𝐎𝐑𝐃𝐈𝐍𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐆𝐑𝐀𝐌𝐌𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐄 𝐆𝐄𝐒𝐓𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐅𝐎𝐍𝐃𝐎 𝐒𝐕𝐈𝐋𝐔𝐏𝐏𝐎 𝐄 𝐂𝐎𝐄𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄
Gli storici ritardi dell’Italia nell’impiego delle risorse europee impongono un cambio di rotta nell’organizzazione delle risorse e degli strumenti destinati alle politiche di coesione. A tal proposito, la “Relazione sullo stato di attuazione della politica di coesione europea e nazionale – Programmazione 2014-2020”, approvata dal Consiglio dei Ministri il 16 febbraio scorso, registrava un avanzamento finanziario della programmazione 2014-2020 pari al solo 34 per centro in termini di pagamenti, all’interno di un sistema che prevedeva prima l’assegnazione delle risorse e solo dopo la programmazione degli interventi, a detrimento degli obiettivi di coesione e sviluppo verso cui sono destinati quei fondi.
Al fine di consentirne un più efficace e razionale utilizzo delle risorse dedicate alle politiche di coesione, il Capo I del decreto rafforza il coordinamento tra le risorse europee e nazionali per la coesione, le risorse del PNRR e le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione per la programmazione 2021-2027, in coerenza con le Raccomandazioni Specifiche per l’Italia della Commissione europea, mediante la previsione degli “Accordi per la coesione”, il rafforzamento del Sistema di monitoraggio unitario per le politiche di coesione e il PNRR e della trasparenza dei dati, nonché introducendo una nuova disciplina per i Contratti Istituzionali di Sviluppo.
In particolare, si definisce un percorso di programmazione condivisa tra Regioni e Governo che assicura l’unitarietà strategica degli interventi ed il pieno rispetto delle finalità dei fondi, connesse alla riduzione dei divari territoriali.
L“Accordo per la coesione” rappresenta un nuovo strumento di programmazione di tipo negoziale, che prevede la stipula di specifici accordi tra il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR ed i Ministri interessati ovvero i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome per la definizione degli obiettivi di sviluppo da perseguire e dei relativi interventi da realizzare.
Per rafforzare il monitoraggio dell’utilizzazione delle risorse in materia di politiche di coesione si prevede di utilizzare lo stesso sistema informatico adottato per il PNRR (ReGiS), anche al fine di semplificare gli adempimenti in capo ai soggetti attuatori che fino ad oggi erano chiamati ad alimentare diverse banche dati a seconda della fonte di finanziamento. Il nostro obiettivo è quello di assicurare un costante ed efficace monitoraggio degli interventi rafforzare l’efficienza nella fase di programmazione, attuazione e rendicontazione degli interventi.
Il Decreto prevede, istituzionalizza il portale web unico nazionale per la trasparenza delle politiche di coesione OpenCoesione, con l’obiettivo di sostenere la trasparenza e garantire a tutti i cittadini l’accesso ai dati relativi alla programmazione e attuazione degli interventi finanziati dalle politiche di coesione
A tal fine si prevede la pubblicazione sul gestito dal Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, dei documenti di programmazione delle risorse nazionali per la coesione unitamente agli analoghi dati per i Programmi cofinanziati dalle risorse europee per la coesione ai sensi dei regolamenti vigenti.
Il decreto, inoltre, ripristina il valore strategico dei Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS), consentendone la sottoscrizione esclusivamente per la realizzazione di interventi di valore complessivo non inferiore a 200 milioni di euro, confermando che il CIS è uno strumento di attuazione rafforzato delle politiche di coesione e non di programmazione.
➡ 𝐀𝐑𝐄𝐄 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐍𝐄
Il Capo II interviene sulle aree interne fornendo per la prima volta un inquadramento normativo volto a garantire una governance unitaria per massimizzare l’efficacia dell’azione pubblica a supporto di queste aree a rischio di spopolamento. A tal fine, il decreto innova la Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne, che oggi riguarda solamente 1.824 comuni abitati da circa 4 milioni di cittadini rispetto ai 4.000 comuni delle aree interne, dove risiedono circa 14 milioni di cittadini e verso cui si proietta l’azione amministrativa che sarà declinata in un “Piano strategico nazionale delle aree interne” (PSNAI), documento programmatico volto ad individuare gli ambiti di intervento e le priorità strategiche cui destinare le risorse del bilancio dello Stato, disponibili allo scopo, tenendo conto delle previsioni del PNRR e delle risorse europee destinate alle politiche di coesione, con specifico riferimento a istruzione, mobilità e servizi socio-sanitari.
➡ 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈 𝐔𝐑𝐆𝐄𝐍𝐓𝐈 𝐂𝐎𝐌𝐔𝐍E 𝐋𝐀𝐌𝐏𝐄𝐃𝐔𝐒𝐀 𝐄 𝐋𝐈𝐍𝐎𝐒𝐀
Inoltre, il Capo II include disposizioni dedicate alla risoluzione di criticità relative alle specifiche aree del Mezzogiorno, ed in particolare alle isole di Lampedusa e Linosa, caratterizzate dalla presenza di una situazione di grave disagio socioeconomico determinata dal ben noto fenomeno migratorio che interessa tali territori. In particolare, sono stanziati 45 milioni di euro per la realizzazione di infrastrutture viarie e di opere di urbanizzazione primaria, impianti di depurazione, deposito di carburante e nuovi edifici pubblici. La norma, oltre a stanziare le risorse assicura al Comune di Lampedusa il supporto tecnico operativo di Invitalia per accelerare la realizzazione degli interventi previsti.
➡ 𝐙𝐄𝐒 𝐔𝐍𝐈𝐂𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝐌𝐄𝐙𝐙𝐎𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐎
Il Capo III, nell’ambito di una più ampia strategia di rilancio del tessuto produttivo e dell’occupazione nel Sud, istituisce una nuova Zona Economica Speciale (ZES) comprendente l’intera area del Mezzogiorno che, dal 1° gennaio 2024, sostituirà le attuali 8 Zone economiche speciali.
La precedente organizzazione delle ZES, limitate alle aree retroportuali del Sud, non ha consentito di raggiungere appieno gli obiettivi posti alla base dell’introduzione nel nostro ordinamento di tale strumento, ovvero la necessità di attrarre investimenti nelle aree del Mezzogiorno maggiormente connesse ai flussi commerciali internazionali.
La costituzione di un’unica ZES consentirà, pertanto, di massimizzare nello scenario internazionale l’impatto competitivo dell’intero Mezzogiorno con il suo già rilevante apparato produttivo, che rappresenta un potenziale da valorizzare nelle sue molteplici articolazioni settoriali e territoriali, con riconoscimento di eguali chance di sviluppo a tutti i territori dell’Italia meridionale e a tutte le imprese già insediate nel Sud, o che in esso volessero insediarsi.
Il provvedimento estende, a tutto il territorio del Mezzogiorno, le semplificazioni amministrative (autorizzazione unica e riduzione di un terzo dei tempi delle procedure) e il sostegno alle infrastrutture precedentemente concentrati nelle singole aree ZES, anche attraverso l’istituzione di una nuova agevolazione fiscale finalizzata a favorire gli investimenti ed a promuovere l’occupazione.
Si è ritenuto, dunque, opportuno rivedere l’intera disciplina delle ZES, anche attraverso l’introduzione di un nuovo sistema di governance.
In particolare, si istituisce, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una Struttura di missione per la ZES Unica, a supporto del nuovo modello organizzativo della ZES, con funzione, tra le altre cose, di rilascio dell’autorizzazione unica necessaria per l’attuazione dei progetti nella ZES Unica, precedentemente di pertinenza dei Commissari straordinari per le ZES, ai quali, con il presente decreto, la Struttura di missione si sostituisce.
La Struttura di missione, concentrata sul coordinamento della ZES unica, consentirà di ridurre i costi di gestione delle attuali ZES frammentate in 8 diverse strutture amministrative.
Il decreto assegna alla richiamata Struttura il compito di predisporre, previa partecipazione e consultazione delle Regioni interessate, il Piano strategico della ZES Unica, di durata triennale, con il quale viene definita, in coerenza con i contenuti del PNRR, la politica di sviluppo della ZES unica, individuando, anche in modo diversificato per le Regioni che ne fanno parte, e tenendo conto delle singole specificità territoriali, i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari da realizzare nonché le modalità di attuazione. Il Piano è approvato con dPCM, su proposta del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, previo parere della Cabina di regia ZES.
Viene inoltre istituito il portale web della ZES unica al fine di favorire una immediata e semplice conoscibilità della ZES unica e dei benefici fiscali riconosciuti alle imprese, nonché lo Sportello Unico Digitale ZES – S.U.D. ZES nel quale confluiranno gli sportelli unici digitali già attivati, nel sistema vigente, presso ciascun Commissario straordinario ZES, e che svolge le funzioni dello sportello unico per le attività produttive (SUAP).
Il decreto introduce una disciplina dettagliata del procedimento unico volto al rilascio del provvedimento di autorizzazione unica, in relazione ai progetti inerenti alle attività economiche e all’insediamento di attività industriali, produttive e logistiche all’interno della ZES Unica, da parte di soggetti pubblici o privati. Inoltre, si prevede che tali progetti siano di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti.
In tema di semplificazione, si prevede che l’autorizzazione unica sostituisca tutti i titoli abilitativi e autorizzatori comunque denominati, necessari alla localizzazione, all’insediamento, alla realizzazione, alla messa in esercizio, alla trasformazione, alla ristrutturazione, alla riconversione, all’ampliamento o al trasferimento nonché alla cessazione o alla riattivazione delle attività economiche, industriali, produttive e logistiche.
Sotto il profilo delle agevolazioni fiscali rivolte alle imprese, viene introdotto uno specifico credito di imposta da concedere alle imprese che effettuano l’acquisizione dei beni strumentali nuovi nell’ambito della Zona Economica Esclusiva SUD – ZES Unica.
La misura già previste per le aree ZES viene estesa a tutto il mezzogiorno e rappresenta uno strumento automatico a sostegno all’investimento a cui potranno aggiungersi altri in base alle priorità definiti nel Piano strategico.
Allo stato, infatti, sono in corso interlocuzioni con la Commissione per verificare la proroga della misura decontribuzione SUD e altri strumenti che potranno essere finanziati anche dalla revisione del PNRR.
➡ 𝐑𝐀𝐅𝐅𝐎𝐑𝐙𝐀𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐂𝐀𝐏𝐀𝐂𝐈𝐓𝐀’ 𝐀𝐌𝐌𝐈𝐍𝐈𝐒𝐓𝐑𝐀𝐓𝐈𝐕𝐀 𝐈𝐍 𝐌𝐀𝐓𝐄𝐑𝐈𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐎𝐋𝐈𝐓𝐈𝐂𝐇𝐄 𝐃𝐈 𝐂𝐎𝐄𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄
Il Capo V prevede l’assunzione a tempo indeterminato di 2.200 unità di personale, di cui 71 risorse previste a livello centrale, 250 per le Regioni e 1.879 per i Comuni, finanziata da un Programma europeo e diretta a rafforzare la capacità amministrativa per l’attuazione delle politiche di coesione.
Ciò al fine di dotare le amministrazioni impegnate nell’attuazione delle politiche di coesione delle competenze e delle professionalità, assicurate grazie allo svolgimento di corsi di formazione professionalizzanti, necessarie ad accelerare la realizzazione dei progetti e l’avanzamento procedurale e finanziario degli interventi.
La misura richiesta dalla Commissione nell’ambito dell’Accordo di partenariato 2021-2027 mira a rendere strutturale il rafforzamento della capacità amministrativa superando i vecchi sistemi di assistenza tecnica basate su consulenze e contratti a tempo determinato che al termine dei cicli di programmazione non consentivano alle singole amministrazioni di consolidare le competenze necessarie per attuare gli interventi soprattutto in un contesto normativo costantemente in evoluzione.
L’obiettivo è quello di evitare che il nuovo ciclo di programmazione sperimenti le medesime difficoltà che hanno determinato gli storici ritardi che caratterizzano il nostro Paese nell’impiego delle risorse destinate alle politiche di coesione.