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Orario di lavoro dei medici: interrogazione alla Commissione europea, “Italia in ritardo” Eurodeputati Pedicini e Affronte paventano il rischio di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, "ennesima dimostrazione di incapacità e promesse non mantenute di Renzi e del suo governo"

parlamento europeo

Di seguito un comunicato diffuso da Piernicola Pedicini, deputato al parlamento europeo:

Turni di lavoro e riposi dei medici ospedalieri per un efficiente e sicuro servizio sanitario nazionale: ennesima dimostrazione di incapacità e promesse non mantenute di Renzi e del suo governo.

Per far sì che anche l’Italia si adegui agli standard europei e rispetti le normative comunitarie in vigore, i portavoce europei del M5s Piernicola Pedicini e Marco Affronte hanno presentato un’interrogazione alla Commissione europea.

All’organismo Ue i due pentastellati chiedono di spiegare in che modo intende tutelare le condizioni lavorative del personale medico italiano e se ritiene che debba essere aperta una nuova procedura d’infrazione contro l’Italia così come aveva già fatto nell’anno 2011?

“Nel dicembre 2014 – evidenziano Pedicini e Affronte – la Commissione europea decise di bloccare la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per l’esclusione del personale medico dal diritto al riposo giornaliero e da una ragionevole durata settimanale del lavoro, in quanto il governo Renzi fece approvare la legge n. 161 che doveva allineare anche l’Italia ad una corretta applicazione della normativa comunitaria in materia di orario di lavoro. A distanza di un anno dall’entrata in vigore della legge – spiegano i portavoce del M5s -, la situazione del personale medico italiano non è mutata, in quanto i medici sono ancora sottoposti a turni di lavoro spropositati e illegittimi, con il pericolo che venga messa a rischio la sicurezza delle cure nei riguardi degli ammalati.

La Corte di Giustizia dell’Unione europea – sottolineano – aveva già ribadito in due sentenze il diritto dei medici e dei dirigenti sanitari italiani al tempo massimo di lavoro settimanale ed al riposo minimo garantito di 11 ore continuative ogni 24 ore, ma, ancora una volta, l’inaffidabilità di Renzi, del ministro della Salute Lorenzin e delle Regioni italiane hanno dimostrato di non essere in grado di programmare nulla anche in un settore così importante e delicato come la sanità.

Va precisato – concludono Pedicini e Affronte – che le eventuali tre-quattromila stabilizzazioni annunciate dal ministro Lorenzin non basterebbero comunque, in quanto i precari sono molti di più e per l’anno prossimo si prevedono migliaia di pensionamenti”.

 


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