Di seguito il comunicato:
Cancro alla tiroide e al testicolo sono due neoplasie rare ma risultano essere in numero significativo tra i militari. Gli ultimi due casi riconosciuti potrebbero essere il segnale di una platea molto vasta di aventi diritto ad oggi ingiustamente esclusi dai benefici. Ai due Militari che hanno svolto il loro servizio in aree operative ad alto rischio subendo il danno per cancro alla tiroide e al testicolo è stato riconosciuto rispettivamente mezzo milione di euro di risarcimento e lo status di vittima del dovere. Lesioni invalidanti che hanno segnato per sempre la vita dei due sottufficiali e quella delle loro famiglie. CONTRAMIANTO già alla metà degli anni 2000 aveva posto la questione dei militari impiegati nei quadri operativi ad alto rischio per il possibile uso di sostanze cancerogene e di esposizione ad uranio impoverito. L’andamento delle patologie ed i dati aggiornati nel decennio successivo sembrano confermare tali preoccupazioni. Il carcinoma della tiroide è una neoplasia rara in quanto costituisce il 2% di tutti i tumori, ancora più raro il tumore al testicolo con l’1% . Per i militari dei 3997 tumori totali nel periodo 1996-2012 le evidenze sono nettamente maggiori con 366 tumori alla tiroide ( 9% dei tumori totali ) e 413 tumori al testicolo (10 % dei tumori totali ). Conseguenze tumorali nei militari che preoccupano. Numeri ” grezzi ” che andrebbero confermati con dati aggiornati ed un adeguato approfondimento epidemiologico. I 3997 tumori nei militari registrati dall’Osservatorio Epidemiologico della Difesa e riferiti dal Ministero Difesa a CONTRAMIANTO relativi al periodo 1996-2012 sono casi su cui riflettere e per i quali attendiamo ancora aggiornamento e revisione. Evidenze su considerazione di dati epidemiologici del Ministero della Difesa dimostrano che, per i militari che hanno prestato servizio nei Balcani ed in Afghanistan nel periodo 1996 – 2004, l’incidenza dei casi di cancro alla tiroide sono stati significativamente superiori a quelli della popolazione italiana di riferimento come stessa tendenza sembrerebbe riguardare il cancro al testicolo. Queste costituiscono elementi che, sia pure sotto il profilo dell’evidenza statistica, rendono sostenibile la tesi dell’esistenza di una relazione, quanto meno concausale, tra l’esposizione dei militari in aree caratterizzate da un forte inquinamento riconducibile all’utilizzo di munizionamenti bellici (Kosovo, Iraq e Afghanistan) e l’insorgenza del carcinoma alla tiroide e al testicolo come i maggiori rischi da radiazioni ed altri fattori cancerogeni, non solo nei quadri operativi ma anche sui mezzi terrestri e navali , sembrano poter aver avuto le medesime conseguenze con le insorgenze dei tumori alla tiroide e al testicolo.
Il soggiorno per mesi in zone bombardate e gli spostamenti su mezzi che avevano percorso zone contaminate e le specifiche attività professionali militari a stretto contatto con mezzi blindati impiegati in poligoni di tiro in cui venivano esplosi munizionamenti bellici, induce a considerare che i militari impiegati in tali quadri operativi siano stati esposti alle emissioni nocive e soprattutto alle nanoparticelle, sostanze cancerogene.
In generale per CONTRAMIANTO è probabile ritenere che vi siano stati possibili fattori cancerogeni e genotossici che abbiano esposto i militari impiegati in tali quadri operativi, in aggiunta a possibili esposizioni dannose a maggiori rischi in relazione all’azione patogena derivante dall’ inalazione di polveri fini e nanoparticelle metalliche associabili all’uso di armi all’uranio impoverito ed all’ inquinamento ambientale dovuto alla possibile presenza di agenti chimici quali diossine e a metalli inquinanti con proprietà genotossiche e cancerogene.