L’8 marzo 1908, al culmine di una protesta di donne che manifestavano per ottenere migliori condizioni di lavoro, i padroni dell’azienda Cotton di New York chiusero i portoni. Le lavoratrici rimasero chiuse dentro. Si sviluppò un incendio, morirono 146 persone, fra cui molte donne e fra esse, molte immigrate. Ovvero: quando oggi le italiane festeggiano la giornata internazionale della donna, ricordino che si celebrano anche le immigrate vittime. Come tante migranti sono vittime tuttora.
Andiamo avanti con un numero: 45591. La giornata internazionale della donna può essere onorata con una donazione fatta attraverso un sms a questo numero telefonico, per i centri antiviolenza Pangea che rischiano la chiusura. E si sa quanto siano importanti, i centri antiviolenza visto che un giorno sì e l’altro pure si racconta di violenze, di femminicidio e altre brutalità nei confronti delle donne.
Molte manifestazioni in programma, oggi, ovunque. Anche in Puglia, naturalmente. Esempio: a Taranto, a partire dalle 18, nella galleria del castello aragonese, sarà presentata l’antologia “Donne che parlano di donne”, a cura di Simona De Pace, una raccolta di racconti, poesie e fotografie di autrici tarantine, invitate a riflettere sulla femminilità contemporanea. Organizzata da Edit@ Casa Editrice & Libraria (cliccare sull’immagine per ingrandirla).
La commissione pari opportunità del Comune di Martina Franca ha invece diramato un comunicato: “Nella Giornata Internazionale della Donna, pur non avendo potuto dar vita a manifestazioni o eventi, anche per i ristretti tempi operativi ma garantendo la nostra presenza alle varie attività proposte nella nostra città, abbiamo ritenuto opportuno e doveroso inviare questo saluto a tutte le donne di Martina Franca e non solo. Nonostante siano passati oltre 100 anni da quel famoso 1908, le battaglie delle donne continuano incessantemente, eppure ogni giorno siamo raggiunti da numerose notizie di episodi di maltrattamenti e soprusi. E allora, nella giornata dell’8 marzo, ma non fermandoci mai, il nostro abbraccio va a quelle donne che sopportano e supportano imperterrite le loro – non sempre riconoscenti – famiglie, a quelle ribelli, a quelle semplici, a quelle ‘complicate’, a quelle che si battono per rivendicare la propria dignità, a tutte le donne, alle madri, alle figlie, alle sorelle, alle amanti, alle mogli; ma anche agli uomini, a quelli che amano e rispettano le donne. A tutti coloro che amano la vita”.
E poi prendiamo a riferimento il comunicato che ci ha inviato il sindacato Coisp, direzione regionale della Campania. Sindacato di polizia. La sindacalista regionale Mariarosaria Pugliese (foto, con il responsabile regionale Giuseppe Raimondi) ha parlato della ricorrenza, riferendosi a “quello che le donne (non) dicono”.
Di seguito:
La giornata internazionale della donna, è più comunemente definita festa della donna per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne contro ogni discriminazione e violenza. La segreteria regionale del sindacato di polizia Coisp guidata da Giuseppe Raimondi ha divulgato un comunicato stampa, a firma della responsabile regionale alle pari opportunità Mariarosaria Pugliese, con il quale sottolinea le numerose difficoltà cui si imbattono le donne nel mondo lavorativo in particolare nelle forze di polizia .
“Le donne in Polizia – commenta la sindacalista regionale del Coisp Mariarosaria Pugliese – guidano volanti ed elicotteri, dirigono commissariati e squadre mobili, sono medici e tecnici, molte sono atlete di successo e hanno preso medaglie e vinto campionati anche in discipline tradizionalmente “riservate” agli uomini. Le donne in Polizia svolgono il loro lavoro con forte motivazione, professionalità e competenza. Entrate in Polizia nel 1959 nel vecchio “Corpo femminile” inizialmente avevano “solo” compiti dedicati alla tutela dei minori. Nel 1981 il nuovo ordinamento dell’amministrazione della Pubblica Sicurezza (legge 121) ha previsto ufficialmente la pari opportunità di carriera tra uomini e donne. Le donne che vestono la divisa si impegnano in ruoli importanti, ma cercando di trovare il giusto equilibrio tra la carriera e la vita privata. Non sempre è facile però. A volte le mamme poliziotto devono combattere con qualche senso di colpa nei confronti dei figli, ai quali vorrebbero dedicare più tempo. Essere “poliziotte” non significa rinunciare al ruolo di mamme, certo è che risulta estremamente complicato quotidianamente tenere insieme affetti, famiglia, lavoro, e noi donne della Polizia di Stato questo lo sappiamo bene, se poi si considerano i rischi che si corrono nell’espletamento del nostro lavoro, allora è proprio il massimo; ma NOI anche con difficoltà riusciamo a far tutto! Questa data così particolare – continua Pugliese – potrebbe apparire forse un po’ scontata ed anacronistica, invece deve far riflettere su quanto negli anni è stato fatto e su quanto in effetti c’è ancora da fare. Noi donne “moderne” abbiamo una grande responsabilità sia verso le donne del passato che hanno duramente lavorato per liberarsi da una schiavitù intellettuale , che verso le donne del futuro che si aspetteranno da noi il riscatto da ogni servilismo, è ora il tempo di lavorare per non vanificare il lavoro passato e per non arrestare il processo verso un futuro fatto di libertà ma soprattutto di parità. E’ qui che nasce il pensiero di quest’iniziativa “quello che le donne (non) dicono”, un modo per raccontarci di noi e delle nostre esperienze che hanno caratterizzato l’espletamento di questa peculiare professione a volte così difficile ma allo stesso tempo ricca di soddisfazione, da noi svolta con dedizione e professionalità.
Un ringraziamento particolare a tutte voi che numerose avete aderito all’iniziativa e avete permesso ciò; non è stato possibile inserire per questioni di spazio tutte le vostre testimonianze di vita vissuta, ma vi assicuro che sono tutte ricche di emozioni che testimoniano ciò che una DONNA della Polizia di Stato vive quotidianamente.
Di seguito alcune delle numerose osservazioni pervenute alla segreteria regionale del sindacato di polizia Coisp:
Rosa: ottenne il tanto sospirato trasferimento e ricorda la sorpresa mista a sconforto quando il nuovo Dirigente conoscendola esclamò: “accidenti con tanti uomini che c’erano, proprio una donna mi dovevano mandare” e da allora quel siffatto dirigente aveva nei suoi confronti infiniti dubbi quando la impiegava in quei servizi che reputava fossero di prerogativa maschile. Ma il “siffatto” presto imparò che affidabilità, serietà e determinazione non le mancavano, perchè lei in più occasioni aveva dato prova di capacità e professionalità.
Loredana: ricorda di come fosse stato traumatico per lei staccarsi dal suo piccolo bimbo per poter frequentare quel corso in Polizia, delle sue preoccupazioni, per il ritrovarsi ad essere contemporaneamente madre e allieva frequentatrice del corso in Polizia, combattuta tra 2 ruoli e 2 funzioni che nulla avevano in comune, ma che rappresentavano due facce della stessa medaglia. Una lacrima soffocata sgorgò dai suoi occhi lucidi per tradire quell’incommensurabile emozione quando le stavano conferendo quel meritato “premio” e un’espressione di orgoglio misto a soddisfazione le si disegnò sul viso quando, l’ultimo giorno del corso ottenne la meritata ricompensa che la vedeva classificata tra i primi nella graduatoria di fine corso. Una soddisfazione indescrivibile per una donna nel suo intimo divisa a metà tra due ruoli, ma pur tuttavia unita nella consapevolezza che tutto è possibile se fatto con amore e dedizione.
Flavia: un funzionario impegnata nell’antimafia e la sua vita fatta di sacrifici, privazioni, soddisfazioni e grandi rischi. Le era stato affidato un incarico che ancora non veniva accettato come “femminile” e per questo era guardata con diffidenza dagli altri uomini. Donna molto determinata, decisa, consapevole del ruolo che ricopriva e che se non avesse avuto le qualità certamente non le sarebbe stato affidato un compito tanto delicato e rischioso. E’ impresso nei suoi ricordi quel giorno in cui quel “boss” trovandosi a dover riferire a lei affermò :”io con una donna non ci parlo” ma ben presto si è era decisamente ricreduto.
Maria: ricorda di quando durante una perquisizione all’interno dell’abitazione per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, la piccola bimba figlia dell’ arrestato non voleva permettere a nessuno di entrare nella sua camera e piangeva disperatamente, per lei e i colleghi ci furono brevi attimi di perplessità, M. allora inventò per la piccola un caccia al tesoro che le permise di perquisire dettagliatamente e con tranquillità la cameretta della bimba e calmò il suo pianto disperato trasformandolo in un’occasione di gioco.