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Delitto Meredith: Guedé, “ora parlo io” Condannato. Nei giorni scorsi tirato in ballo dal pugliese Raffaele Sollecito

rudi guedé lettera

L’agenzia Agi pubblica il manoscritto (dal quale è stata ripresa l’immagine) e un articolo legato alle affermazioni di Rudi Guedé sul caso di Meredith Kercher. L’africano fu condannato e nelle scorse settimane, nel processo di appello bis, sono stati condannati anche Amanda Knosx, americana, e Raffaele Sollecito, di Giovinazzo. Proprio Sollecito, nei giorni scorsi, aveva fatto un’ipotesi di ricostruzione di quella sera del novembre di sette anni fa: Guedé in casa di Meredith per rubare, lei rientra in casa, lui la aggredisce “poi Dio solo sa quello che è successo”. Ora parla Rudi Guedé.

Di seguito la notizia Agi:

“Contro di me vengono fatte di continuo false ricostruzioni fantasiose al solo scopo di voler denigrare la mia figura e persona, sistematicamente e in maniera negativa agli occhi dell’opinione pubblica italiana e non solo”. E’ quanto scrive di suo pugno sulla pagina Facebook ‘Processo e dintorni. Storie di vite e storie di giustizia’, Rudy Hermann Guede, il giovane ivoriano condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Meredith Kercher. Un foglio di quaderno scritto a mano e firmato da Guede. “A mio malincuore – si legge nella lettera – sono costretto a prendere carta e penna e a scrivere solo per amore della verita’ e di tutte quelle migliaia di persone che ancora credono nella giustizia ma che non possono accedere a tutti gli atti processuali componenti questa triste vicenda giudiziaria estremamente complessa e drammaticamente dolorosa per chi l’ha vissuta. Fermo restando che la mia condanna e’ passata in giudicato, da troppo tempo assisto ad una continua e pervicace manipolazione ed alterazione dei dati processuali. Contro di me vengono fatte di continuo false ricostruzioni fantasiose al solo scopo di voler denigrare la mia figura e persona, sistematicamente e in maniera negativa agli occhi dell’opinione pubblica italiana e non solo”.
“La sentenza definitiva che mi riguarda (a proposito di alcune false ricostruzioni fantasiose) mi ha assolto dall’accusa di furto e di simulazione di reato; fatto questo che non sento mai citare nelle varie ricostruzioni giornalistiche – prosegue la lettera -. Voglio anche precisare che non accetto minimamente di esserre additato continuamente come uno sbandato, un ladro, un senza fissa dimora, vedendo la mia persona e la mia dignita’ continuamente offesa, denigrata e stereotipata da fatti e cose che non mi appartengono, tramite gravi pregiudizi diffamatori di altri tempi, aime’, ancora presenti tutt’ora, quando invece avevo e ho (al di la dei miei vissuti personali) una splendida famiglia e preziosi e pulitissimi rapporti di amicizia a Perugia”. (AGI) .


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