Di seguito il comunicato:
“Ad Human Power si allontano collaboratori a progetto perché solidali con i dipendenti a rischio di licenziamento”
L’ennesimo riprovevole atto di barbarie nel mondo del lavoro, alla faccia di chi in questo momento parla di un’evoluzione de diritti, si sta riproponendo a Taranto, per l’ennesima volta in un call center, ancora ad Human Power.
Accade che le Organizzazioni Sindacali, alla luce della dichiarazione di messa in liquidazione della società ed alle lettere di licenziamento che si stanno inviando ai dipendenti, organizzino un presidio fuori i cancelli del call center per protestare contro i licenziamenti e provare ad allargare la vertenza a favore dei lavoratori: al presidio, oltre ai dipendenti, scendono anche pochi collaboratori a progetto, sicuramente meno tutelati dalla normativa ma coraggiosi nel difendere la dignità sul posto di lavoro, a sostegno dei dipendenti, nonostante qualche minuto prima, nelle sale aziendali, i responsabili di sala avrebbero esortato i collaboratori a non scendere né solidarizzare con chi stava perdendo il posto di lavoro.
Qualcuno invece scende, coraggioso, rifiutando il ricatto di chi utilizza la clava per spremere i lavoratori, e raggiunge il presidio, denunciando anche per gli altri collaboratori la triste situazione di chi, pur di lavorare, accetta un bieco consenso da 3 euro all’ora.
A distanza di pochi giorni, l’azienda manda a casa chi ha avuto l’ardire di manifestare il proprio dissenso e di partecipare ad un presidio per licenziamenti di massa.
Avviene a Taranto, nel 2016: qualcuno la chiama “modernità”. Noi lo chiamiamo “ritorno al passato” e “schiavismo”, il più becero ed assurdo.
Human Power si macchia, oltre alle rivelazioni che abbiamo denunciato nelle scorse settimane circa l’ambito contrattuale, di un ennesimo strappo con le rappresentanze dei lavoratori: siamo pronti a sentirci dire che quelle lavoratrici mandate a casa non erano produttive e che il contratto a progetto consente loro(in realtà non sarebbe proprio così) di farlo. Ma doveva accadere proprio adesso, casualmente a distanza di pochi giorni dal presidio?
Non solo esprimiamo solidarietà e sostegno a quelle lavoratrici ma chiediamo con forza all’azienda di chiedere scusa e di richiamare in servizio quelle lavoratrici, mettendo una toppa a questa vergognosa situazione. In assenza, le istituzioni facciano la loro parte.
Attendiamo una convocazione presso la Prefettura, dopo una richiesta fatta il giorno 28 luglio 2016. Riteniamo che quella sia l’unica sede in cui si possa richiamare l’azienda alle sue responsabilità.
Giovanni D’Arcangelo
Segr. Gen.le FILCAMS CGIL TARANTO
Andrea Lumino
Segretario Generale SLC CGIL TARANTO