Prima la funzione religiosa. Poi la scopertura del monumento che è più piccolo di quello ai Caduti ma gli è praticamente accanto. E commemora altri Caduti, le vittime di incidenti sul lavoro. Oggi si commemoravano, in provincia di Taranto (e in particolare a Martina Franca) due 12 giugno terribili: quello del 2003, quando per un incidente alla gru in manovra all’Ilva di Taranto, morirono gli operai Paolo Franco e Pasquale D’Ettorre; e quello dell’anno scorso, quando dopo quattro giorni di agonia morì il 35enne operaio Ilva, Alessandro Morricella, di Martina Franca. Fu investito da un getto incandescente di ghisa. Alla cerimonia odierna, presente la signora Morricella con le due figlie.
Durante il corteo dalla chiesa alla piazza per la cerimonia della scopertura del monumento, una voce elencava le vittime di incidenti sul lavoro nel territorio ionico: decine e decine e decine di nomi, di continuo. Alla manifestazione odierna hanno preso parte numerosi cittadini e anche i bersaglieri, una rappresentanza della Croce rossa, una della marina militare, i poliziotti, i vigili urbani, i carabinieri, le forze dell’ordine insomma, le associazioni del volontariato, i rappresentanti istituzionali.
Il sindaco di Martina Franca, Franco Ancona; il sottosegretario al Lavoro, Massimo Cassano; don Luigi Ciotti, riferimento dell’intera popolazione italiana, con Libera.
una occasione di riflessione, critica e impegno svilita da una squallida manifestazione monopolizzata dalla chiesa locale; l’ennesimo episodio di marcatura del terriorio con un brutto totem che reclamizza il brand della holding clericale. I morti sul lavoro, e quelli ILVA in particolare, forse evitabili con maggiori garanzie sul posto di lavoro, meritavano testimonial più credibili di prelati che ai tempi di Riva benedicevano e incensavano il munifico imprenditore