Quella di ieri è stata una giornata tipo day after, per l’interruzione della trattativa Ilva. Tra chi, informalmente, commentava che forse è stato compiuto un errore fatale e chi si è più apertamente pronunciato, la sensazione è quella davvero di essere sull’orlo di chissà cosa. Da lunedì assemblee di fabbrica.
Perfino i futuri(bili) protagonisti della maggioranza di governo fanno capire che l’affare sarà ben complicato. M5S con il ministro in pectore Fioramonti, non più tardi di qualche giorno fa, pronto a ribadire che la prospettiva è la chiusura, per l’Ilva di Taranto. Il deputato leghista pugliese Rossano Sasso, ieri, ha detto che di chiusura non se ne parla nemmeno. Sarà interessante vedere cosa faranno quelli che hanno preso i voti promettendo la chiusura dell’Ilva. Sarebbe interessante conoscere, oggi, cosa ne pensino quei lavoratori Ilva che hanno votato per protesta, andando a ingrossare il consenso di chi cercherà di sottrarre loro quell’occupazione per dare, chissà, altro.
Ieri una dichiarazione del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: chiudere l’Ilva significherebbe rinunciare a un punto di prodotto interno lordo e perdere 900 milioni di euro. Una sconfitta da evitare.
Ieri il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha detto che la porta del ministero è sempre aperta. La sottosegretaria Teresa Bellanova ha rivolto un “appello accorato a riprendere la trattativa. Chi conosce il Mezzogiorno sa che non si può permettere il fallimento dell’intesa”.
Molto nel mirino, nel day after della trattativa, Michele Emiliano. Il governatore ieri ha incontrato il sindaco di Taranto per vedere se sia il caso di ricominciare a compiere passi insieme. Ma ormai viene sempre più spesso accostato, pure per le sue modalità espressive sulla vicenda Ilva, ai grillini. E c’è chi chiede che il vertice nazionale Pd dica una parola, a proposito del comportamento di Emiliano nei confronti del ministro Calenda. Il reggente Maurizio Martina ha affermato che la proposta del governo è seria.
Ma chi si è davvero scagliato contro il presidente della Regione Puglia è Marco Bentivogli. Il leader Fim-Cisl è arrivato, in un’intervista radiofonica (Zapping-Radiouno Rai) a rivolgere un appello al sistema dell’informazione: non invitate più quelli come Emiliano e i cinque stelle, che partecipano alle trasmissioni solo se possono fare il monologo. Intanto Bentivogli si appella al ministro Calenda: faccia di tutto perché la trattativa riprenda.
Di seguito la dichiarazione del segretario Fim-Cisl, Marco Bentivogli:
La vertenza Ilva è una partita che interessa l’architrave del sistema industriale del Paese.
Non può essere coinvolta in nessuna partigianeria politica di avvio legislatura a cui una parte del sindacato si è piegata.
Chiediamo al Ministro Calenda e al Premier Gentiloni di utilizzare anche l’ultimo minuto della loro permanenza in carica per riconvocare il tavolo e tentare un accordo.
Le condizioni ci sono, Arcelor Mittal deve sapere che bisogna puntare sul rilancio e non sul ripiegamento industriale.
Salvaguardare occupazione e investimenti ambientali e industriali resta un punto fermo, ma come ribadito al tavolo, ci sono tutte le condizioni per un affondo finale.
Se prevarrà l’irresponsabilità, spiegheremo a tutti i lavoratori cosa ha lasciato sul tavolo, una parte del sindacato.