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Ilva: giornata campale a Taranto, fra lo sciopero e l’attesa di notizie dal governo Confindustria: si rischia il deserto industriale. Bonelli (Verdi): Taranto deve diventare no tax area

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Oggi a Taranto, quattro ore di sciopero per i lavoratori del primo e del secondo turno dello stabilimento siderurgico. Proclamata dai sindacati metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, la protesta è legata alle prospettive, molto prossime al nero, dell’Ilva e prevede una manifestazione all’esterno dello stabilimento siderurgico, in mattinata.

Sempre oggi il governo, peraltro, dovrebbe dare luogo a un decreto, sarebbe il quinto della serie. Consentirebbe di dare luogo a un prestito-ponte, fra le altre cose. Se non altro, per mettere al riparo gli stipendi prossimi. Ma bisogna trovare un partner industriale, ha già detto a più riprese il commissario dell’Ilva, Gnudi.

I cittadini liberi e pensanti di Taranto ritengono che lo sciopero odierno vada boicottato perché dicono, se non blocca la produzione che sciopero è?

Dal canto suo, Vincenzo Cesareo, presidente della Confindustria tarantina, lancia l’allarme: si rischia il deserto industriale. E cita tre esempi: quello dell’Ilva di cui si è detto, quello dell’Eni (le voci di chiusura dello stabilimento sono sempre più insistenti e senza Tempa Rossa non ci sono prospettive di sviluppo) e quello della Cementir, che data la crisi Ilva accantona ogni previsione di potenziamento.

Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, consigliere comunale a Taranto, si rivolge al presidente del Consiglio: proclami Taranto no tax area. Tutti i problemi che ha ne sono un’ottima motivazione.


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