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Dalla Puglia a riferimento in Italia, “Uno più uno fa tre” per la Serveco Relazione dI Francesco Lenoci sull'attività dell'azienda green

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gruppo finseaRelazione di Francesco Lenoc alla presentazione del libro “Uno più uno fa tre” sull’attività dell’azienda pugliese Serveco:

Cosa fa un professore universitario? . . . .Due cose: spiega oppure interroga.
Cosa ho fatto l’ultima volta che ho parlato a Martina Franca (il 30 dicembre 2015 presso il Salotto culturale di Palazzo Recupero)?. . . .Ho spiegato. Quindi adesso, presso la Sala Consiliare del Palazzo Ducale, mi tocca interrogare.

Una domanda facile, considerando che molti di voi sono miei amici su Facebook e, quindi, hanno visto le foto che ho postato. Dov’ero ieri sera alle 20,00?. . . .Ero presso la sede di Serveco a Montemesola.

Una domanda facile. Qual è l’oggetto sociale di Serveco? . . . .La custodia del Creato.

Una domanda difficilissima. Cosa dice l’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco con riguardo alla Custodia del Creato?

“Se lo sguardo percorre le regioni del nostro pianeta, ci si accorge subito che l’umanità ha deluso l’attesa divina”. (Cfr. Laudato Si’ 61).

Dove voglio arrivare?. . . .Voglio arrivare a dire che l’attività svolta da Serveco è di fondamentale importanza.

Una domanda facilissima. Quanto fa uno più uno? . . . .Fa due.

Una domanda facile. Per Serveco quanto fa uno più uno?. . . . Fa tre (come recita il titolo del Libro di Massimiliano Martucci edito da Edizioni Nuove Proposte).

UNO + UNO FA TRE
Una domanda difficile. Perché per Serveco uno più uno fa tre?

Vi segnalo la risposta che dà Vito Manzari nella prefazione del Libro: “Penso che il binomio tra Pierino Chirulli e Carmelo Marangi (l’intuito, la creatività, la sfrontatezza, la voglia di approfondire di Pierino; il metodo, la determinazione, l’approccio ingegneristico, la testardaggine di Carmelo) hanno creato una chimica, una magia, che hanno attratto persone oneste, che hanno votato la loro vita a quello che facevano”. (Cfr. pag. 14).

È una bella risposta, che merita il mio e il vostro applauso.

Complimenti Serveco.

Una domanda difficilissima, resa ancora più complicata dall’ultima frase dell’ultima pagina del Libro: “Per i due ragazzi del 1960 (Pierino e Carmelo) uno più uno ha fatto, sempre, almeno tre”. (Cfr. pag. 153).

È la classica domanda che, in caso di risposta corretta, fa aggiungere al trenta la lode. Quanto dovrebbe fare per Serveco uno più uno?
Chi dice tre, chi dice almeno tre, chi dice più di tre? . . . . Votate per alzata di mano.

Per addivenire alla risposta corretta, devo raccontarvi una storia.
A seguito della crisi finanziaria, economica e ambientale viviamo in un’epoca in cui si è avverato ciò che un timido ed eccentrico docente di matematica pura aveva previsto nel 1896, nel libro “Attraverso lo specchio”. In precedenza aveva scritto “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Il suo nome è Lewis Carroll.
“Nel Regno della Regina Rossa per mantenere il proprio posto, occorreva . . . . come adesso . . . . correre a più non posso; per andare da qualche altra parte, occorreva . . . . come adesso . . . . correre almeno il doppio”.

Che cosa significa?. . . .Significa che, se Serveco vuole mantenere il proprio posto, uno più uno deve fare tre (deve correre a più non posso).
Significa che, se Serveco vuole crescere, uno più uno deve fare almeno tre? . . . .no, no . . . .no. Uno più uno deve fare almeno quattro (deve correre almeno il doppio).

UNO + UNO DEVE FARE ALMENO QUATTRO
Cosa deve fare Serveco per riuscire a correre almeno il doppio? . . . .Due mosse.

La prima mossa è il raddoppio dei capitali. Fino a questo momento, Serveco ne ha gestiti tre di capitali: il capitale umano, il capitale organizzativo e il capitale relazionale.
Alla gestione di questi tre capitali deve aggiungere quella di altri tre: il capitale finanziario, il capitale materiale e infrastrutturale e il capitale naturale.

La seconda mossa per Serveco è di continuare a fare ciò che emerge da tutte le pagine del Libro: continuare a progettare insieme, continuare a osare insieme, continuare a sacrificarsi insieme.

È ciò che mi piace definire “la logica della staffetta”. La staffetta è quella gara meravigliosa (sto pensando alla 4×100 metri in atletica leggera) che consente a quattro atleti normali di battere quattro campioni. Ci possono riuscire perché ciò che conta è far viaggiare veloce il testimone e per farlo occorre, soprattutto, essere affiatati nei cambi: un frazionista deve cominciare a correre prima che arrivi l’altro e quest’ultimo deve arrivare alla giusta distanza dal primo. Il frazionista che riceve il cambio non deve mai girarsi a guardare il compagno che sta arrivando. Deve solo correre allungando un braccio all’indietro.
Se è, però, vero che quattro frazionisti affiatati possono battere quattro campioni, è anche vero che se cade per terra il testimone . . . .non perde il frazionista che ha commesso l’errore . . . .ma perde l’intera squadra.

Ciò che consente alle imprese di avere successo (oltre ai sei capitali prima menzionati) è la staffetta, che deve avvenire: tra grandi e ragazzi; tra uomini e donne di buona volontà.

Io ho dedicato tanti anni della mia vita allo studio delle imprese.
So di una sola impresa in Italia, che ha sempre chiuso i bilanci in utile e che ha distribuito almeno un dividendo tutti gli anni.
Alla Convention per i 25 anni di quell’impresa, nel palazzo dello sport di Pesaro sono stati installati a beneficio dei 10.000 presenti due maxi schermi.
Sul primo maxi schermo è apparsa una frase, accolta da un applauso: “Se vuoi andare veloce, devi correre da solo”.
E poi c’è stato un boato. Cos’era successo? Sull’altro maxi schermo era apparsa la seguente frase: “Ma se vuoi andare ancora più veloce e ancora più lontano, devi correre insieme agli altri”.

La logica della staffetta non è un’utopia; la logica della staffetta è ciò che consente alle imprese di avere un successo duraturo.

VERSO IL QUATTRO
Mi avvio alle conclusioni.
Come ne veniamo fuori da un mondo in cui gli antichi valori sono andati giù, in cui il mare ha inghiottito le boe, sicure e galleggianti, cui attraccavamo le imbarcazioni in pericolo?
Secondo don Tonino Bello non basta più enunciare la speranza: occorre organizzarla. Sottoscrivo, sottoscrivo. . . .sottoscrivo, indicando nei giovani capaci di dar vita ad attività imprenditoriali, come Pierino e Carmelo, la punta più avanzata di organizzatori della speranza.

A Pierino e Carmelo, e a quanti proveranno a fare lo stesso percorso imprenditoriale, oltre ai complimenti, rivolgo i pensieri di don Tonino Bello:
“Chi spera non fugge: cammina . . . .corre . . . .danza.
Cambia la storia, non la subisce.
Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario”.

Concludo.
Voglio fare un regalo a Pierino Chirulli e Carmelo Marangi. Ad una condizione. Che mi promettano di postare questo regalo all’ingresso della Biblioteca di Serveco. Promettete?. . . .Si. Ecco il regalo. La più bella definizione di attività imprenditoriale. . . . di sempre.

“L’attività imprenditoriale è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti.
L’attività imprenditoriale può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune”. (Cfr. Laudato si’129).


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