Di seguito il comunicato:
“Qualcuno vuole uscire con me? Sono solo” si legge nel video postato su TikTok da un cantante della provincia di Bari. Diciotto anni appena e il coraggio di un giovane uomo nell’ammettere di sentirsi solo, proprio sui social network dove spesso i più giovani nascondono le loro fragilità per mostrarsi sempre forti e invincibili. “È il paradosso dei social” commenta Vincenzo Gesualdo, psicologo, psicoterapeuta e Direttore dell’Accademia di psicoterapia della famiglia sede di Bari. “Più tempo si passa su questi strumenti, maggiore sarà la sensazione di isolamento”. Durante la pandemia le piattaforme social sono state un antidoto al distanziamento sociale. “L’essere umano – spiega Gesualdo – per definizione è un essere sociale. Interagendo con il prossimo ricava nutrimento intellettivo ed emotivo. La frenetica impennata dell’interazione virtuale ha offerto, e offre sempre più, contesti e spazi di interazione condivisi che richiedono una iperconnessione, senza quindi il diretto coinvolgimento fisico”. Il giovane cantante, inconsapevolmente, ha riacceso il dibattito sulla solitudine di tanti giovani. “C’è tanta solitudine nei ragazzi – spiega lo psicologo – e lo dimostra l’immediata catena di risposte al post di giovani che hanno esternato la propria solitudine con messaggi e riflessioni personali. Se interagire nella società è un bisogno naturale dell’essere umano, il suo opposto, ossia l’isolamento sociale, desta spesso preoccupazioni ed allerte, soprattutto se a praticarlo sono adolescenti e giovani adulti”. Sono sempre più i casi di adolescenti chiusi nella propria solitudine e lontani dalle relazioni sociali nonostante la continua frequentazione dei social network. La connessione sociale non richiede più un incontro, un appuntamento o una telefonata, basta un clic. Si tenta di sostituire rapporti reali con relazioni online. Per quanto esso possa essere un buon strumento di interazione iniziale tra due persone, una relazione esclusivamente virtuale tenderà ad essere alla lunga insoddisfacente, incrementando la sensazione di distanza e solitudine che si era tentato inizialmente di eliminare. “La generazione Z, che sempre più socializza attraverso i dispositivi elettronici, ha un grosso problema: non ha contatti reali” conclude Gesualdo. “Dietro l’uso eccessivo delle nuove tecnologie si nascondono adolescenti fragili, insicuri, timorosi che cercano un supporto in questi mezzi che forniscono delle finte gratificazioni immediate. Famiglia e scuola devono quindi rappresentare un punto di riferimento per questi adolescenti, stringendo con loro un rapporto di alleanza caratterizzato da ascolto e comprensione per aiutarli ad affrontare la fatica della crescita”.