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Ilva: sindaco di Taranto-Confindustria, scintille sull’area a caldo Il parere del giornalista Vito Piepoli

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Nel giro di poche ore, dalla “ricetta” del sindaco di Taranto alla replica di Confindustria jonica, si è sviluppato un dibattito accesissimo in merito all’Ilva. In un forum organizzato dal Corriere del Mezzogiorno, Ippazio Stefàno aveva affermato di ritenere la via d’uscita dall’emergenza ambientale, la chiusura dell’area a caldo. Immediata replica degli industriali, più o meno di questo tenore (nel contenuto): sindaco, ma che dici La giornata è stata caratterizzata anche dall’interrogazione del deputato Furnari che chiede di saperne di più a proposito degli allevamenti gravati da diossina e dalla sottoscrizione di un protocollo di intesa fra Regione, Cna e forze dell’ordine, in tema di tutela ambientale.

Ci ha inviato, a proposito della querelle Stefàno-Confindustria,, un commento il giornalista Vito Piepoli, commento che è di seguito:

Confindustria replica in una lunga nota, alle dichiarazioni del sindaco di Taranto sull’Ilva in occasione di un forum pubblicato da una testata giornalistica, perché le ritiene estremamente gravi.

Si tratta, a parere di Confindustria Taranto, di dichiarazioni estremamente gravi e destabilizzanti in una fase delicatissima che dura da oramai due anni, in cui la città sta faticosamente tentando di ricostruire, mantenere e realizzare il complesso e difficile connubio fra ambiente e lavoro che lo stesso sindaco antepone da sempre a tutte le argomentazioni sulla vicenda Ilva.

Chiudere l’area a caldo della grande fabbrica sarebbe secondo il sindaco di Taranto la via di uscita ideale di tutta la complessa e delicata questione ambientale, sociale, produttiva ed occupazionale dell’Ilva di Taranto, divenuta non a caso una vertenza nazionale proprio perché assume risvolti di abnorme portata.  Per la precisione questo è  quanto il primo cittadino ha dichiarato ai giornalisti nel corso di un forum tenuto al “Corriere del Mezzogiorno” di Puglia, in cui peraltro parla anche dei beni archeologici, della rigenerazione del centro storico, del borgo e dei rapporti col governo centrale.

L’approssimazione sui temi dell’ambiente e del lavoro, che il sindaco “risolverebbe” con la chiusura dell’area a caldo dell’Ilva, l’assenza di definite e chiare linee politiche in merito alla rigenerazione del centro storico, ma soprattutto l’approccio discontinuo del primo cittadino verso i problemi più urgenti della città, delineano un quadro confuso e preoccupante da parte dell’attuale amministrazione comunale.

Ancor più grave è la sua ammissione circa l’aver votato per la chiusura dell’area a caldo in sede di referendum, che evidenzia chiaramente un preoccupante “scollegamento” fra il volere del primo cittadino e quanto invece la comunità richiede e continua a richiedere.

Non è giustificabile un approccio perennemente discontinuo, estemporaneo e approssimato su problemi così grandi e vitali per la città.

Non è accettabile che tale approccio arrivi dal sindaco, che dovrebbe reggere le sorti di una città complessa come Taranto con una guida autorevole, una linea politica definita e riconosciuta e azioni conformi e rispondenti  alla linea tracciata.

A Confindustria spiace sottolineare come sia proprio quest’ultimo il punto nodale e mancante che si continua  a riscontrare nell’attuale amministrazione cittadina. 

Questa manca di una linea politica chiara e definita sui grandi temi che attengono il futuro della città; di una visione strategica e d’assieme che ne sostenga i propositi e le azioni conseguenti e soprattutto di una reale connessione fra ciò che si dice e ciò che si attua realmente sul territorio.

Secondo Confindustria, quanto il primo cittadino dichiara sulla questione Ilva, infatti, è sconcertante soprattutto sul piano dell’assunzione delle responsabilità.

Quando conferma di non aver mai incontrato il commissario Bondi (e chi, se non lui, avrebbe dovuto farlo?) e quando attribuisce ad altri (“gli esperti”) la valutazione positiva circa la chiusura delle cockerie, sottraendosi dall’obbligo di assunzione di impegni istituzionali, il sindaco Stéfano sembra più voler adottare una linea auto difensiva a tutela della sua personale vicenda giudiziaria che una reale tutela degli interessi della città.

È  altrettanto spiacevole constatare, oltre alle dichiarazioni sulla questione ambientale, come il primo cittadino affidi alle pagine di un giornale quanto avrebbe potuto dichiarare o far dichiarare a qualcun altro in sua vece, al recente convegno di Confindustria sulla rigenerazione della città vecchia, in cui era ancora una volta assente, sia pur giustificato.

Nel merito, il sindaco Stefano attribuisce l’impossibilità di realizzare il modello di risanamento già sperimentato a Napoli trincerandosi dietro il parere negativo di fantomatici e già più volte richiamati “tecnici ed esperti”, così come peraltro attribuisce ad “esperti” il parere negativo sugli espropri.

E lecito chiedersi, a questo punto – continua la nota –  se il complesso tema della rigenerazione del centro storico viene affidato al parere dei tecnici, la politica cosa ci sta a fare? Qual è il ruolo del sindaco e dei suoi assessori? Dove e quali sono le sbandierate politiche di risanamento dell’amministrazione?

E’ lo stesso copione che rimanda ad altre questioni fondamentali per il futuro assetto della città, in cui l’amministrazione “decide di non decidere”. Ed è un copione che la città non può più permettersi. “Se  Taranto, come ha dichiarato il sindaco mutuando le parole del premier Renzi, deve diventare un modello da seguire, vorremmo almeno capire a quale modello stiamo guardando, e soprattutto cosa il Comune sta realmente facendo per adottarlo e renderlo compatibile con la nostra realtà” – conclude la nota di Confindustria.

Vito Piepoli


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2 Comments

  1. A proposito di “commento”, questo è il mio: Appare evidente il tentativo di “recuperare” qualche posizione, più in vista delle vicende giudiziarie che sul piano dei consensi visto che il sindaco non dovrebbe avere progetti politici per il futuro. Che la città sia guidata a vista è purtroppo un dato di fatto. Le responsabilità sono’ però generalizzate. Sono di tutta la classe dirigente, che non è affatto solo quella politica.! Sono’ di noi tutti cittadini che deleghiamo a questa classe dirigente. La nostra è una città che si divide su tutto e, come ricorda un mio amico sacerdote, imposta tutto il suo agire su tre principi- (dis)valori cardine:
    -ce me ne futt a me (tr. la cosa non mi riguarda personalmente!)
    -ma o sè ci sò io? (tr. lei non sa chi sono io!)
    -ce sape c’è ste’ sott! (tr. chissà mai quali saranno le reali finalità)
    Il combinato disposto di questi (dis)valori porta come risultato allo sfascio totale che, prima di essere politico, è sociale. Un ultima cosa: la chiusura o meno del’area a caldo non dipenderà mai dalla volontà del sindaco nè di Cionfindustria ne tanto meno dei cittadini. E questo si è ben capito da tempo ormai.

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