La morte di Ciccio e Tore Pappalardi fu una cosa atroce, un caso che commosse l’Italia e non solo. Sparirono a giugno da 2006, mentre giocavano a pallone con un gruppo di amichetti a Gravina in Puglia. Dei due fratellini non si seppe più nulla. L’Italia in quel periodo era intenta a vincere i mondiali di calcio ma contemporaneamente alle gare della nazionale andava in onda, per esempio, “Chi l’ha visto?” con particolari sempre più angoscianti sulla sorte, terribile, che si temeva fosse toccata ai bambini. Ciccio e Tore non si trovavano, i genitori separati avevano anche i loro attriti e le accuse furono, se non immediate quasi, nei confronti del papà di Ciccio e Tore.
Così, Filippo Pappalardi venne arrestato, con le accuse di avere sequestrato e poi ammazzato i figli. I corpi dei due bambini vennero trovati nella primavera del 2008: erano accidentalmente caduti da un buco in un immobile diroccato, a Gravina in Puglia, mentre giocavano. Non erano lontani da casa. Non riuscirono a salvarsi, a venire fuori da lì. Una morte terribile.
Filippo Pappalardi venne così scagionato. La sua legale, Angela Aliani, ha visto riconoscere (vicenda raccontata, fra gli altri, dalla Gazzetta del Mezzogiorno) dalla Corte d’Appallo di Bari, per il padre di Ciccio e Tore, un risarcimento per ingiusta detenzione che Filippo Pappalardi subì dal 27 novembre 2007 all’11 marzo successivo. Il risarcimento è di 65mila euro. Nell’udienza di giugno l’avvocatura dello Stato si oppose al risarcimento (la richiesta era di 516mila euro) perché la magistratura barese, al momento dell’arresto di Pappalardi, aveva fondati motivi per procedere. Ma la Corte d’Appello di Bari ha riconosciuto la qualifica di infamante all’arresto, evidentemente. E comunque, non sarà alcuna cifra a far superare un dolore inimmaginabile.
(foto: fonte kataweb.it)