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Che succede alla sezione fallimentare del tribunale di Taranto? Dopo l'arresto di un pregiudicato per ipotesi di aste giudiziarie truccate, spuntano fuori un esposto, al quale ha fatto seguito un'interrogazione parlamentare, e il video di una richiesta di tangenti il cui autore, ora, al telegiornale fa anche il nome di una "dottoressa". Coperto da un bip

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Pasquale Putignano, arrestato nei giorni scorsi, era gravato nel recente periodo dal divieto di lasciare Palagiano. Invece un giorno venne trovato a Taranto, sezione fallimentare del tribunale. Pasquale Putignano è considerato dall’accusa, il capo di un’organizzazione che orchestra le aste giudiziarie truccate. Con due modalità: intimidendo chi non vuole starci e facendo spazio ai suoi “clienti”, da eventuali concorrenti nell’aggiudicazione di un bene all’asta.

Aste giudiziarie che si temono truccate a livelli cospicui: una piaga, soprattutto per il territorio del tarantino e nel settore agricolo in particolare.

Il che, con l’attività della sezione fallimentare del tribunale, fino a prova contraria non c’entra niente, è ovvio.

C’è un’indagine, caratterizzata da varie sfaccettature. C’è anche un esposto, di 46 pagine. Credibilità, naturalmente, da valutare. Lo ha scritto la legale di un imprenditore agricolo 74enne il quale, ormai perso tutto, ha sparato alzo zero, con l’esposto. Parla della sezione fallimentare del tribunale di Taranto retta da diciannove anni sempre dallo stesso dirigente, parla di avvocati che, spesso gli stessi, acquisiscono incarichi in quantità considerevoli e alterna episodi da ritenersi circostanziati, ad altre considerazioni. Credibile o meno, sarà l’indagine a dover fare chiarezza. A quell’esposto ha fatto seguito un’interrogazione parlamentare, l’hanno firmata dodici deputati.

tmp_23349-IMG_20161108_1155152123928433Poi, nelle ultime ore, è rispuntato fuori anche un filmato. Risalente a febbraio 2014 e diffuso da Basilicata 24 nell’edizione online. Si fa riferimento, nell’incontro fra un imprenditore, il suo avvocato e un curatore fallimentare, alla richiesta fatta all’imprenditore, per una tangente chiamata “fiore”, da ventimila euro, viene detto all’imprenditore agricolo Antonio Scarciglia. Il quale, rintracciato nelle scorse ore dal tgnorba, ha fatto il nome della “dottoressa” (al momento del nome, bip, è quanto però spunta fuori nell’intervista). Ma che lei c’entri realmente qualcosa, con la richiesta fatta a quell’imprenditore per aggiustare la pratica, è tutto da verificare e, per la verità, fino a prova del contrario, la donna non c’entra nulla. Anzi, il curatore fallimentare, nell’inverno 2014 parlava di lei che avrebbe fatto una specie di sondaggio per vedere se “loro” fossero disponibili. Loro chi?

Ovvero: in questa vicenda complessiva della sezione fallimentare del tribunale di Taranto c’è molta denuncia ma la pistola fumante non si vede. E fino a prova provata del contrario, ovvero fino a sentenza passata in giudicato, tutti sono innocenti. Qui, al massimo, ci sono un esposto e un video. In cui è evidente essere stata fatta, sì, una richiesta di denaro: ma non dalla donna chiamata in causa. Al contrario: tutti sono innocenti fino a prova contraria ma le denunce non mancano e sotto quel bip, un nome c’è. Doveroso fare chiarezza. Nell’interesse di tutti, e in quello collettivo che è primario.

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