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Martina Franca: arciconfraternita, 450 anni Immacolata degli Artieri

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Di Agostino Convertino*:

Il 1570, se guardato col mirino degli storici, appare come un anno di transizione sul piano degli accadimenti politici in Europa. Un avvenimento che merita di essere ricordato è sicuramente l’arrivo della patata nel Vecchio Continente: il prezioso tubero fu importato dai conquistadores spagnoli partiti per colonizzare il “nuovo mondo”  scoperto da Colombo e corrispondente, in grandi linee, alle terre delle civiltà precolombiane.  L’Italia, tutta raccolta attorno allo Stato Pontificio, è divisa in piccole ma potenti repubbliche e influenti Ducati e Principati che hanno rimpiazzato la penisola delle Signorie. Il carisma francescano è più vivo che mai e regala alla Terra d’Otranto, oltre all’autorevole e diffusa presenza religiosa, un discreto patrimonio artistico che ancora oggi costituisce una quota importante delle ricchezze storico-culturali della regione. E proprio in Terra d’Otranto spiccava la “giovane (1310)” ma vivace comunità martinese che si distingueva per il suo tenore di vita e l’inclinazione verso il bello abbinati ad un profondo senso religioso che costituiva un saldo collante sociale. I martinesi erano grandi ammiratori di San Francesco e dei suoi seguaci per la loro impostazione di vita esemplare e intransigente che un po’ ricorda i tratti antropologici del nostro popolo così determinato; in particolare, erano grandi fans di un certo Padre Luca da Lecce, autentica superstar del francescanesimo in Terra d’Otranto. Senza addentrarci in fini speculazioni di carattere storico, religioso e artistico, di sicuro possiamo affermare che l’ammirazione dei martinesi per il Santo di Assisi fu notata da Papa Sisto IV che concesse a Pietro de Guida e Francesco da Martina il permesso di erigere un convento da destinare ai frati minori. Sintetizzando la cronaca, è lecito affermare che la prima pietra del futuro convento, sui cui sorse la Chiesa di S. Stefano oggi conosciuta come S. Antonio, fu posta nel 1497 come recita un’epigrafe, scoperta nel 1927, durante lavori di restauro della sacrestia. Comincia così una lunga storia che, dopo 450 anni, non ha ancora esaurito la sua spinta. Nel 1570 nacque la Congrega dedicata all’Immacolata poi passata a conduzione laica come Confraternita degli Artigiani ed oggi conosciuta come Arciconfraternita Immacolata degli Artieri. Per comprendere la dimensione del tempo storico attraversato da questa esperienza basterà considerare che, più o meno, nello stesso periodo in cui sorse il convento l’organizzatissimo esercito turco-ottomano (oggi lo definiremmo una “superpotenza”) assaltava la Città di Otranto che conobbe il filo delle scimitarre dei “Giannizzeri” e pagò un tributo altissimo col martirio di 800 otrantini colpevoli di non aver abiurato il cristianesimo. Dopo 4 secoli e mezzo, l’umanità si è così evoluta che si parla di voli orbitali civili e in Italia sarà l’aeroporto di Grottaglie a svolgere le funzioni di spazioporto. Ebbene, l’Arciconfraternita Immacolata degli Artieri (insieme a molte altre) è ancora al suo posto in quello stesso angolo del chiostro di Sant’Antonio a svolgere la stessa missione di carità e servizio laico cominciata nel 1570. È una sensazione che può dare il capogiro quando vesti quei meravigliosi abiti di rito confezionati chissà quando. La mozzetta (o mozzetto) è meglio della De Lorean del film “ritorno al futuro”, la indossi e senti intero il flusso della storia sulle tue spalle. Una cosa sola non è cambiata in tutti questi secoli: il dovere della Carità verso chi ne ha bisogno. Su questo inossidabile algoritmo si gioca il futuro delle congreghe del terzo millennio. In un’era caratterizzata dalla globalizzazione dell’economia e della comunicazione, consorelle e confratelli devono scoprire le nuove latitudini della povertà, del disagio sociale, dell’essere giovani o anziani (due antipodi tremendi), del sopravvivenza alla pandemia, delle necessità ambientali. E applicare la stessa intensità di quando l’obiettivo era maritare una povera orfanella senza dote e senza corredo. Con una svolta di tipo culturale, ma la Curia dovrà offrire un grande aiuto con la scelta delle persone giuste per governare il delicato passaggio, le congreghe sapranno cogliere queste opportunità. Auguro all’Arciconfraternita Immacolata degli Artieri un Buon Anniversario e altri secoli di prosperità sul cammino della Carità e della Fede. Abbraccio con affetto il mio ottimo successore, Priore Claudio Carrieri, e il Padre Spirituale Don Mimmo.

*priore emerito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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